Un riscontro diretto su quanto emerso dall’indagine dei dati di spesa sulla sanità territoriale italiana nelle tecnologie digitali realizzato da Agid. Lo abbiamo raccolto da Francesco Tortorelli, head of Public Administration and Supervision Director di Agid che, in un’intervista telefonica in cui commenta i risultati dell’analisi, tra conferme e sorprese, individuando alcuni spunti su cui lavorare per stimolare la digitalizzazione nella Sanità e qualche leva da azionare in futuro.

Perché un focus sui dati di spesa nell’ambito sanitario? È la premessa di Tortorelli: “In un contesto nazionale che rileva un problema di innovazione a macchia di leopardo, servono indirizzi strategici e azioni operative che portino la PA a trasformarsi in digitale in modo omogeneo. Nell’ambito del Piano triennale Ict della PA, ogni anno Agid effettua unitamente alla ricognizione della spesa complessiva dei vari comparti alcuni approfondimenti, quest’anno uno degli approfondimenti è stato incentrato sulla Sanità. Perché la Sanità? Per alcune ragioni chiave: il settore rappresenta una quantità di spesa pubblica Ict rilevante che si attesta intorno al 30% del totale; non c’è ancora dal nostro punto di vista una buona conoscenza dei meccanismi di spesa, che richiede pertanto di essere approfondita; la spesa sanitaria ICT è in capo a soggetti indipendenti dotati di autonomia amministrativa che mediamente fanno le stesse cose e una maggiore conoscenza può suggerire l’elaborazione di una serie di azioni e di sinergie o a comprenderne e valorizzare altre già in corso”.

Scarsa introduzione di nuove tecnologie

Quali sono dal suo osservatorio privilegiato gli elementi emersi che l’hanno colpita in positivo e quelli in negativo?

Francesco Tortorelli, head of Public Administration and Supervision Director di AGID
Francesco Tortorelli, head of Public Administration and Supervision Director di Agid

Partiamo dai negativi… “Dai dati della relazione notiamo in primo luogo che nel settore sanitario, la spesa Opex in percentuale è maggiore di quella registrata tra altre PA. Uno scenario non confortante che evidenzia come la spesa della sanità pubblica territoriale sia ancorata maggiormente alla gestione e manutenzione e poco orientata all’introduzione di nuove tecnologie digitali.

Un segnale di allarme di cui bisogna indagare le ragioni, dato che si tratta di un settore appartenente al comparto pubblico nel quale le regole sono le stesse, con piattaforme applicative presenti in tutta la PA, canali di acquisto non differenti rispetto alle altre amministrazioni e personale Ict anch’esso in percentuale allineato ad altri settori” sottolinea Tortorelli.

Tra gli aspetti negativi, ma in linea con le aspettative, anche una risposta disomogenea delle strutture sanitarie (circa 150 quelle analizzate) che evidenzia una digitalizzazione a livello territoriale con ottimi gradi di sviluppo in alcune aree del Paese e altre ancora indietro.

Così come, un dato critico, ma migliore delle aspettative in questo caso, è la presenza di canali di acquisto di spesa Ict al di fuori della direzione dei sistemi informativi, che si attesta al 30% ed evidenzia la necessità di una governance unitaria nell’ambito della sanità.

Sul fronte delle piattaforme, si segnala l’adozione di NoiPA (sistema di amministrazione e gestione personale), pochissimo diffuso all’interno della Sanità. “Un trend che ci aspettiamo e auguriamo cresca. Colpisce Il dato relativo all’utilizzo dell’anagrafe degli assistiti, con percentuali non soddisfacenti. Il fascicolo sanitario si sta progressivamente diffondendo ma per utilizzarlo con efficacia, bisogna trasferirvi all’interno tutta la storia clinica del paziente. Anagrafe e fascicolo sono due pilastri sui quali si poggiano le applicazioni e i servizi della sanità. L’auspicio è quello di replicare il modello della fatturazione elettronica, un progetto andato positivamente a regime nel giro di tre anni con l’impegno e la collaborazione di tutti”.

Il cloud in crescita

Gli elementi positivi… partono dalla risposta favorevole delle aziende alla partecipazione dell’indagine come risultato importante (una cooperazione nel’85% dei casi), anche in considerazione del fatto che l’analisi prevedeva che diversi uffici dialogassero tra loro.

Un capitolo estremamente positivo si riscontra nell’uso crescente delle piattaforme cloud. “Sono rimasto favorevolmente stupito dall’uso del cloud. Ci aspettavamo infatti dal punto di vista dei colleghi della sanità locale una minore propensione verso l’adozione di tale modello, mentre abbiamo avuto una risposta più positiva delle aspettative. Questo significa che abbiamo nell’Ict persone preparate e attente allo sviluppo tecnologico e in grado di cogliere i benefici dell’innovazione”.

Cosa suggerisce di fare per aumentare la propensione e l’adozione al digitale da parte della sanità territoriale? Quali sono le leve su cui agire?

“Le leve sono diverse. A partire da un maggiore scambio di esperienze e best practices, perché dalla condivisione di esperienze di successo si può accelerare il processo di innovazione. Sul piano tecnologico, bisognerebbe spingere di più sullo sviluppo, realizzazione e utilizzo delle piattaforme da mettere a regime per il miglioramento della relazione con il paziente e l’erogazione di servizi e sul monitoraggio dei KPI per la misurazione dei servizi. Sui KPI, se da un lato si concorda sul fatto che funzionino, in particolare quelli relativi all’efficienza (ad esempio il ritiro dei referti digitali), dall’altro si segnala che complessivamente l’uso è ancora basso.
Un’altra leva è lo sviluppo dei canali di comunicazione. Oggi gli sms sono di gran lunga il tramite “digitale” (escludendo dunque gli sportelli e le chiamate da e verso i CUP) più utilizzato per le comunicazioni nella sanità, mentre non è previsto per il 60% delle aziende l’uso di canali social, whatsapp o app in generale. Nessuno ha avuto modo di ripensare le applicazioni e serve un approccio più proattivo, anche a favore dell’ottimizzazione dei costi.
Aprire tavoli di confronto e lanciare progetti condivisi, anche sull’uso di intelligenza artificiale, oggi ancora molto basso e non ancora indagato, è un ulteriore passo da fare”.

Gdpr e sicurezza, oltre al Covid-19

Come appare la situazione attuale relativa alla sicurezza informatica, alla cybersecurity e ai piani di adeguatezza rispetto al Gdpr delle aziende sanitarie? Quali le indicazioni di Agid?

Le strutture sanitarie come noto sono più sensibili e soggette ad attacchi rispetto a quelle di altri settori e tutta la criminalità cyber si concentra su questo settore. Qui il dato di penetration test non è peggiore di altri comparti ma preoccupa di più. “Ho la percezione che occorra intensificare gli sforzi, soprattutto in questo periodo, con una serie di campagne; sviluppare nuovi modelli di analisi del rischio, fare investimenti peculiari per avere sistemi resilienti per la continuità di funzionamento che non siano soggetti a furti e cambiamenti verso sistemi evoluti che riducano il rischio di errori. Custom obsoleti aumentano chiaramente il rischio di attacco cyber.
Per offrire maggiori strumenti di acquisti innovativi ai colleghi dei sistemi informativi della sanità, stiamo lavorando con Consip verso nuovi modelli di procurement, aperti ad esempio alle startup ed alle aziende innovative che spesso non hanno i requisiti di patrimonializzazione richiesti per aderire alle grandi gare ma, al contrario, hanno un bagaglio molto utile di approccio e di capacità di innovazione”.

L’emergenza Covid-19 che stiamo vivendo, e che sta impattando in modo pesante sulla Sanità, cosa ci insegnerà? Ci possiamo aspettare un cambiamento?

“Sono convinto di si. Non dobbiamo speculare sul momento ma questo ci sta sicuramente dimostrando che al di là dei problemi strutturali e della scarsa circolazione e integrazione dei dati, le aziende sono oggi sempre più coinvolte nell’uso degli strumenti digitali. Stiamo ricevendo molte domane in questa direzione e sicuramente l’emergenza insegna che le tecnologie servono.
Non c’è dubbio che questa situazione porterà ottimizzazione, come nell’uso dello smartworking, con il quale ritengo sarà difficile tornare completamente indietro una volta passata l’emergenza, o con le lezioni online.
L’alfabetizzazione digitale, spinta da questa esperienza sta crescendo; occorre sfruttare il momento anche in Sanità: tanto per fare un esempio, monitorando gli anziani e i fragili
maggiormente a rischio sul territorio”.

Leggi tutti gli approfondimenti dello Speciale Spesa Ict nelle aziende sanitarie

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