A un anno di distanza dalla presentazione di un piano industriale complesso e di un posizionamento che allarga Sirti anche al di fuori del mondo Tlc, il management al completo ritocca la propria strategia, con un’acquisizione nell’ambito della cybersecurity e con l’aggiornamento di un piano strategico che ha come obiettivo un fatturato al 2022 di 800 milioni di euro.

Non è stato un anno semplice per Sirti – il fatturato è sceso di quasi il 3% dai 673 milioni del 2017 ai 657 milioni del 2018, ebitda del 5,2% – ma anche il nuovo assetto di Pillarstone (socio unico di Sirti, con David Benello nuovo presidente al posto di John Davison) conferma la validità dell’investimento fatto nel 2018. “E’ trascorso un anno e mezzo intenso di profonda trasformazione, dalla strategia annunciata a marzo 2018, e ora ci riposizioniamo in continuità – esordisce Roberto Loiola, amministratore delegato di Sirti mettendo le basi per lo sviluppo del piano strategico con una acquisizione importante”.

Il fatturato di 657 milioni di euro, le 40 sedi, i 4.200 dipendenti, i 3.300 tecnici che operano sulle reti non solo di tlc su tutto il territorio,  il “cuore pulsante” della divisione Digital Solution, anima tecnologia e digitale di Sirti con 400 specialisti con più di due certificazioni Ict ciascuno, sono tutti parti dei 98 anni di storia di Sirti (“uno degli obiettivi è compiere i 100 anni nel 2021” scherza l’AD) dalla costruzione della rete di telecomunicazioni italiana (“quella su cui tutti noi telefoniamo,  prima in rame e poi in fibra ottica, grazie al progetto di Open Fiber degli ultimi due anni”).

“Siamo un’azienda quasi esclusivamente di servizi – precisa Loiola – dico quasi perché abbiamo un prodotto di segnalamento ferroviario che realizziamo Genova. Ma la nostra struttura è quella di un’azienda di persone che offrono servizi di consulenza, progettazione, planning, reti e risolviamo problemi complessi”.

Sirti in sintesi
Sirti in sintesi a giugno 2019

Sinergia tra le quattro divisioni

Le quattro business unit, rispetto a marzo 2018, sono state enfatizzate soprattutto nell’ottica sinergica. La più grande rimane quella storica dedicata alle infrastrutture di telecomunicazione (Telco Infrastructures) che pesa per il 64% del fatturato e realizza infrastrutture di ogni tipo (mobili fisse, wireless, broadcasting) e tutti gli impianti ancillari.

Roberto Loiola, chief executive officer di Sirti
Roberto Loiola, chief executive officer di Sirti

Segue quella dedicata alla rete ferroviaria (Transportation) che gode di una rete di telecomunicazione dedicata e di sistemi tecnologici a corredo (building automation, controllo del traffico, infomobilità) con una crescita dei ricavi del 10% nel 2018 (Facciamo tutto per le ferrovie tranne posare i binari” scherza Loiola).

Per passare poi alla terza divisione dedicata all’Energy, cresciuta rpidamente rispetto all’anno precedente, dedicata alla gestione end to end di reti di energia (“Abbiamo clienti storici come Enel e Terna, clienti più recente come Eni, Snam e Acea e per questo business, che ha superato la fase di start-up, gli obiettivi sono il raggiungimento dell’equilibrio finanziario nel corso del 2019 con l’espansione del portafoglio d’offerta” precisa Loiola).

Infine, la quarta divisione, la Digital Solutions guidata da Benedetto Di Salvo (già intervistato da Inno3) che si posiziona come abilitatore per i clienti che vogliono avviare progetti di trasformazione dall reti aziendali, ai data center, ai sistemi tecnologici e che ha consuntivato nuovi ordini e ricavi per circa 130 milioni di euro con una crescita superiore al 10% anno su anno. “Abbiamo realizzato il data center del senato della repubblica oltre che diversi micro data center nell’edge, vicino all’utenza, che entrano a fare parte di una rete flessibile. Ci poniamo come system intergration e managed services provider per aiutare i nostri clienti a gestire la trasformazione” precisa Loiola.

La cybersecurity, in questa ottica, diventa parte della proposta dell Digital Solution in un percorso in evoluzione e l’acquisizione della maggioranza del capitale di Wellcomm Engineering, azienda con sede a Milano e specializzata in soluzioni e servizi di cybersecurity,  aggiunge alla strategia della digital solution nuove competenze di sicurezza, sia tecnologiche che di mercato con importanti clienti in ambito finance, insurance e industry. “Una acquisizione che a apre nuove prospettive in area finance e assicurazioni, ampliando il nostro portafoglio di offerta – puntualizza Loiola -. Wellcomm Enigineering continuerà a operare in maniera separata ma in sinergia lavorerà con il gruppo, puntando a fare cross selling sulla parte enterprise“. Nessun dettaglio economico sul valore dell’acquisizione se non che è stata possibile grazie a un aumento di capitale da parte dell’azionista di 12,5 milioni di euro (l’azienda guidata da Nino Marsanasco da 25 anni nel mercato delle Tlc ha un fatturato 2108 di 25 milioni di euro).

Il management di Sirti da sinistra a destra: Urbano Mimmo, vice president innovation & communication - Clemente Perrone, vice president HR & organization - David Benello, presidente - Michele Scibetta, general counsel vice president legal - Nino Marsanasco, Ceo Wellcomm Engineering (Azienda acquisita da Sirti) - Benedetto Di Salvo, vice president digital solutions - Roberto Loiola, Ceo
Il management di Sirti da sinistra a destra: Urbano Mimmo, vice president innovation & communication – Clemente Perrone, vice president HR & organization – David Benello, presidente – Michele Scibetta, general counsel vice president legal – Nino Marsanasco, Ceo Wellcomm Engineering (Azienda acquisita da Sirti) – Benedetto Di Salvo, vice president digital solutions – Roberto Loiola, Ceo

Le Tlc aspettano il 5G

Senza dubbio la divisione Telco sta vivendo da un parte la sfida del 5G dall’altra il consolidamento degli attori, in un mercato Tlc che negli ultimi 9 anni ha perso 11 miliardi di euro in Italia e si trova oggi sempre più nella fase di maturità e di competizione.

Convinzione degli operatori è che con l’avvento del 5G questo settore guiderà le industrie del futuro, e rappresenterà un salto decisivo almeno quanto il passaggio dal 2G al 3G che ha abilitato Internet, i social e l’uso della rete anche per telefonare (il passaggio dal 3G al 4G invece era stato più legato alla quantità di dati da gestire ma non ai i servizi, non cambianti in modo significativo).

L’accordo tra Tim e Vodafone per la rete 5G mette le basi per una cooperazione importante  anche per la nostra strategia futura, oggi il cliente Open Fiber ha rinnovato contratti pluriennali per la manutenzione e costruzione delle reti di accesso e di trasporto di TIM.  – precisa Loiola -. Così come le mosse che Tim e Open Fiber stanno studiano per una possibile integrazione, fusione o collaborazione, molto rilevanti per il nostro futuro. Oggi Tim e Open Fiber sono i nostri due clienti più grandi. Notiamo che c’è una forte riflessione su come devono essere costruite le reti 5G in Italia con investimenti in fibra rilevanti come dimostrano gli investimenti che gli operatori hanno fatto sullo spettro, più di ogni altro paese. Vediamo oggi una stabilizzazione della clientela per gli operatori e un proseguimento dei progetti per la vendita di banda ultra larga sia nelle grandi città sia nelle aree a fallimento di mercato”.

Strategia al 2022, spinta sulla Digital Solutions

La spinta sulla sinergia tra le quattro business unit (“si riutilizzano infrastrutture delle rete elettriche anche quando si fa la fibra” esemplifica Loiola) vedrà però la divisione Digital Solutions come motore centrale di intelligenza per abilitare la digital trasformation in tutte le business unit. “E’ a tutti gli effetti una divisione trasversale che ha l’obiettivo di offrire soluzioni end to end” destinata a crescere in un percorso di riequilibrio dei pesi delle diverse bu. “La differenziazione deve continuare: le rete Tlc rimarranno ancora le responsabili della fetta più grossa del nostro business ma dal 62% del fatturato andranno a pesare la metà del business, mentre cresceranno in percentuali le divisioni transportation e digital solution” 

Nonostante il rallentamento di quest’anno, l’obiettivo al 2022 (oltre alla quotazione in Borsa) è una ebitda dell’8% e un fatturato di 800 milioni di euro, dai 700 milioni stimati per il 2019 anche grazie a nuovi progetti. “Vorremmo fare di più nel mondo del cloud e completare un piano di efficientamento  dell’infrastrutture” aggiunge Loiola.

Sirti ha messo in campo 5 programmi strategici a livello di gruppo per spingere un cambio cultura in azienda e promuovere nuove competenze: si va dal programma che mette il cliente al centro (customer centricity) già lanciato lo scorso anno, a quello che spinge compliance e safety, innovazione (in ottica open innovation e co-innovation), cultura di squadra e organizzazione agile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi l'articolo: