E’ l’anno fiscale migliore di sempre per la squadra italiana di Oracle quello appena chiusosi al 31 maggio e Fabio Spoletini, country manager di Oracle Italia con responsabilità per la Regione Sud-Europa, Russia e Cis ne dà evidenza, tracciando le linee che hanno contributo al risultato, le stesse che indirizzano il futuro.
“La squadra italiana ha riportato quest’anno uno dei più grandi successi in Europa, è sicuramente la migliore annata di Oracle Italia degli ultimi 20 anni
” esordisce in una chiacchierata a Milano nel caldo dell’estate, pur senza scendere nei numeri locali, ribadendo le tre direttrici su cui il business di Oracle si concentra: Erp Cloud, Autonomous Database e Cloud infrastrutturale.
“Una Oracle che registra 39,5 miliardi di dollari di giro d’affari in crescita del 3% rispetto al 2018, con il più alto margine operativo non-Gaap degli ultimi cinque anni (47%) e un’azione che si attesta oltre le aspettative degli analisti, dai 50 dollari stimanti a circa 60” precisa Spoletini fotografando i dati mondiali.

Tre direttrici, i clienti italiani

Il primo fattore chiave della crescita dell’azienda, che conta oggi 135.000 dipendenti, è la spinta sull’offerta Erp Cloud, in crescita del 32% in tutte le componenti, che vede in Italia clienti dal calibro di Amplifon, MZBG-Zanetti (Segafredo), CNH, Siram, WindTre. “Erp Cloud è un’area di focalizzazione in cui siamo pionieri, con crescita in tutte le famiglie: Fusion Erp, NetSuite Erp e HCM” precisa Spoletini, ricordando come attraverso l’evoluzione del cloud applicativo Oracle riesca oggi a gestire le diverse funzioni aziendali, con soluzioni dal finance al controllo di gestione fino alle vendite online, dalle risorse umane al marketing.
Un’offerta SaaS che si allarga anche sulla parte di soluzioni CX (per la Cloud customer experience) adottata da realtà quali Mediaset, PostePay, Giglio Group, Banca Mediolanum e di soluzioni di HCM (per le Risorse umane) scelte da Generali, Mapei, A2A, Danieli.

Fabio Spoletini, country manager di Oracle Italia
Fabio Spoletini, country manager di Oracle in Italia e Regional Senior Vp di Sud-Europa, Russia e Cis

Al cloud applicativo si affianca il secondo fattore strategico legato alla proposizione Oracle: Autonomous Database che ha attivato 5.000 trial presso clienti a livello mondiale negli ultimi trimestri. “Una soluzione annunciata nel 2017 a Oracle Openworld, che oggi oltre alla parte legata al data warehouse si avvale nella nuova release per la parte transazionale” continua il manager.
Autonomous Database per la gestione dei dati aziendali poggia su intelligenza artificiale e machine learning, permettendo al database di autogestirsi e autoripararsi in modalità always-on, senza essere soggetto a errore umano né a tempi di fermo per manutenzione o applicazioni di patch di vulnerabilità. “In questo modo ne beneficia il business” precisa Spoletini presentando i clienti che hanno già acquistato la soluzione, dall’assicurazione CNP Vita, a Sisal (giochi e pagamenti) fino a Coca-Cola HBC (imbottigliatura e distribuzione beverage).

“Nel corso degli anni si è sempre lavorato sull’automazione, sempre più spinta. Oggi siamo arrivati al massimo con motori di machine learning che gestiscono grandi base dati e che ci permettono di fare saving e efficientamento delle risorse (in modo autonomous appunto), aspetti importanti se teniamo conto che l’80% dei disservizi è legato ad errori umani. Un tema fondamentale che Autonomous Database risolve, essendo sempre always on, senza essere soggetto a arresti inaspettati o buchi. Questi argomenti sono rilevanti per parlare con figure diverse in azienda: non solo con il nostro interlocutore tradizionale, il Cio, ma sempre più con Ceo e Cfo”.

Il terzo pillar della strategia – accanto a Erp Cloud e Autonomous Database – è il Cloud Infrastrutturale di seconda generazione (la Oracle Cloud Infrastructure), che garantisce un cloud di livello enterprise grazie a intelligenza artificiale e machine learning, oltre a Sla elevati. Tassello forte di questa strategia è la partnership stretta con Microsoft che vede le due aziende cooperare in un processo di trasformazione sul cloud per le grandi aziende. “Oggi il cloud infrastrutturale ha toccato solo il 30% per cento dei workload critici e nel 70% ancora archiviato nei data center dei clienti risiede una grande opportunità, perché quei workload non sfruttano oggi l’efficienza tipica del cloud. In questo contesto infrastrutturale, la partnership Oracle-Microsoft darà un boost sia per applicazioni esistenti sia opportunità future perché entrambe le realtà hanno una grande storia nelle aziende enterprise rispetto a competitor più giovani e insieme possono avere una copertura importante del mercato, a partire da quello americano. Noi prevediamo che nel 2025, l’80% di tutti i carichi applicativi sarà in cloud, indipendentemente dal vendor di riferimento”.

Cambiano le aziende e Oracle stessa

L’approccio trasformativo delle aziende parte dalle applicazioni ribadisce Spoletini (“Se pensiamo a un’azienda che si deve trasformare, il primo step è quello delle applicazioni in cloud, come Erp, marketing procurement, planning, budgetting”) e il fatto che Oracle garantisca aggiornamenti in cloud ogni tre mesi permette alle aziende di avere integrate “senza che se ne accorgano” le ultime tecnologie (blockchain e AI).

Ma l’approccio trasformativo tocca in primis anche Oracle stessa. “La trasformazione di Oracle, da filiale di vendita a subsidiary di servizi, spinge un nostro approccio consulenziale per fare progetti end-to-end dai clienti” spiega Spoletini.

I Poc diventano fondamentali prima di chiudere qualsiasi contrattazione e la consulting di Oracle in Italia lavora direttamente alla realizzazione dei progetti presso i clienti. “I progetti Erp oggi sono classificabili in veri processi di trasformazione e non possono andare in produzione in tempi lunghi. Noi li impostiamo organizzando workshop direttamente con il business dell’azienda, cercando di forzare l’approccio collaborativo e trasformativo. La nostra esperienza ci porta ad affermare che tutti i progetti cloud vengono fatti quando c’è una leadership importante in azienda e il nostro approccio win-win con il cliente è molto apprezzato perché quando parte un progetto di trasformazione in cloud questo implica una fase delicata, perché c’è sempre la dismissione di una tecnologia vecchia mentre il servizio o la produzione non si deve fermare. Per garantire tutto questo, ci deve essere un doppio coinvolgimento, nostro e del cliente”.

La volontà di prendersi in carico progetti chiavi in mano rimane un punto delicato della trasformazione di Oracle, “perché in questo momento dobbiamo creare delle referenze, dei casi di successo per invogliare anche le aziende ancora old style a passare al cloud. Nel cloud iniziamo a lavorare in modo diverso, diretto sulle aziende clienti, cercando di mettere a punto progetti replicabili in modo scalabile tra i vari clienti” precisa Spoletini.
La campagna globale denominata Soar risponde a queste esigenze: “E’ un piano operativo molto importante – continua Spoletini – basato sui nostri servizi di consulenza e system integration il cui obiettivo è guidare le imprese verso la trasformazione delle proprie applicazioni Oracle, semplificando così la migrazione al cloud. L’iniziativa spinge i nostri clienti a effettuare un’ultima migrazione, l’ultimo upgrade, passando al cloud di Oracle che rende tutti gli aggiornamenti automatici e trasparenti”.

Fabio Spoletini, country manager di Oracle Italia
Fabio Spoletini all’Oracle Partner Executive Summit 2019 a Milano lo scorso inverno

Hardware a supporto

Nonostante non sia citato nei tre pillar, il tema dell’Exadata (“le cui vendite sono cresciute del 28% in italia” e di cui è appena stata rilasciata la nuova Exadata Database Machine X8) testimonia la domanda crescente di hardware a fronte di architetture proprietarie. “Se il trend dello IaaS era dovuto all’esigenza di efficientamento del ferro, in particolare di storage e server, la grande efficienza i clienti la vivono se adottano il PaaS, su cui si sta inserendo il tema del Database as a Service, con grande valore dato al software nella gestione delle patch”.

Nel 2019 si è assistito a un grande consolidamento di Exadata ma lo spostamento verso Autonomous Database sarà forte nei prossimi 18-24 mesi. “Autonomous diverrà uno standard di mercato la cui unica alternativa sono le tecnologie open source. Ma credo che non sia pensabile che una banca vada con un prodotto open souce. La discriminante torna ad essere la necessità di performance o di sicurezza, temi fashion nel cloud” argomenta Spoletini. Una proposta che inizia ad interessare il manufacturing, dove le soluzioni di Autonomous Database non hanno bisogno di skill tecnici ma funzionali, democratizzando il software e potenziando il ruolo del Cio.

“Il Cio nella nostra logica non viene sostituito ma diventa un Cio aumentato dall’AI. Noi pensiamo che i clienti utilizzeranno soluzioni AI pre-pacchettizzate all’interno delle soluzioni, per cui l’AI sarà un acceleratore fondamentale” conclude Spoletini.
Il focus sul clienti rimane alla base di un team italiano coeso che punta da una parte su persone di esperienza e su giovani neo assunti di grande creatività, che si interfacciano con le professionalità presso i clienti e si fanno carico del rischio della riuscita del  progetto. Win-win.

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