Il 2 novembre il social network di Mark Zuckerberg ha subito un nuovo colpo alla sua reputazione. La BBC ha scoperto che i log delle chat private di – almeno – 81.000 account di Facebook erano in vendita su un forum a 10 centesimi l’uno (https://www.bbc.com/news/technology-46065796), ma, questa volta, non sarebbe stato Facebook ad essere hackerato, bensì i browsers con i quali si accede al noto social.

Antonello Soro, Garante per la Privacy
Antonello Soro, Garante per la Privacy

Secondo il Garante per la Privacy, Antonello Soro: “il problema principale è che si sottovaluta il significato della protezione dei nostri dati […] I dati sono la proiezione informatica della nostra vita reale. Ogni violazione può avere conseguenze concrete: da una esposizione non desiderata della nostra persona, fino alla salute se, per esempio, i dati manipolati sono quelli di una cartella sanitaria”.

L’attenzione mediatica in merito ai dati digitali è evidentemente molto alta in quanto costituisce una rivoluzione per la nostra società e rappresenta una grande opportunità per il futuro. Proprio per questo motivo è importante ottenere il massimo dalle tecnologie ICT, evitando – al contempo – le loro conseguenze deteriori. Parlando di rivoluzioni, nel libro “La Quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo”, Luciano Floridi scrive: 

Luciano Floridi
Luciano Floridi, scrittore

“I ricercatori della School of Information di Berkley hanno stimato che l’umanità abbia accumulato approssimativamente 12 esabyte di dati nel corso della storia fino alla diffusione dei computer […] secondo uno studio più recente il totale è cresciuto fino a più di 1600 esabyte tra il 2006 e il 2011 […] questo numero tende a crescere di quattro volte pressappoco ogni tre anni, cosicchè si sono raggiunti gli 8 zettabyte di dati entro il 2015. Ogni giorno viene generato un numero sufficiente di dati da riempire tutte le biblioteche americane più di otto volte”.

Oggi è possibile raccogliere e processare enormi quantità di dati. Ciò comporta che, ogni giorno che passa, siamo meno in grado di vagliare la qualità delle informazioni che archiviamo e, di conseguenza, riteniamo importanti. In poche parole siamo passati da un approccio qualitativo alle informazioni ad uno quantitativo: ogni dato raccolto è utile per effettuare delle previsioni il più possibile accurate di ciò che capiterà in futuro.

Nassim Nicholas Taleb, Professore di Gestione del Rischio dell’Università di New York
Nassim Nicholas Taleb, Professore di Gestione del Rischio dell’Università di New York

Sul punto si è soffermato anche Nassim Nicholas Taleb il quale, nel libro “Antifragile” sostiene una posizione diametralmente opposta: “più dati si ottengono, meno si saprà che cosa accade. Le persone vivono ancora nell’illusione che scienza significhi più dati.

Ho trovato il pensiero di Taleb, attualmente Professore di Gestione del Rischio dell’Università di New York, particolarmente interessante. Il corollario della sua opera è il seguente: nella nostra società, sopravvive chi è in grado di discernere l’informazione utile dal mero rumore. In questo senso il GDPR è assolutamente innovativo in quanto permette di acquisire una metodologia per trattare i dati che, in base ai principi di pertinenza, completezza e non eccedenza, diminuisce esponenzialmente il rischio di subire data breach di dati (che – spesso – non si è nemmeno consci di trattare) e permette persino di aumentare l’efficienza produttiva aziendale in un’ottica di prevenzione di danni reputazionali.

Per citare nuovamente Taleb: “Il vero eroe […] è colui che previene una calamità e ovviamente, dato che la calamità non si è verificata, non ottiene alcun riconoscimento o gratifica”, ma, aggiungerei, nel lungo periodo guadagna offrendo sul mercato un servizio affidabile e concorrenziale.

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