Tradizione come ogni anno, la baia di San Francisco ospita l’appuntamento Oracle per eccellenza, quello che definisce non solo la roadmap e le strategie, ma anche il livello di aggressività nei confronti dei concorrenti. Davanti a 60.000 tra clienti e partner arrivati a Oracle OpenWorld 2018 da 175 nazioni, Larry Ellison, presidente e Cto di Oracle, condivide la sua visione di cloud di seconda generazione e, come sempre, attacca Amazon.

Se il cloud di prima generazione sfrutta tecnologie vecchie, nella visione di Oracle, la Gen2 del cloud di casa è progettata per gestire in modo sicuro carichi di lavoro più impegnativi, grazie a nuove funzionalità di machine learning e AI (temi già toccati lo scorso OpenWorld 2017) che aumentano sicurezza, prestazioni e risparmi sui costi. “L’obiettivo che ci siamo posti progettando la Gen2 di Oracle Cloud è offrire una piattaforma sicura per eseguire tutto. Creare un cloud sicuro è facile da dire ma molto difficile da fare: è stato necessario rivedere in profondità l’architettura del nostro cloud – esordisce Ellison -. Nel passaggio da una generazione computing all’altra, il nostro obiettivo è sempre stato quello di proteggere il vostro investimento in dati e applicazioni e rendere più semplice il passaggio alla generazione successiva. Lo abbiamo fatto con Gen2 Cloud”.

La strategia di portare i clienti in cloud è ormai consolidata, anche se iniziata con reticenza in Oracle con l’onpremise nel DNA. Oggi il cloud è il vero fulcro, come ribadisce lo stesso Ceo Mark Hurd. “Il cloud è inconfutabile, è fondamentale. Questo non è più un dibattito. L’unica cosa di cui stiamo discutendo è la velocità con cui si riesce a farlo” e anticipa le sue previsioni al 2025: il 100% delle applicazioni cloud includerà l’intelligenza artificiale che sta accelerando molto velocemente, l’85% di tutte le interazioni con la clientela sarà automatizzato, il 60% di tutti i posti di lavoro nel settore IT riguarderanno profili professionali non ancora inventati, ribadendo che l’automazione non sostituirà posti di lavoro, ma li creerà. Un’accelerazione verso il cloud che “solo nello scorso anno, ha visto il 15% dei data center di proprietà delle imprese statunitensi chiudere” precisa il Ceo.

Cloud di seconda vita

Il nuovo Oracle Gen2 Cloud (che si basa sulla Oracle Cloud Infrastructure automatizzata) è concepito per eseguire l’Oracle Autonomous Database, che analizza le minacce ed applica gli aggiornamenti di sicurezza durante l’esecuzione, aiutando a prevenire cyberattacchi e furti di dati e che, con gli ultimi annunci, sfrutta tecnologie di machine learning per garantire livelli di disponibilità, performance e sicurezza, ad un costo inferiore. “Con Oracle Autonomous Database, non c’è niente da imparare e niente da fare, il che lo rende davvero facile da usare. Gli sviluppatori sono più produttivi, creano nuove applicazioni, fanno un lavoro migliore di analisi dei dati. Il vostro sistema è più affidabile. Non si arresta mai” continua Ellison e come da tradizione, sfoderando la parte dell’anima più da Cto, con benchmark alla mano lo mette a confronto con le principali offerte di Amazon (Amazon Relational Database Service (RDS), Amazon Aurora e Amazon Redshift): secondo i benchmark di Oracle, il confronto diretto mostra come Oracle Autonomous Database sia in grado di continuare a funzionare senza interruzioni durante le operazioni di aggiornamento, garantendo Sla del 99,995% per Oracle, contro Sla del 99,95% per Amazon, “che escludono la maggior parte delle cause di downtime pianificato e non pianificato” precisa.

Oracle OpenWorld 2018 - Larry Ellison, Executive chairman of the Board e Cto di Oracle
Oracle OpenWorld 2018 – Larry Ellison, Executive chairman of the Board e Cto di Oracle

La logica di go-to-market segue da anni la doppia opzione, in base a dove i clienti decidono di implementare il proprio database autonomo, se su un’infrastruttura dedicata Exadata Cloud, oppure se a casa propria (nella modalità Oracle Autonomous Database Cloud at Customer), che sposa le esigenze di quei clienti che preferiscono mantenere i workload più critici nel perimetro del proprio data center.

In Italia

“La delegazione italiana a Oracle OpenWorld 2018 è nutrita a testimonianza che il cloud in Italia sta andando avanti con applicazioni specifiche molto vicine al business”. E’ il commento di Alessandro Ippolito, country technology sales leader di Oracle Italia, che cala le novità nel nostro paese. “Se pensiamo che solo in Italia il cloud ha un mercato di 2,4 miliardi di euro e cresce del 18% rispetto allo scorso anno è evidente che il trend sia sempre più impattante. Anche in Italia la strategia di Oracle è quella di portare i clienti da onpremise a cloud ed  è fondamentale la componente fortemente integrata anche con la parte di business. Il tutto risponde alla logica di avvicinare le applicazioni alle strategie dei clienti, rendendole sempre più automatizzate e di supporto.

Alessandro Ippolito, Country Technology Sales Leader di Oracle Italia
Alessandro Ippolito, Country Technology Sales Leader di Oracle Italia

Oggi il 40% del fatturato Oracle in Italia deriva dalle vendite cloud e un tema su cui si insiste è garantire ai clienti che non ci siano disservizi. “Abbiamo visto che circa l’85% dei failure sono causati da delay di installazione delle patch, un tema delicato. Con Autonomous Database la soluzioni si aggiorna in modo autonomo e la segmentazione del Cloud Gen2, permettendo l’isolamento dei dati, limita al massimo qualsiasi tipo di attacco o violazione” sostiene Ippolito.

Sui piccoli clienti è molto sentito il tema dell’economicità e delle performance se indecisi se e quando adottare il cloud. Invece, sui clienti enterprise, sicurezza e scalabilità dei workload sono i requisiti per decidere la migrazione. “Il nostro principale installato è su applicazioni molto critiche, che i nostri clienti stanno con cautela portando verso il cloud – precisa -. La nostra strategia è di accompagnare con due modalità il cliente: sul cloud pubblico se è possibile installarlo per la normativa e per le esigenze specifiche del cliente, oppure sul cloud at customer site laddove non ci sono i requisiti di compliance  e clienti vogliono la gestione del cloud da parte di Oracle ma presso il proprio data center. In Italia il modello cloud at customer site sta andando bene, abbiamo ad oggi diverse decine di clienti. E’ un approccio valido quando i clienti manifestano ancora delle resistenze a spostare tutti i loro workload in cloud”.  La trasformazione dei clienti da onpremise al cloud è un processo che richiede tempo, se ne parlerà anche all’Oracle Cloud Day, il 22 novembre a Milano.

Due ambiti in divenire, voce e Blockchain

Non solo Gen2 e Oracle Autonomous Database al centro di OpenWorld 2018: un importante annuncio in ambito Blockchain riguarda la logistica e il tracciamento della supply chain e risponde alla logica di certificare i processi all’interno del business dei clienti. Così come gli annunci per le applicazioni Oracle Fusion Cloud riguardano l’integrazione di una innovativa interfaccia vocale con le nuove funzionalità di analisi. Grazie alla nuova interfaccia utente conversazionale, gli utenti potranno automatizzare funzioni aziendali manuali e la migrazione al cloud, riducendo i costi di aggiornamento, e accelerando i tempi di consegna dei progetti. “In realtà abbiamo clienti che già utilizzano le nostre funzionalità mobile, chatbot e la nostra nuova interfaccia vocale per incorporare nuove caratteristiche e funzioni nelle loro applicazioni. Anche in questo caso, se siamo in grado di creare interfacce vocali per le nostre applicazioni, lo potete fare anche voi  – conclude Ellison, rivolgendosi ai partner -. Lavorando insieme, unendo le vostre buone idee con le nostre, possiamo fornire la prossima generazione di applicazioni SaaS nel cloud”.

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