Gli asset della strategia di OvhCloud oggi sono validati anche da Forrester, che giudica gli operatori sul mercato europeo e americano in base all’offerta e alla capacità di portare valore. E’ con il Ceo di OvhCloud, Michel Paulin, incontrato virtualmente per il nostro Ceo Café, che ripercorriamo le strategie dell’azienda che dalla Francia (20 anni fa) ha alzato lo sguardo non solo sull’Europa (che rappresenta oggi l’80% del business) ma anche sul resto del mondo, Usa inclusa.

Il riconoscimento ufficializzato nel “The Forrester’s Wave: Hosted Private Cloud Services in Europa, Q2 2020″ conferma OvhCloud “leader nella gestione dei servizi di private cloud. Ma inquadriamola in un contesto più ampio.  “La nostra strategia si articola attorno a tre proposizioni – esordisce il Ceo -: il mondo degli hyper performance server di nostra produzione, il mondo del private cloud con un approccio semplificato che aiuta i clienti a gestire tutti gli aspetti dalla rete allo storage, fino all’ultimo tassello dellhybrid cloud”.

Oggi l’offerta poggia su 30 data center proprietari nel mondo, di cui 17 in Europa (nessuno in Italia) e 2 negli Usa, uno per costa. “Attraverso la rete dei 17 data center distribuiti in Francia, Germania, Regno Unito e Polonia  offriamo servizi robusti e scalabili che ci consentono di affrontare efficacemente il mercato, sia per le grandi imprese sia per le istituzioni” precisa Paulin. Queste infrastrutture hanno pesato sul giudizio espresso da Forrester per il vecchio continente.

Michel Paulin, Ceo di OVHcloud
Michel Paulin, Ceo di OvhCloud

“I nostri data center sono realizzati in toto da noi: dal design all’aspetto operativo, dai server alla rete, garantendo il controllo completo su tutti gli asset. Ci definiamo per questo ‘un operatore completo e integrato‘” precisa Paulin, spiegando che la definizione deriva dalla capacità di costruire un rapporto di fiducia con i clienti, invitati a visitare i data center, garantendo loro la gestione di qualsiasi asset e soluzione, in conformità con le legislazioni viventi nei diversi paesi, Gdpr in Europa e Cloud Act negli Usa. “Sono i clienti stessi che indicano in quale data center vogliono mettere i loro dati, selezionando la location. Perché il punto di forza della nostra proposizione è che abbiamo i medesimi prodotti per tutti i mercati, conformi agli standard, senza nessuna differenza in termini di offering” precisa.

Uno sguardo oltreoceano

Per il mercato americano la classificazione dettata da “The Forrester Wave: Hosted Private Cloud Services In North America, Q2 2020″ è invece quella di “strong performer”, un risultato importante in un mercato che OvhCloud presidia solo da pochi anni grazie all’acquisizione di vCloudAir nel 2017. Una scelta che ha permesso al provider di allargare il market share e di entrare in un mercato dalla concorrenza agguerrita, dove i grandi hyperscaler giocano in casa. “E’ stata per noi una acquisizione importante a valle della quale abbiamo dovuto avviare un processo di razionalizzazione dei clienti acquisiti, facendoli migrare dai vecchi data center alla nuova infrastruttura, al fine di unificare la nostra proposizione sul mercato”.

E continua: “La decisione di andare oltreoceano ed esser l’unico provider europeo in Usa, patria delle Aws, Microsoft e Google, trova la sua ragione di essere nella nostra voglia di affermarci anche negli Stati Uniti. Due sono i nostri asset: le performance legate ai prezzi migliori e l’offerta di un set completo di soluzioni. In questo modo siamo in grado di calzare esattamente le richieste dei clienti, con l’obiettivo di crescere nel mercato americano, oggi ancora di poco peso nel nostro business. Siamo coraggiosi ma nello stesso tempo abbiamo validi argomenti da proporre. Vogliamo essere una valida alternativa ai grandi hyperscaler e per questo la nostra ricerca e sviluppo lavora sul piano infrastrutturale”.

La gestione dell’emergenza Covid

Nelle sei settimane impattate dall’emergenza Covid, il business di OvhCloud non ha subìto rallentamenti (+30% di richieste di servizi digitali), con 16 assunzioni nel mondo e l’intenzione di fare crescere il numero dei data center in Europa (“Stiamo investigando lo scenario nei diversi paesi europei, per ora non ci sono progetti in tal senso in Italia”).

Per rispondere all’emergenza Covid abbiamo agito lungo tre direttrici – precisa Il Ceo -. La prima è stata quella di mettere in sicurezza i nostri dipendenti, con la chiusura degli uffici fisici adottando modalità di remote working. La seconda è stata garantire la business continuity 24 ore su 7 giorni senza nessuna interruzione dei servizi offerti. La terza ha riguardato l’attenzione posta alle necessità dei clienti: in molti hanno spostato la loro offerta su servizi digitali e questo ci ha portato a lanciare un programma di solidarietà digitale per servizi free fino al 15 settembre, accompagnati dall’erogazione di ore di formazione e education. Molti provider ci hanno chiesto supporto per spiegare anche tematiche di sicurezza“.

Prossimi annunci, focus su hosted private cloud

Anche se gli investimenti in ricerca e sviluppo riguardano tutte le aree di OvhCloud, nei prossimi sei mesi, il focus sul private cloud vedrà lo sviluppo di nuovi servizi gestiti che verranno proposti mese per mese ai clienti. “Il giudizio di Forrester – precisa il Ceo – dà credibilità alle nostre strategie adottate nel mondo del private cloud in questi anni, affermando che proponiamo soluzioni innovative, performanti, con un approccio trasparente che conquista la fiducia dei clienti e li fa sentire protetti da intrusioni e conformi alle normative. Il nostro obiettivo è fornire soluzioni concrete, fluide e intuitive che consentano a tutti di ottenere il massimo dai propri dati grazie al giusto equilibrio tra prestazioni, sovranità dei dati e prevedibilità dei costi commenta Paulin.

L’azienda prevede di espandere in modo significativo la propria gamma di soluzioni Hosted Private Cloud nel 2020, anche con varie personalizzazioni. A breve lancerà la soluzione Hosted Private Cloud Premier per soddisfare le esigenze specifiche di grandi aziende e istituzioni per le quali la sicurezza e l’isolamento dei servizi cloud sono cruciali. Dettaglia OvhCloud: “Questa nuova offerta sarà composta da 10 differenti possibilità di hosting, disponibili da 48 a 768 Gbyte di Ram, incluse 3 che offrono storage iperconvergente con tecnologia vSan di VMware, rese accessibili al maggior numero di clienti a un prezzo interessante, grazie al modello industriale integrato di OvhCloud. Il rilascio di questa nuova gamma è inoltre accompagnato da una revisione totale della rete sia privata sia pubblica, nonché da nuove capacità di storage con datastore Nsf fino a 6 Terabyte per un rapporto prestazioni/prezzo sempre più vantaggioso”.

OvhCloud, impegno con l’ecosistema

Il modello della strategia centralizzata – offerta unica, stessi servizi – viene poi declinato paese per paese con responsabilità locali, appoggiandoci ai country sales manager e alla relazione con i partner certificati. Nell’ultimo anno si è molto lavorato anche sul tema della sicurezza e sulle partnership.
“Il nostro ecosistema rimane centrale nel nostro modello di go to market – precisa il Ceo -. Si snoda su 5 figure: partner tecnologici (tra cui VMware, Intel, Nvidia…), partner industriali per indirizzate temi verticali come quello della crittografia o della sicurezza, partner gestiti dal Partner Program OvhCloud (Var, reseller, system integrator tra i quali Capgemini, Deloitte, Accenture….), startup con validi contributi tecnologici allo sviluppo del cloud infrastrutturale e sviluppatori di software gestiti dall’Open Trusted Cloud Program”. In questo contesto si innesta anche il nuovo OvhCloud marketplace, oggi in beta solo per il mercato francese, che raccoglie al momento 170 soluzioni di circa 40 partner destinati a breve a diventare 200, con la prossima estensione della piattaforma in Europa e Usa.

Il Ceo auspica di mantenere anche per il 2020 la crescita a due digit registrata nel 2019, che aveva portato a un fatturato di 600 milioni di euro (con 2.200 dipendenti e 1,5 milioni di clienti a livello mondiale) sottolineando l’interesse costante nell’osservare aziende per future acquisizioni lungo due direttrici: quella del business (“per acquisire realtà che permettano di allargare il market share”) e quella della tecnologia (“per accelerare la ricerca e sviluppo su server e  infrastruttura”).

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