Mi piace quando le mosse in campo accomunano rivali. Lo dico da sempre anche per la nostra piccola editoria: un mercato più sano è quello che accomuna sulla stessa lunghezza d’onda anche i competitor. Che crea nuove ondate (di lavoro, di discussione, di confronto) per tutti coloro che vogliono provare a cogliere nuove opportunità. E’ il momento dello smart working? Tutti sullo smart working.
E’ il momento dei webinar? Tutti sui webinar.
E’ il momento della sicurezza e degli attacchi impazziti? Tutti sulla consulenza in materia.
Quel cogli l’attimo non è però temporaneo, ma va ad accrescere le strutture, fa le ossa e si regge perché l’ossatura di base c’era già. Nulla si improvvisa.

E così quando questa settimana Microsoft ha annunciato l’apertura della sua prima region cloud italiana a Milano ho pensato che non fosse un caso a una settimana di distanza dallo stesso annuncio da parte di Aws. E che le due rivali fossero agguerrite ma su un tema che accomuna ormai il mercato.

Quando questa settimana sui palchi mondiali (tutti ormai solo virtuali) i grandi Ceo del mondo IT hanno parlato delle sfide che le loro aziende indirizzano post Covid (dal Ceo di Ibm su palco di Think 2020, a quello di ServiceNow sul palco di Knowledge 2020) ho pensato che avrebbero potuto sedere vicini e pur da rivali pensare a uno stesso futuro dove AI, cloud ibrido, digital workspace, collaboration, smart working ridisegneranno il futuro.

Quando ho visto che dietro l’app Immuni (ahimé ancora in alto mare) due rivali come Apple e Google ci hanno messo la faccia, o meglio gli sviluppatori, per trovare insieme la soluzione di contact tracing ho pensato che sta qui la forza del mercato digitale e dei suoi competitor. Si gioca a carte coperte fino all’ultimo, ma quando serve si scoprono.

Perché tutti abbiamo gli stessi timori sul futuro del lavoro e dell’emergenza sanitaria (e per questo ognuno, nel suo piccolo, spinge strategie e business legati al momento contingente, con consapevolezza e senza sciacallaggio). E tutti siamo accomunati dalla volontà di guardare a nuove tecnologie con più determinazione rispetto al passato, proprio perché non vogliamo farci trovare impreparati. L’esempio del cloud, e del volàno che ha preso in questi mesi, è ormai punto di non ritorno (nella declinazione che meglio vi appartiene, quella pubblica o ibrida). Sdoganato, oggetto di investimenti.

E se guardo alle evidenze emerse dalla 22esima edizione dell’EY Capital Confidence Barometer che ha intervistato 2.900 manager in 46 paesi su come cambiano le strategie di gestione del business nella fase post Covid-19, anche qui trovo concordanza spinta di intenti sull’esigenza di investire in tecnologia, post crisi, per gestire la situazione. 

Eccole:
– il 73% dei dirigenti, a livello globale, riconosce che il Covid-19 abbia un impatto grave sull’economia mondiale con interruzioni nella catena logistica e un consistente calo dei consumi.

– oltre la metà dei dirigenti (52%) sta rivedendo i propri modelli operativi come risposta alla crisi e si trova a riconfigurare le attività aziendali in seguito alle vulnerabilità della supply chain. Il 41% sta investendo nell’accelerazione dell’automazione.

– quasi la metà dei dirigenti intervistati (49%) riporta margini di profitto uguali o inferiori a due anni fa e la grande maggioranza delle aziende (95%) si sta preparando per ulteriori pressioni al ribasso sui margini.

– il 54% degli intervistati prevede un periodo di recupero lento e graduale per ritornare ai livelli pre-emergenza sanitaria (a “U“), con un’attività economica rallentata fino al 2021. Il 38% vede una ripresa più rapida (a “V“) e un ritorno ai livelli pre-crisi già nel terzo trimestre 2020. Solo l’8% prevede una ripresa lunga (a “L“), con un periodo di recessione prolungato fino al ritorno della normale attività economica nel 2022.

– il 54% dei dirigenti monitora il mercato in attesa di opportunità di fusioni e acquisizioni nei prossimi 12 mesi;

il 72% delle azienda ha già avviato importanti iniziative di trasformazione e la maggior parte di queste (72%) prevede inoltre di condurre con più frequenza strategie di revisione del portafoglio di attività.

– dopo l’emergenza, i top manager affermano che daranno priorità a considerare nuovi investimenti in ambito tecnologico e digitale (73%) e nell’allocazione di capitale all’interno del proprio portafoglio (71%).

L’esigenza di investire in tecnologia, post crisi, dà credito agli investimenti che le Microsoft, le Aws, le Ibm o le Google, le… stanno facendo per essere pronte a raccogliere la domande delle aziende italiane. Sofferenti e preoccupate anche nel nostro Paese.

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