Le app di tracciamento rappresentano uno strumento importante per il controllo della diffusione dei contagi da coronavirus e la maggior parte dei Paesi membri UE ha nel tempo lanciato un’applicazione nazionale o ha comunque previsto di farlo.
Sull’importanza dell’utilizzo di queste app di recente è intervenuta anche Stella Kyriakides, commissaria per la Salute e la Sicurezza alimentare UE in una nota, in cui ha posto l’accento sul fatto che le “applicazioni di tracciamento dei contatti e allerta per il coronavirus che funzionano al di là dei confini nazionali possono essere strumenti potenti per aiutarci a contenere la diffusione della Covid-19 ]…[ e se diffuse a sufficienza possono aiutare a spezzare la catena delle infezioni”.
L’Italia, come è noto, si è mossa tra i primi con l’app Immuni, anche se le percentuali dei cittadini che l’hanno scaricata è ancora di fatto limitata e, nel momento in cui scriviamo, sono appena circa 6,5 milioni gli utenti italiani (mentre a livello europeo comunque non supera il 10% la percentuale della popolazione dei Paesi che dispongono di un’app al riguardo e la usano). Allo stesso tempo si è alzato il livello di attenzione anche sull’importanza di un’azione concertata tra i Paesi UE.
Proviamo a fare il punto della situazione. La Commissione ha reso noto che i Paesi già operativi con un’app di tracciamento oltre all’Italia sono Austria, Croazia, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Malta, Olanda, Spagna, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Regno Unito. Tra i Paesi prossimi al lancio vi sono il Belgio, l’isola di Cipro e la Lituania. E’ facile immaginare come l’utilità delle app di tracciamento sia legata non solo al suo buon funzionamento nel Paese di utilizzo ma anche all’effettiva interoperabilità con le app degli altri Paesi.
A seguito quindi dell’accordo degli Stati membri sulle specifiche tecniche, per garantire lo scambio sicuro di informazioni tra i back-end delle applicazioni nazionali di tracciamento dei contatti (e agli allerta basate su un’architettura decentrata), la Commissione ha pensato all’istituzione di un servizio gateway di interoperabilità funzionale questo scopo.
Per garantire il funzionamento transfrontaliero delle applicazioni di tracciamento dei contatti e allerta, gli Stati membri, con il sostegno della Commissione, hanno concordato a maggio gli orientamenti sull’interoperabilità, quindi a giugno è stata emanata una serie di specifiche tecniche, mentre la Commissione è passata a una prima fase esecutiva per fornire una base giuridica per l’istituzione del servizio gateway.
Il gateway, che ora c’è, ed è stato sviluppato e realizzato da T-Systems con Sap, sarà gestito dal data center della Commissione in Lussemburgo e sarà operativo a partire da metà ottobre, al termine della fase di test. Vi stanno già partecipando Italia (con Immuni), Danimarca, Germania, Irlanda, Repubblica ceca e Lettonia. Nel tempo si aggiungeranno gli altri Paesi, che entreranno in testing entro la fine di novembre e poi saranno operativi entro la fine dell’anno.
La buona notizia è che tra i primi Paesi che saranno operativi con le rispettive app sviluppate sulle piattaforme Android (Google) e iOS (Apple), dal 17 di ottobre c’è proprio l’app italiana Immuni, che sarà in grado di interfacciarsi, inizialmente, con le app di Germania e Irlanda.
Il gateway servirà a garantire la trasmissione delle informazioni tra i server di back-end delle altre applicazioni in modo da consentire alle app di funzionare anche oltre frontiera, ed in modo da permettere agli utenti di installare un’unica applicazione (quella che già utilizzano) e poter segnalare (o ricevere l’allerta del caso) in relazione a un contatto positivo. La Commissione infatti ha specificato che gli utenti non dovranno procedere con il download di una nuova app e nemmeno dovranno riscaricare Immuni, se già la utilizzano, ma semplicemente potranno eseguire un update dell’app utilizzata, così come si è abituati a fare con le altre app.
Come spiega la Commissione, il gateway sarà in grado di far circolare gli identificativi arbitrari tra le diverse app, in modo da ridurre quanto più possibile la quantità di dati che gli utenti devono scaricare. Le informazioni ovviamente sono criptate e vengono conservate solo per il tempo necessario al tracciamento, senza permettere l’identificazione delle singole persone.
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