Qualcomm completa l’acquisizione di RF360. La holding di Singapore (joint venture con Tdk Corporation) realizza filtri Radio Frequency Front-End (Rffe) che ora permettono all’azienda di San Diego di produrre soluzioni di componentistica integrata (dal modem all’antenna) e quindi un’offerta completa 5G per l’ecosistema mobile. L’annuncio è l’occasione per presentare la strategia dell’azienda e radunare nel Centro di Ricerca e Sviluppo di Monaco di Baviera clienti, partner ed executive.

Così esordisce Cristiano Amon, presidente di Qualcomm: “Con l’acquisizione aggiungiamo un’ulteriore tappa nel viaggio verso il 5G. Nel futuro telecomunicazioni e connettività saranno sempre più pervasive e un tutt’uno con il tessuto produttivo”. Il salto di qualità – secondo Amon – e quindi il fattore differenziante rispetto a 3 e 4G, è la possibilità di essere ‘intelligentemente connessi’, che significa abilitare nuovi casi d’uso anche di connessione al cloud (a partire dal mobile edge computing su cui in Germania sta lavorando anche Deutsche Telekom) da cui può avere origine un’effettiva trasformazione industriale e una sorta di densificazione del cloud stesso”.

Cristiano Amon e Christian Block, senior vice president e Gm Rf Front End Qualcomm Germany
Cristiano Amon, presidente Qualcomm Incorporated e Christian Block, senior vice president e Gm Rf Front End Qualcomm Germany

Un dato però è certo, e marca la necessità dell’impegno di diversi attori. Il 5G, di suo tecnologia fondativa e vero digital enabler, avrà un percorso a tappe, e per raggiungerle – prosegue Amon“è importante la cooperazione di tutti perché continui a scalare”.

5G, tecnologia complessa

Se infatti il 5G indirizza e risolve una serie di complessità, a sua volta è tecnologia complessa, e lo si percepisce anche solo nella produzione dei componenti per i device mobile. Amon:“Per la prima volta non basta pensare ad un’efficace integrazione hardware e software, mentre è essenziale un approccio olistico al dispositivo, da qui l’importanza dell’acquisizione di RF360 e di disporre “on-premise” di tutti i tasselli”.

L’azienda di San Diego potrà indirizzare con la propria tecnologia i percorsi delle diverse industry. In ambito automotive, per esempio, la partnership con Audi è un buon esempio sia delle risposte che il 5G è in grado di fornire (a partire dalla riduzione delle latenze), sia delle complessità.

Jens Kotz, head di Audi Ag development

Jens Kotz, head di Audi Ag development: “Si parla di guida autonoma, ma la guida autonoma da un lato rivoluziona l’esperienza per i passeggeri/conducente, dall’altro vede insistere sullo stesso sistema di telecomunicazioni, una serie di servizi. Quello delle assicurazioni, quelli del fabbricante dell’auto, quelli dei fornitori di contenuti di entertainment – solo per citare i più intuitivi – e quindi tutta la gestione dei big data relativi, alcuni dei quali critici da elaborare in pochi millisecondi”.

Lo scenario è complesso e chiama in causa anche la politica. Jonas Wessel, chairman Eu radio spectrum policy group: “Quando si parla di ‘spectrum policy’ bisogna separare la politica dai problemi tecnologici ma di certo la politica ha bisogno di dialogare con chi abilita la crescita infrastrutturale dell’ecosistema. Ancora di più serve un approccio collaborativo. Il 5G abilita scenari importanti, ma non raggiungibili se ognuno non fa la sua parte e soprattutto se non la fa insieme agli altri (nello slideshow lo schema che documenta la complessità antenne/frequenze). In ogni caso, la densità dei servizi realizzabili fa pensare che sia necessario portare sul mercato uno spettro di banda maggiore dell’attuale.

Jonas Wessel, chairman Eu radio spectrum policy group

5G, a che punto siamo

A un anno dal primo annuncio, mentre per il 4G si erano mossi 4 operatori e 3 Oem, per il 5G si contano già oltre 20 operatori a livello mondiale in azione, e altrettanti Oem.

I Paesi più avanti sono Corea e Stati Uniti, con l’Europa in posizione avanzata; in ogni caso la tecnologia nei suoi passi evolutivi mostra come il 5G potrà svilupparsi nelle direzioni verso cui si svilupperanno i servizi (non solo fruizione ma produzione video in cloud, soluzioni industriali VR/AR, guida autonoma, IoT).

Enrico Salvatori, vice president Qualcomm Europe
Enrico Salvatori, vice president Qualcomm Europe

Quindi si parla di una rivoluzione a tappe, tema sulla quale è illuminante il parere di Enrico Salvatori, presidente di Qualcomm Europe: “E’ essenziale sottolineare che per le telco il 5G è un’opportunità imperdibile per ‘cambiare pelle’ ed evolvere anche il modello di business. E’ questo il momento e il tempo per individuare, proprio nell’infrastruttura, la vera killer application per abilitare il 5G a divenire quello che ci si aspetta sia. Le imprese che intravvedono le opportunità offerte dalla trasformazione digitale in modo naturale si troveranno a premere dal basso, perché si inneschino gli sforzi nella giusta direzione”. 

Nel confronto diretto di Inno3, Cristiano Amon torna sul tema: “Parliamo di un viaggio ancora molto lungo – commenta Amon – stiamo lavorando alla maturazione della tecnologia, processo ancora in fieri”.

E sollecitato a parlare del digital divide, Amon illustra così lo scenario: “Si tratta di una questione complessa, sulla quale il 5G di per se stesso non è risolutivo se non incontra sul territorio una copertura 3G/4G; allo stesso tempo, proprio per questo il problema stesso rappresenta una vera opportunità anche per le telco, per ridare energia a un business model che si rivela insufficiente”.

Portiamo un unico esempio, persino negli Usa (il problema non è certo solo europeo o solo italiano) circa 100 milioni di persone non hanno a disposizione una connessione internet che garantisca una velocità di almeno 25 Megabit al secondo.

La capacità di riconoscere l’emergenza di un’evoluzione del modello di business può servire da volano. Amon e Salvatori sembrano non avere dubbi: “In ogni caso, diversamente da quanto avvenuto per il 3G e il 4G, il 5G può davvero rappresentare per le telco un grande successo o un misero fallimento. In un futuro così evidente di densificazione del cloud, sarebbe un peccato non riconoscerne l’opportunità e anche per questo Qualcomm, per prima, auspica anche una reale collaborazione ‘europea’”.

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