L’Open Innovation si afferma sempre più come modalità di collaborazione tra startup e imprese, e con vantaggi reciproci. Per la startup significa l’accelerazione dei processi di sviluppo e affermazione dei progetti; per l’impresa, l’acquisizione di un bagaglio di innovazione che consente di riaffermare il proprio ruolo sui mercati in tempi rapidi, come richiesto oggi dal contesto competitivo.
A valutare queste nuove dinamiche, i dati dell’ultimo Osservatorio sui modelli italiani di Open Innovation e di Corporate Venture Capital promosso da Assolombarda, Italia Startup e Smau, in partnership con Cerved e Confindustria e Piccola Industria Confindustria e presentati a Milano; “un fenomeno che abbiamo iniziato a monitorare tre anni fa per supportare lo sviluppo delle startup e offrire contestualmente valore alle aziende, in un mercato italiano fortemente relazionale, dove i rapporti tra le parti coinvolte si articolano in una molteplicità di forme, coinvolgendo spesso attori intermedi, dai fornitori evoluti delle imprese, ad acceleratori, incubatori e facilitatori”, dichiara Pierantonio Macola, Presidente di Smau.

Angelo Coletta, Presidente di Italia Startup
Alvise Biffi, delegato Piccola Industria Confindustria per le Startup, Angelo Coletta, Presidente di Italia Startup e Pierantonio Macola, Presidente di Smau presentano l’osservatorio Open Innovation e Corporate Venture Capital 2018

Medie e piccole imprese crescono di più

Lo studio rileva che sono oggi 2.349 le startup innovative, il 24,3% del totale, nel portafoglio di 7.635 investitori in Corporate Venture Capital, cresciute di oltre 2.500 in due anni. Un dato rilevato dal Mise evidenzia inoltre che il CVC nel 2017 incide per il 41% sul giro di affari complessivo delle startup innovative.
La crescita del fenomeno riguarda trasversalmente tutti i settori industriali e vede protagoniste soprattutto le Pmi, con tassi di crescita importanti. Mentre infatti le grandi imprese che investono in startup crescono del 17%, le medie crescono del 20% e le piccole del 22%.

Open Innovation e Corporate Venture Capital - Dati osservatorio 2018
Open Innovation e Corporate Venture Capital – Dati osservatorio 2018 – La crescita delle imprese che investono

La quota più elevata di investitori opera nei servizi non finanziari (31%) e nei servizi finanziari (29%); le realtà attive in questi settori investono soprattutto in startup che operano nel settore informatico o dello sviluppo software. L’11% dei soci CVC sono invece imprese industriali, che investono prevalentemente in software e in
attività di R&D.

Open Innovation e Corporate Venture Capital - Dati osservatorio 2018 - Settori di investimento
Open Innovation e Corporate Venture Capital – Dati osservatorio 2018 – Settori di investimento

Diversificazione del business al 90%

Gli investimenti valicano spesso i confini nazionali, con il 62% dei soci corporate che investe in regioni diverse dalla propria, e si dimostrano anche extra-settoriali: il 90% dei soci corporate investe infatti in startup di settori diversi dal proprio, a conferma di quanto le partnership con le startup siano fondamentali per le imprese per diversificare il proprio business e completare l’offerta di soluzioni e servizi con prodotti altamente innovativi e pronti per il mercato.
Geograficamente, il 68% dei soci CVC è nel concentrato nel nord Italia, ma il fenomeno è in crescita in tutta la penisola.

Impatti positivi sui bilanci

La collaborazione si rivela economicamente vantaggiosa per le startup, la cui partecipazione di un investitore corporate, che spesso accompagna gli investitori istituzionali come business angels e VC, genera mediamente un fatturato e un valore aggiunto più alti e un tasso di mortalità inferiore, anche grazie ad una maggiore vicinanza al mercato che l’investitore corporate può garantire alla startup.
Guardando ai numeri, si parla di 244.000 euro di fatturato delle startup partecipate da un CVC rispetto ai 150.000 euro delle startup partecipate da persone fisiche e 173.000 euro delle startup partecipate da operatori specializzati. Il 49% delle startup partecipate da un investitore CVC ha inoltre un MOL positivo e solo il 2,7% è uscita dal mercato.

“Negli ultimi anni lo sviluppo delle startup è diventato significativo e sempre più allineato alle logiche di business – commenta Angelo Coletta, Presidente di Italia Startup -. I dati evidenziano come i ricavi delle nostre startup incidono sempre di più sulla nostra economia raggiungendo 1,2 miliardi di euro nel 2017 (nel 2016 il valore era di 776 milioni di euro) e come una fetta importante dei ricavi sia prodotto da startup partecipate da CVC”.
“I dati dimostrano che le imprese italiane credono nell’innovazione portata dalle startup e investono in modo crescente sia sotto l’aspetto finanziario sia soprattutto in logica industriale, per costruire nuovi modelli di business che aiutino la competitività loro e del sistema industriale italiano – commenta Alvise Biffi, delegato Piccola Industria Confindustria per le Startup –. L’auspicio è che il Governo comprenda la rilevanza e il valore strategico di questa tipologia di investimento, sostenendone la crescita con gli opportuni provvedimenti”.
L’importanza di interventi governativi per favorire l’accesso al credito è il tema sottolineato anche da Coletta: “CVC è l’apice del fenomeno che consente da un lato di valorizzare attori nuovi e strategici, acceleratori e incubatori vicini alle startup e dall’altro di superare alcuni limiti culturali ancora presenti in Italia. Questo, insieme al ruolo chiave che il Governo deve giocare, sarà l’argomento dei prossimi cinque anni”.

“Il sistema sta maturando e maturerà ancora”, commenta Sergio Buonanno, AD di Invitalia Ventures –, che spiega i percorsi intrapresi dalla propria realtà a sostegno dell’innovazione di impresa; in particolare il programma Smart&Start, con cui il gruppo ha sostenuto 870 startup innovative, dato agevolazioni per oltre 270 milioni di euro, creando oltre 4mila posti di lavoro. Tra i temi caldi evidenziati, il ruolo determinante giocato negli ultimi anni dall’Artificial Intelligence, settore in cui il gruppo ha investito molto; tra gli esempi portati, il progetto di ecosistema Ambizione Italia realizzato con Microsoft per accelerare la trasformazione digitale in Italia, facendo leva sulle opportunità offerte dall’AI e sulla formazione avanzata, oppure l’investimento nella startup Big Profiles, per fare innovazione insieme, perchè “nelle fase iniziali per una startup è importantissimo confrontarsi con i clienti e con il mercato e anche gli investitori di venture capital devono fare il loro mestiere per individuare le realtà più promettenti”. 

Santoni: “Parlare di use case”

“Per facilitare l’accesso all’innovazione e la collaborazione tra tutti gli attori dell’ecosistema, le nostre piattaforme devono essere semplici, aperte, programmabili, sicure – afferma Agostino Santoni, Amministratore Delegato di Cisco Italia che sottolinea come questo sia fondamentale per il consolidamento dell’Open Innovation“In questo processo gli elementi chiave si rivelano Iot, competenze digitali e manifatturiere, capacità di interazione tra piattaforme diverse, in un dialogo oggi possibile tra hardware e software in grado di dare accelerazione – prosegue Santoni –. Servono non solo investimenti ma collaborazioni con aziende per avere un portfolio più ricco e valutare possibili acquisizioni. Noi abbiamo capito come integrare queste realtà e continueremo a farlo e il CVC può dare un grandissimo contributo per l’accelerazione del fenomeno”. Santoni sprona anche le aziende a parlare di use case: “In 5 minuti (e in inglese sottolinea) bisogna raccontare una bella storia”.

Agostino Santoni, Amministratore Delegato di Cisco Italia
Agostino Santoni, Amministratore Delegato di Cisco Italia

Tra le aziende che rispondono a questo input, Amadori che, insieme a Cereal Docks e Gruppo Finiper, ha dato vita a FoodForward, un acceleratore del Made in Italy per startup operanti nell’AgriTech, FoodTech e RetailTech. “Abbiamo voluto realizzare un’iniziativa di sistema che fosse nelle corde del nostro paese, con tutte le aziende a bordo italiane, al servizio della filiera per fa sì che anche il cittadino possa toccare con mano il digitale – dichiara Gianluca Giovannetti, Direttore Centrale Innovazione e Servizi Business di Amadori –Un progetto all’insegna di un ecosistema di innovazione globale, ma che valorizzi il patrimonio di competenze, tradizioni e cultura legato al made in Italy agroalimentare”.

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