Fresco di nomina, dopo aver raccolto l’eredità di Jim Whitehurst (ora presidente di Ibm) con cui condivide la “scena” di apertura, spetta a Paul Cormier, Ceo e presidente di Red Hat, aprire i lavori a Red Hat Summit 2020 (oltre 38mila attendee virtuali registrati), centrando subito i temi cardine sullo “stato dell’arte dell’open source IT e sulle direzioni di sviluppo dell’IT enterprise”. “La sfida – interviene Whitehurst – è proprio permettere alle aziende di mettere a valore e metabolizzare l’ampia disponibilità di tecnologie open e sfruttarle in modo orchestrato nello scenario hybrid cloud attuale. La promessa, ora che Red Hat è di Ibm, è di continuare a lasciarlo fare sfruttando tutti i vantaggi che solo un approccio open innovation può offrire. Da questo punto di vista l'”autonomia e la neutralità” di Red Hat sono valori da preservare. Allo stesso tempo Ibm può aiutare Red Hat a scalare i benefici delle sue soluzioni in modo ancora più trasversale”.

Paul Cormier, neo presidente Products and Technologies di Red Hat
Paul Cormier, Ceo e presidente di Red Hat

La vision è ben definita – riprende la scena Cormiernei prossimi anni, e comunque per un lungo periodo di tempo, lo scenario IT sarà segnato da un approccio multicloud open e ibrido, quindi da un bisogno spinto di agilità dal cloud all’edge, con la possibilità di spostare i dati in modo fluido, favorito dalla crescita di app containerizzate (con Kubernetes come orchestratore), native per il cloud, che facilitano la possibilità di modulare i carichi. Il nostro compito è quello di abilitare questo scenario”.

L’obiettivo ultimo è approdare a una sorta di “infrastruttura flessibile” tale da permettere effettivamente nei data center on-premise come nel cloud (anche in quello pubblico) di fruire delle stesse possibilità di “consumo e di esperienza”. Il vendor in questo momento è operativo su oltre un milione di progetti open e l’evoluzione dell’offerta tecnologica  sono orientate a concretizzare questa vision e quindi consentire ai clienti effettivamente di “costruire qualsiasi applicazione e distribuirla ovunque”, dall’edge fino agli ambienti ibridi e multicloud.

Proprio nell’ambito della virtualizzazione per indirizzare la fluidità operativa delle app su risorse in cloud ed on-premise – con Red Hat OpenShift Virtualization e su un migliore controllo delle app, con Red Hat Advanced Cluster Management per Kubernetes –  vertono le novità del Summit. Cormier definisce questo scenario ancora in fase di realizzazione come “freedom of everywhere”. Quello attuale è di sicuro un momento di transizione e anche di trasformazione.

Red Hat Summit 2020, le novità tecnologiche

Con OpenShift Virtualization in technology preview il vendor vuole permettere alle aziende di sviluppare, implementare e gestire applicazioni costituite da macchine virtuali accanto a container e serverless, il tutto su un’unica piattaforma che unifichi carichi di lavoro cloud-native e tradizionali.

L’idea è quella di portare gli stack di applicazioni tradizionali all’interno del nuovo modello, invece del contrario. Inoltre Red Hat aggiorna la piattaforma Kubernetes OpenShift alla versione 4.4 introducendo nuovi strumenti per le metriche favorevoli ad una migliore valutazione delle risorse e dei costi negli scenari applicativi pensati per il cloud ibrido, e più integrati con i workflow su Kubernetes. Sempre per indirizzare le sfide di gestione dell’esecuzione di applicazioni cloud-native su larga scala, Red Hat introduce anche una nuova soluzione di gestione su cluster Kubernetes in produzione e distribuiti: Advanced Cluster Management per Kubernetes. In pratica la soluzione permette negli scenari ibridi la gestione di tutto il ciclo di vita dei cluster Kubernetes.

Red Hat Summit 2020 - Gli ambiti di azione
Red Hat Summit 2020 – Gli ambiti di azione

L’apertura del portafoglio alle diverse realtà aziendali e a tutti i vendor resta mandatoria quindi la proposta di ecosistema riguarda le architetture x86, Ibm Power e Mainframe, i canali ibridi e multicloud (Amazon Web Services, Google Cloud Platform, Ibm Cloud e Microsoft Azure) e tutte le soluzioni gestite con OpenShift nelle sue declinazioni (OpenShift Dedicated, Azure Red Hat OpenShift e Ibm Red Hat OpenShift Kubernetes Service).

Tra le novità in linea con la vision anche Red Hat Automation Platform per automatizzare le attività manuali più impegnative in termini di tempo, aiutando i team IT a soddisfare in modo più efficace le esigenze dei clienti e degli utenti finali al di là dei tempi di attività del servizio e Red Hat Insights per la sicurezza. Disponibile in tutti gli abbonamenti Linux Red Hat Enterprise, Insights permette di individuare, diagnosticare e risolvere potenziali problemi prima che abbiano un reale impatto sui sistemi di produzione o sugli utenti finali.  

“Ripensare anche solo alle architetture di 10/20 anni fa e alla maturità delle tecnologie oggi – chiude Cormier offre l’idea di come cambieranno i servizi digitali di tutte le industry nel futuro”. L’emergenza di questi mesi da questo punto di vista ha offerto appena un assaggio, ma ha anche dimostrato il bisogno di infrastrutture cloud mature e di connettività fino all’edge“Solo le tecnologie open e cloud-native consentiranno la scalabilità e l’interoperabilità che abbiamo visto così necessarie in questi giorni”

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