Oltre 5 milioni di voci in lingua inglese, ben 17 edizioni con un milione di parole, tra cui quella italiana che ne conta circa uno e mezzo (cifra superata proprio nel 2019), e ancora 42 lingue con oltre 100mila voci, per una copertura di circa 300 Paesi. E’ difficile trovare qualcuno che non sappia cos’è Wikipedia (tra i dieci siti più visitati al mondo), e che non si rivolga all’enciclopedia online più conosciuta, quando deve fare una ricerca, risolvere un dubbio, cercare numeri e dati, capire di più un argomento.
L’enciclopedia on-line, che in questa settimana compie 19 anni e ha festeggiato a Milano, Bari e Trento (ma anche nella vicina Svizzera a Chiasso) – al di là delle critiche – dimostra la capacità di stare al passo con i tempi, ed è in grado di offrire probabilmente come nessun’altra fonte enciclopedica online aggiornamenti puntuali anche sulle tecnologie emergenti. E’ un esempio evidente dei benefici e delle possibilità offerte dalla diffusione della conoscenza libera e condivisa.
In Italia Wikipedia vive grazie alla comunità di volontari attivi sull’enciclopedia e all’associazione Wikimedia Italia, capitolo nazionale riconosciuto dalla Wikimedia Foundation. Si tratta di un’organizzazione di promozione sociale che dal 2005 opera in Italia per diffondere il sapere libero e per sostenere i progetti Wikimedia, contenitori e generatori del sapere libero, come Wikipedia e OpenStreetMap. Lo scopo principale dell’associazione è proprio, lo riportiamo, “contribuire attivamente alla diffusione, al miglioramento e all’avanzamento del sapere e della cultura, attraverso la produzione, la raccolta e la divulgazione gratuita di contenuti liberi che incentivino le possibilità di accesso alla conoscenza e alla formazione”.
Pochi invece riflettono sul fatto che il nome Wikipedia – “cultura veloce” – è in parte hawaiano. La prima metà del termine ha quell’origine, e l’altra metà la trova nel greco antico (παιδεία, paideia, formazione). Lanciata da Jimmy Wales e Larry Sanger il 15 gennaio 2001, la nascita del progetto è da rintracciare in Nupedia (appena un anno prima) le cui voci erano scritte da esperti volontari attraverso un processo formale di revisione.
Poi nel 2003 è nata, appunto, Wikimedia Foundation, l’organizzazione non profit che sostiene Wikipedia e i progetti fratelli. Sì, perché attorno a Wikipedia vive una serie di iniziative interessanti e decisamente meno conosciuta che comprende Wiktionary, Wikibooks, Wikisource, Wikispecies (catalogo aperto di tutte le specie viventi), Wikiquote, Wikinotizie, Wikiversità e Wikivoyage.
Bisognerebbe inoltre riflettere sul fatto che Wikipedia di per sé rappresenta anche quasi un miracolo, basta pensare che l’enciclopedia è completamente gratuita e priva di pubblicità e vive unicamente grazie alle libere donazioni degli utenti e alle raccolte di fondi.
Si sviluppa sulla convinzione che la collaborazione tra gli utenti possa nel tempo migliorare le voci (cosa che è effettivamente accaduta anche se si pensa al mondo open source) e chiunque visita il sito può creare o modificare una voce e vedere pubblicate le relative modifiche, inoltre tutte le modifiche alle voci di Wikipedia sono archiviate in una cronologia delle versioni accessibile a chiunque per le verifiche del caso.
Certo, vi sono anche gli “addetti ai lavori”, sono diverse migliaia di persone con ruoli diversi: sviluppatori, steward, check user, oversight, burocrati e amministratori. E le modalità di partecipazione sono le più svariate, compresa semplicemente quella economica. Nessun progetto vive d’aria.
La licenza che governa l’utilizzo delle voci che arricchiscono Wikipedia (Creative Commons) permette la “redistribuzione, la creazione di opere derivate e l’uso commerciale del contenuto a condizione che si mantenga l’attribuzione agli autori e che il contenuto rimanga disponibile sotto la stessa licenza”. Il sapere condiviso non significa non abbia un autore.
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