L’Italia è l’unico paese in Europa ad aver collocato tutti gli spettri di banda per il 5G con le aste dell’autunno del 2018, che hanno fatto incassare allo stato 6,55 miliardi di euro, ma è anche in prima linea nelle sperimentazioni sul 5G. Il nostro Paese, insieme a Spagna, Francia e Germania, gestisce il 40% dei 138 esperimenti complessivi.

Per comprendere meglio a che punto è l’Italia nelle sperimentazioni sul 5G abbiamo intervistato un esperto del 5G, il professor Andrea Abrardo dell’Università di Siena, che coordina per conto del CNIT le attività di sperimentazione condotte da Vodafone Italia sul 5G nell’area metropolitana di Milano.

Il 5G debutterà nel 2020, ma le sperimentazioni sono già partite da alcuni anni in diverse città.

E’ possibile tracciare una mappa delle sperimentazioni in corso in Italia?

“Per inquadrare in modo opportuno la situazione della sperimentazione in Italia conviene fare un veloce cenno alla storia del 5G in Italia. In particolare, allargando un po’ l’orizzonte geografico, non possiamo non ricordare la data del 14 Settembre 2016, quando la Commissione Europea ha pubblicato un Action Plan che poneva fra i vari obiettivi quello di arrivare al lancio commerciale del 5G in almeno una città di ciascun stato membro entro il 2020, e che ha rappresentato poi lo stimolo per il lancio di diverse attività di sperimentazione promosse dai vari Stati Membri”.

5G - Asta
L’Italia ha collocato tutti gli spettri di banda per il 5G con le aste dell’autunno del 2018

A questo riguardo, l’Italia si è mossa nei due anni successivi con estrema decisione figurando al terzo posto in Europa dopo Spagna e Francia in termini di numero di sperimentazioni effettuate certificate (dati osservatorio europeo per il 5G del settembre 2018).

Del resto, l’interesse per il 5G in Italia è testimoniato dai risultati delle aste per l’assegnazione di frequenze, completate a fine 2018, che hanno visto le offerte degli operatori superare di tre volte la base d’asta per l’assegnazione di tutte le bande di frequenza di interesse, compresa la banda di 26 GHz (caso questo unico in Europa).

Prosegue Abrardo:“Venendo quindi più nello specifico alla situazione della sperimentazione in Italia, va ricordata la data del marzo 2017, quando il ministero per lo sviluppo economico (Mise) ha pubblicato un avviso pubblico per la realizzazione di test pre-commerciali nella banda 3.6-3.8 GHz nelle aree di Milano, Prato-L’Aquila e Bari-Matera. Tali città sono state scelte in particolare seguendo i criteri della distribuzione geografica, disponibilità di connettività ultra-veloce, disponibilità della frequenze nella banda oggetto del bando, e prossimità con i corridoi europei per il trasporto di merci e persone. In seguito alla presentazione dei diversi progetti presentati, le sperimentazioni nelle tre aree sono state assegnate nel settembre 2017 a Vodafone Italia (Milano), Wind Tre/Open fiber (Prato-L’Aquila), e Telecom Italia/Fastweb/Huawei (Bari-Matera)“.

Allo stesso tempo, molte altre attività di sperimentazione sono state condotte in diverse città Italiane. Ricordiamo fra le altre Torino, con il coinvolgimento di Tim che ha annunciato nel 2017 la realizzazione della prima rete urbana 5G, Roma, con la firma di un accordo fra Fastweb e Roma Capitale per il lancio di test pre-commerciali coinvolgendo Ericsson e Zte, e Genova, con la firma di un accordo tra Liguria Digitale, Ericsson e Tim per la creazione del Digital Lab 5G.

Vista su Milano

Nel suo ruolo di coordinatore, per conto del CNIT del programma di ricerca quadriennale (2017-2021) dal titolo 5G experimentation Program in Milan (all’interno del bando di assegnazione delle frequenze 5G vinto da Vodafone Italia), Abrardo gode di una vista privilegiata sulle sperimentazioni 5G in corso nell’area metropolitana di Milano.

Quali sono gli obiettivi del progetto e quanti soggetti coinvolge?

“Milano merita sicuramente un discorso particolare nell’ambito dei programmi di sperimentazione 5G in Italia. Per capire di cosa stiamo parlando, basti dire che, grazie agli ingenti investimenti di Vodafone, Milano risulta essere la città con l’infrastruttura 5G più diffusa e pronta ad operare di tutta Europa, a tal punto da essere definita da Aldo Bisio, amministratore delegato di Vodafone Italia, la capitale Europea del 5G. Per arrivare a questo obiettivo, l’attività di sperimentazione all’interno del progetto 5G experimentation Program in Milan, iniziata a fine 2017 e che vede il CNIT come uno dei partner di ricerca, ha avuto e continua ad avere un ruolo fondamentale”.

Il progetto si poneva come obiettivo principale quello di portare il 5G sul campo e non di rappresentare un semplice proof of concept di laboratorio, con un occhio particolare all’implementazione di use case di rilevanza sociale al fine di dimostrare le potenzialità del 5G nell’ambito della trasformazione digitale della società.

Per realizzare questo obiettivo molto ambizioso, Vodafone ha investito 90 milioni di euro, mettendo insieme una partnership costituita da 38 attori, fra cui partner istituzionali e industriali, pubblici e privati, ed enti di ricerca, che avessero le competenze adeguate per la realizzazione di nuovi servizi. L’approccio è stato quello di partire non già dalle nuove tecnologie abilitanti, ma piuttosto dalle esigenze dell’utilizzatore finale, ovvero del cittadino.

A questo riguardo, in quanti e quali ambiti applicativi si articola il programma? Ci sono casi d’uso già realizzati o di prossima realizzazione?

Andrea Abrardo, Professore associato presso il Dipartimento Ingegneria dell’informazione e scienze matematiche dell’Università di Siena
Andrea Abrardo, Professore associato presso il Dipartimento Ingegneria dell’informazione e scienze matematiche dell’Università di Siena

“L’obiettivo iniziale era quello di realizzare, entro il 2019, 41 use case o progetti specifici, dalla sanità al benessere, dalla sicurezza alla sostenibilità. Di questi, 31 sono stati già sviluppati e funzionanti sul campo e 12 di essi sono stati presentati al pubblico durante il primo Vodafone 5G Experience Day del 9 Novembre 2018.

In quell’occasione i visitatori hanno potuto toccare con mano la portata rivoluzionaria del 5G in settori fondamentali per lo sviluppo dell’intero sistema Paese. In particolare, sono stati presentati tre use case nel settore sanità, tre nel settore sicurezza e videosorveglianza, tre nel settore manifattura e Industria 4.0 e tre nel settore education ed entertainment”.

Vista la complessità e l’articolazione del programma, quali sono le sfide?

“La sfida del 5G, e la sua natura potenzialmente rivoluzionaria, sta tutta nella possibilità di arrivare alla realizzazione di un unico sistema in cui convivano servizi eterogenei con esigenze completamente diverse caratterizzati da requisiti difficilmente realizzabili nel loro insieme, secondo la logica delle reti mobili tradizionali.

Il 5G dovrà quindi adattarsi alle esigenze delle industrie verticali (sanità, manifatturiero, automobilistico, agricoltura, sicurezza, etc.), realizzando la cosiddetta visione olistica 5G. In altri termini, il 5G deve vincere la sfida di essere non solo una chiara evoluzione tecnologica rispetto al 4G, ma di diventare un motore abilitante di nuove industrie e, conseguentemente, di nuovi modelli di business per gli operatori. In questo senso lo spirito della sperimentazione a Milano ha mostrato come i presupposti per vincere questa impegnativa sfida ci siano tutti”.

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