L’emergenza Covid-19 ha impresso un’ulteriore, decisiva accelerazione e diffusione delle tecnologie, imponendo alle aziende di strutturare un processo di trasformazione digitale funzionale al miglioramento dei propri processi di business.

E’ all’interno di questo scenario che NetConsulting cube, in collaborazione con Assologistica, ha effettuato un’analisi per capire quale fosse oggi il livello di maturità nell’interpretare e utilizzare le soluzioni digitali sia da parte delle aziende del trasporto e della logistica che di realtà industriali con delle complessità logistiche da gestire.

Dal punto di vista metodologico è stato creato un “maturity model” basato su sezioni tematiche che sono state sottoposte alle aziende. Gli assi utilizzati nel maturity model sono stati strutturati sulla base di informazioni legate:

  • all’importanza e implementazione per le aziende di una digital strategy;
  • alla tipologia e intensità di soluzioni applicative (e digital enabler) utilizzate;
  • al livello di competenze in essere;
  • all’ecosistema di offerta su cui fare leva;
  • al volume di investimenti effettuati per indirizzare l’innovazione in azienda.

Tutte queste tematiche sono state approfondite con un set di domande a risposta chiusa alla quale era associabile un punteggio. Inoltre, alle domande è stato attribuito un peso in funzione della loro rilevanza. Tutto questo ha determinato dei valori puntuali per ogni azienda che sono poi stati messi a confronto con il valore medio del panel, composto da una cinquantina di realtà.

Dal punto di vista dei risultati, e partendo proprio dalla strategia digitale delle aziende, quello che è emerso è che, per più della metà delle aziende intervistate, l’innovazione è un tema che fa capo quasi esclusivamente alle intuizioni dell’imprenditore (12,5%) piuttosto che invece sia guidata, ma solo parzialmente, dalle esigenze espresse dai clienti (41,7%). Chiaramente questi risultati fanno intravedere un approccio all’innovazione che deve essere ancora strutturalmente migliorato. Le aziende dovrebbero cioè fare maggiormente leva sulle aspettative dei loro clienti siano esse raccolte con modalità di tipo tradizionale piuttosto che attraverso portali specializzati.

E questo soprattutto sulla base dei risultati emersi dal lato della percezione dell’importanza delle tecnologie, dove le aziende hanno dichiarato che l’innovazione è funzionale al miglioramento dell’efficienza dei processi (45,8%) sino addirittura a spingersi nel dichiarare che la tecnologia sarà l’elemento fondamentale per il ripensamento del modello di business (18,1%).

Risulta però importante segnalare che, a fronte dell’importanza percepita dell’innovazione da parte delle aziende intervistate, meno della metà (45,8%) ha dichiarato di avere definito un “piano di innovazione digitale, il 10,4% dichiara di averlo definito ma di non avere ancora cominciato ad attuarlo e il restante delle aziende dichiara che il piano è il fase di attuazione, che ci penseranno nel 2021 o, addirittura, che non è previsto nessun piano strutturato (10,4%).

Certo è che, come si accennava all’inizio, l’emergenza Covid-19 ha contribuito in molte aziende a generare un’aspettativa crescente sugli aspetti legati alle tecnologie sia nell’abbattere preconcetti sull’adozione di servizi in cloud (27,1%) sia, più in generale, sull’innovazione in senso lato (22,9%). 

Questa aspettativa è peraltro stata promossa da comitati misti IT e business (45,8%) piuttosto che direttamente dal top management e/o dalla proprietà stessa (39,6%).

Il secondo ambito su cui sono stati effettuati degli approfondimenti, ha fatto riferimento alle componenti applicative utilizzate dalle aziende. E’ stato infatti chiesto ai partecipanti quale fosse l’intensità di utilizzo delle soluzioni legate al trasporto, alla logistica e per il supporto ai clienti. Inoltre si è voluto indagare quale fosse la propensione delle aziende ad utilizzare quelli che vengono definiti digital enabler tecnologie innovative che indirizzano, solo per citarne alcuni, gli ambiti degli advanced analytics (Artificial Intelligence), dell’IoT o dei droni.

Ne è emerso un quadro che vede un utilizzo molto spinto di soluzioni core business come possono essere il tracking e il tracing nei trasporti, le soluzioni di warehouse management nei magazzini e di Crm per la gestione clienti a fronte di un utilizzo ancora poco diffuso di soluzioni innovative.

Se da un certo punto di vista questi risultati sono comprensibili e dettati da un sano pragmatismo delle aziende, dall’altra parte si ritiene che investimenti in soluzioni per la gestione dei dati e per la loro analisi siano ambiti su sui le aziende dovrebbero concentrarsi al fine di estrarre valore dal patrimonio informativo in loro possesso.

Le frontiere del data streaming in real time, della sensoristica che sta diventando sempre più avanzata e l’utilizzo di wearable sempre più moderni, potrebbero dare un impulso positivo alle attività delle aziende, andando a migliorare processi in essere e, a volte, permettendo l’introduzione di nuove modalità di lavoro più snelle e basate sui paradigmi dell’agile.       

In questo contesto si inseriscono, infine, i servizi di cloud computing, siano questi di tipo infrastrutturale, di piattaforma o prettamente applicativi. Da questo punto di vista, molte aziende intervistate hanno dichiarato di avere già implementato servizi cloud.

In particolare il 31,3% dichiara di utilizzare in modo elevato i servizi di tipo applicativo. Spesso questa tipologia di servizi fa riferimento a soluzioni di office automation, posta e videoconferencing. Relativamente a questi ambiti, le aziende che avevano in cloud questi servizi, hanno gestito in modo più semplice e veloce la remotizzazione dei colleghi durante il lockdown.
La scalabilità e i livelli di sicurezza che garantiscono i servizi cloud non sono infatti confrontabili con la rigidità dei sistemi on-premise. Il salto ulteriore che ci si aspetta dalle aziende è però un passaggio in cloud anche per le soluzioni applicative di tipo più gestionale, a partire dagli Erp, sino ad arrivare alle soluzioni per la gestione dei clienti. Il mercato sta andando in questa direzione e i principali vendor di soluzioni applicative hanno iniziato a proporre con forza l’utilizzo delle loro soluzioni nella nuvola.

Chiaramente, l’introduzione di innovazione tecnologica nelle aziende, deve fare i conti con un ventaglio di competenze che non sempre è adeguato all’interno delle aziende.

Come indicato dalla figura sottostante, l’8,3% delle aziende dichiara di avere un gap significativo e diffuso di competenze.

Gap di competenze innovative presente nelle aziende (Fonte: NetConsulting cube, 2020)
Gap di competenze innovative presente nelle aziende (Fonte: NetConsulting cube, 2020)

Il 37,5% dichiara invece di avere dei gap in determinate aree di business, quasi a voler additare al business la scarsa propensione all’innovazione. Cosa peraltro che si riscontra anche in tante altre analisi sulle competenze. Da questo punto di vista è fondamentale che il business sia maggiormente curioso e attento ai possibili benefici che la tecnologia e l’innovazione può garantire ai processi della propria azienda.

E’ però altrettanto vedo che i sistemi informativi o i partner tecnologici con cui si viene a contatto, siano in grado di far percepire al business quali siano le potenzialità dei digital enabler. Come detto e come già evidenziato in precedenza, sono i comitati interfunzionali che riescono a garantire il maggior beneficio e valore per le aziende.

Il 31,3% delle aziende dichiara poi di avere da gestire gap di competenza su alcune categorie professionali, concetto in genere estendibile a cluster generazionali non nativamente avvezzi all’utilizzo delle tecnologie informative.

Il 23,0% delle aziende, infine, dichiara di avere dei gap limitati da gestire piuttosto che di non averne proprio e di sentirsi quindi con un capitale umano adeguato a questo percorso di digital transformation.

L’ultimo punto, rilevante, emerso dalle interviste alle aziende fa riferimento al budget da dedicare all’innovazione. Nel 2020 molte aziende hanno dovuto rivedere al ribasso il budget stanziato per l’innovazione. Il lockdown ha infatti imposto di posticipare, congelare o annullare molti progetti che erano stati previsti.
L’obiettivo e la speranza per il 2021 è che vi sia un “rimbalzo” e che l’innovazione torni ad essere trainante negli investimenti delle aziende. Questo porterà il sistema logistico italiano, insieme ad una politica che preveda dei programmi volti all’implementazione di un sistema nazionale di mobilità e logistica resiliente, a poter presidiare in modo più competitivo lo scenario in cui questo settore si inserisce. 

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