Si è chiuso il 9 ottobre, con l’assegnazione del Premio agli eLeader nell’era Covid, il Digital Health Summit 2020 edizione “full digital”. Importanti i numeri della manifestazione, che si è svolta su 4 giorni, con oltre 20 ore di diretta distribuite su 15 stanze virtuali con 93 speaker, seguite da oltre 2.000 partecipanti (800 le registrazioni sul sito).

Digital Health Summit 2020 rappresenta soprattutto un percorso, iniziato a fine anno scorso con la costituzione dell’Advisory Board a cui hanno preso parte le principali Associazioni della filiera del Life Science: Aiic, Aisis, Aopi, Assobiotec, Assogenerici, Confindustria Dispositivi Medici, Farmindustria, Fiaso, IIT e che conta 15 membri; proseguito con una survey online lanciata sul sito un mese prima dell’evento e che ha tracciato il sentiment di tutti gli operatori della filiera sulle modalità con cui è stata affrontata l’emergenza e su cosa occorrerebbe fare; infine concluso con una serie di instant survey promosse nelle sessioni tematiche dedicate alla sanità digitale.

L’edizione ha riscosso un ampio consenso presso il sistema dell’offerta e dell’industria che sostiene il sistema salute e tutta la sua filiera: 28 le aziende sostenitrici dell’evento, che hanno portato ben 35 use case concreti nelle varie sessioni. Infine, tanti gli speaker di rilevo nazionale e internazionale che hanno costellato l’evento attraverso 6 tavole rotonde e 19 main speech.

La sanità ai tempi del Covid: lezioni apprese e criticità

Tra i temi centrali di questa edizione la gestione dell’emergenza sanitaria della prima fase, dando evidenza a cosa non ha funzionato e quali sono gli aspetti di cui fare tesoro per il futuro, mettendo a fuoco esperienze, use case, modelli virtuosi.

La survey a cui ha risposto in modo molto partecipato la Community del DHS (con 203 risposte raccolte durante il mese di settembre), ha messo in evidenza in primo luogo una intensa consapevolezza sul ruolo strategico che hanno una governance e un coordinamento centrale nell’affrontare una pandemia, supportati da un sistema di monitoraggio e vigilanza a livello locale, e da un modello che sia in grado di potenziare la sanità territoriale. Aspetti questi che sono mancati in Italia, almeno all’inizio della pandemia, che ha colto di sorpresa l’intero sistema.

DHS 2020 – La Community valuta gli ambiti di azione critici su cui lavorare

Governance, pianificazione e territorio sembrano essere le parole chiave apprese con la pandemia. Naturale che l’accento venga posto sui piani e gli strumenti per monitorare la situazione della salute pubblica, tanto che si ritiene meno strategico, una conseguenza naturale di una corretta programmazione, la necessità di sistemi di acquisto più efficaci e l’incremento dei posti di terapia intensiva.

La Community segnala tra le lezioni della pandemia anche l’importanza di una sanità digitale più strutturata e l’importanza delle reti multidisciplinari e collaborative per fare fronte a situazioni per buona parte nuove e sconosciute: la messa a fattore comune di competenze differenti viene ritenuta un plus da coltivare.

Le lesson learned sono una diretta emanazione delle mancanze nell’affrontare la pandemia. Le principali carenze sono individuate nella capacità di gestione del sistema sanitario, in particolare la Community sottolinea la mancanza di un modello di sanità territoriale che risulta la grande assente per il 56% dei rispondenti, seguita dall’assenza di un coordinamento complessivo (49%) e da una visione sistemica complessiva (39%).

DHS 2020 - Le mancanze nell'emergenza
DHS 2020 – Le mancanze nell’emergenza

Il disegno sistemico della sanità si completa con le azioni necessarie per il futuro che si sostanziano nello sviluppo della medicina da remoto tramite la telemedicina, indicato da ben il 65% dei rispondenti; nel digitalizzare i processi e dove possibile automatizzarne almeno una parte, indicato dal 58% della Community; nell’integrare e distribuire dati e informazioni nei due sensi centro/territorio (53%); nel supportare le decisioni tramite sistemi di analitycs (41%). Altri elementi ritenuti importanti sono l’utilizzo di app per la medicina territoriale, AI a supporto della gestione dei servizi sanitari, Digital Twin.

Digital Twin
DHS 2020 – I fattori cardine per un disegno sistemico di sanità digitale

Il mercato della sanità digitale e il Big Data Hub

Il ruolo del digitale è estremamente importante nell’implementazione di un sistema sanitario efficiente, tuttavia ad oggi esiste un problema di qualità e quantità del digitale in sanità.

Il mercato della sanità digitale nel 2019 sfiora gli 1,8 miliardi di euro e nel 2020 i dati di preconsuntivo stimano un lieve incremento (2,3%) a causa dell’accelerazione di alcuni progetti indirizzati dall’emergenza (ad esempio i progetti di dematerializzazione della cartella clinica), mentre altri sono stati avviati per rispondere all’emergenza (integrazione dei nuovi dispositivi medicali, nuove reti per i nuovi reparti Covid-19, l’abilitazione dello smart working per citarne alcuni). Anche a livello regionale si è assistito a progetti e gare su sistemi di monitoraggio epidemiologico o per lo sviluppo di sistemi di telemedicina.

DHS 2020 - Il mercato della sanità digitale
DHS 2020 – Il mercato della sanità digitale

Per il 2021 ci potrebbe essere un buon incremento del mercato a causa della crescita dei progetti legati alla sanità territoriale, in primis la telemedicina, un maggiore sviluppo della componente BI e analytics, la crescita della AI applicata non solo alla diagnostica ma anche alla gestione delle visite e delle liste d’attesa.

La spesa, tuttavia, è ancora drenata per la maggior parte (80%) dalla componente manutentiva legata al running di un parco applicativo mediamente molto obsoleto e caratterizzato da molte personalizzazioni scarsamente integrati tra loro, che non lasciano spazio a nuovi progetti.

Allargando lo sguardo lungo la filiera e focalizzando l’attenzione al mercato dei dispositivi medicali, secondo Confindustria Dispositivi Medici, il suo valore è pari a 11,4 miliardi di Euro (spesa mercato domestico). Anche in questo caso, tuttavia, il mercato appare caratterizzato da una estrema obsolescenza e scarsa innovazione del parco installato: basti pensare che oltre il 50% dei ventilatori di terapia intensiva ha un’obsolescenza di oltre 10 anni.

Anche in questo caso si pone un tema di qualità del mercato e di innovazione delle tecnologie presenti. Ancora una volta, quindi, la spesa sarebbe da riprogettare profondamente, elevandone la qualità, anche rivedendo i meccanismi di procurement in base alle esigenze degli utilizzatori.

Revisione della spesa, innalzamento della qualità e disegno di un modello complessivo di sanità digitale sono quindi gli aspetti fondamentali per il futuro.

Il digitale dovrebbe rappresentare il tessuto cerebrale e nervoso di tale sistema.

NetConsulting cube ipotizza un cuore centrale, un Big Data Hub Nazionale, alimentato da dati anagrafici, amministrativi, di spesa farmaceutica, di struttura, dati socio-sanitari, clinici e ambientali provenienti da tutto il sistema. Il Big Data Hub inoltre prevede una componente, opportunamente anonimizzata di informazioni, che compongono l’Open Data Hub a disposizione per l’ecosistema innovativo di start up, provider, università per fare Open Innovation.

Gli output di questo Big Data Hub sono di diverso tipo a seconda dell’attore del sistema che vi accede (Ministero ed enti centrali, Regioni, sistema della Ricerca, Aziende…) e possono ad esempio alimentare sistemi di Population Health  Management per attuare politiche di programmazione e prevenzione sanitaria o di Electronic Health Record dei singoli cittadini, oltre a essere da base per analisi predittive di diverso tipo.

Alla base del sistema le informazioni devono circolare tra i vari soggetti, attraverso l’integrazione dei sistemi basati sugli standard di interoperabilità del settore, del cloud, e protetti da sistemi di business continuity e sistemi di sicurezza e cybersecurity.

La sanità territoriale deve realmente arrivare fino al cittadino, e interconnettere tutti gli attori del sistema, anche in questo caso viene in soccorso il digitale, attraverso la telemedicina, l’IoT, il 5G.

È evidente che nel progettare la sanità territoriale i processi vanno pensati già in logica digitale, ad esempio privilegiando la telemedicina per la gestione dei pazienti fragili o il teleconsulto per integrare i medici di Medicina Generale con quelli specialistici.

Due elementi trasversali a tutto il sistema sono rappresentati da una supply chain funzionante e sburocratizzata che premi la qualità delle soluzioni e sia coerente con gli obiettivi del sistema, e il principio della Value Based Healthcare diffusa a tutti i livelli, dove quindi ad ogni prestazione corrisponde il valore espresso rispetto al paziente tramite un costo e un esito tracciati.

DHS 2020 - Sanità territoriale e supply chain
DHS 2020 – Sanità territoriale e supply chain estesa

Se questo è il disegno complessivo, non bisogna però dimenticare l’execution per arrivare a implementare il sistema. È evidente che attorno al piano occorre creare e coltivare il consenso, ma al contempo occorre anche rafforzare alcune logiche di diffusione dell’innovazione e le relative competenze:

  • Sviluppare il consenso coinvolgendo tutti i professionisti del settore;
  • Sviluppare learning community multidisciplinari per lo scambio di esperienze di innovazione e per diffondere le best practice sul territorio attraverso gli eLeader;
  • Rafforzare le competenze miste manageriali e digitali attraverso la multidisciplinarietà;
  • Considerare l’intera filiera del Life Science come strategica per il sistema Paese, incentivando l’industria e la produzione locale in Italia con politiche industriali coerenti con gli obiettivi del modello sanitario futuro

Leggi tutti gli approfondimenti dello Speciale Digital Health Summit 2020

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi l'articolo: