L’idea di una moneta digitale europea, controllata comunque dalla Banca Centrale (Bce), che continuerebbe ad emettere anche banconote cartacee e moneta, è allo studio da diversi mesi ed in questi giorni il dibattito relativo alla creazione di un euro digitale ha compiuto alcuni passi avanti.

La Bce nel corso dello scorso autunno ha presentato un report su motivazioni, effetti e funzionalità dell’euro digitale, la cui nascita sarebbe prevista – se ne venisse decisa definitivamente la realizzazione – da qui a 4/5 anni e porterebbe con sé una serie di funzionalità tipiche delle “monete virtuali”, senza però essere assimilabile ad una criptovaluta. Diversamente da Bitcoin, infatti, l’euro digitale sarebbe una Central Bank Digital Currency (Cdbc) controllata dalla Bce, e di fatto distante anche dall’idea delle stablecoin (criptovalute con un prezzo stabile perché ancorato ad altri asset, per esempio altre monete correnti) potenzialmente in grado di mettere a rischio comunque la sovranità monetaria.

L’euro digitale affiancherebbe il contante, senza sostituirlo, ma amplierebbe anche la scelta sulle possibilità di pagamento e renderebbe più semplice farlo, permettendo di sostenere allo stesso tempo la digitalizzazione dell’economia europea ed incoraggiando l’innovazione nei pagamenti al dettaglio.

Si vorrebbero quindi combinare l’efficienza di una moneta di scambio digitale con la sicurezza per i mercati garantita dalla Banca Centrale, e soprattutto si potrebbe evitare la dipendenza da strumenti di pagamento digitali emessi e controllati all’esterno dell’area euro, potenzialmente in grado di minare la stabilità finanziaria europea.

L’euro digitale per certi aspetti potrebbe rappresentare la risposta della Banca Centrale anche ai tentativi di “conio” di moneta digitale (come per esempio Libra) fuori dal controllo degli enti regolatori e con scarse garanzie per quanto riguarda per esempio proprio il tema della privacy.

Non sfuggono infatti i rischi legati alla possibilità di elaborazione su larga scala dei dati dei consumatori legati direttamente alle loro disponibilità di spesa, con una pericolosa riduzione dell’asimmetria informativa alla base dell’intermediazione finanziaria, o la possibilità di un commercio dei dati tra oligopoli volti di fatto a limitare la scelta dei consumatori. L’euro digitale si configurerebbe dal punto di vista tecnologico comunque come un portafoglio di moneta “elettronica” disponibile tramite un’app sullo smartphone, per esempio, alternativo a contanti e carte di pagamento e collegato eventualmente al conto bancario.  

Euro digitale, le valutazioni sul progetto

Al momento la Bce si trova ancora nella fase preparatoria del progetto; se ne sta elaborando l’impianto teorico ed è stata avviata anche una consultazione pubblica al riguardo che si è conclusa il 12 gennaio 2021 (i risultati sono attesi per la primavera prossima). Proprio verso la metà dell’anno, a giugno 2021, è attesa ora la decisione definitiva che innescherà i passi successivi fino all’eventuale emissione.

Fabio Panetta
Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce

L’euro digitale dovrebbe essere integrabile con i mezzi di pagamento forniti dagli altri operatori privati, offrire servizi aggiuntivi, essere affidabile e soprattutto nascerebbe senza disintermediare la Banca Centrale; non sarebbe soggetto alla volatilità tipica delle cryptovalute, quindi – perché garantito – ma allo stesso tempo permetterebbe di alimentare la competitività del mercato nell’era dei pagamenti digitali.

“Si sta lavorando – come spiega Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce – “per realizzare un euro digitale pienamente integrabile con i mezzi di pagamento offerti da operatori privati, al fine di stimolare l’offerta di nuove modalità di pagamento utilizzabili dai consumatori ovunque in Europa. In un progetto per cui la tutela della privacy rappresenta un obiettivo prioritario, data la sua importanza al fine di preservare la fiducia consumatori nell’euro digitale”.

Lo stesso Panetta non ha mancato di sottolineare, nel corso di un suo recente intervento, i risultati di un sondaggio sui pagamenti da cui emerge come è importante che l’Eurosistema resti impegnato su entrambi i fronti, da un lato l’euro digitale, dall’altro il “ciclo del contante” di cui resta fondamentale “garantire il regolare funzionamento anche per l’inclusione finanziaria delle fasce di cittadini più vulnerabili o prive di competenze digitali”, comunque senza trascurare di valutare come “a mano a mano che i consumatori e i pagamenti privati si spostano verso strumenti digitali, occorre ripensare la natura e le funzioni del bene pubblico di primaria importanza rappresentato dalla moneta sovrana emessa dallo Stato, al fine di garantirne la disponibilità nell’era digitale”.

L’euro digitale potrebbe fungere anche come catalizzatore a livello internazionale garantendo un’agile interoperabilità digitale con le valute ma, come spiega Panetta, nel suo più recente intervento nel corso di un seminario online Evolution or Revolution The Impact of a digital euro on the financial system, “deve essere adeguatamente progettato a tutela della stabilità monetaria e finanziaria, dei rischi di disintermediazione”, senza bloccarne le potenzialità per esempio quelle relative alla disponibilità di liquidità sicura anche in volumi considerevoli, ma senza costi, e quelle legate alla disponibilità di un euro digitale accessibile anche ai non residenti che potrebbe favorirne l’utilizzo.

Per impedirne l’utilizzo come forma di investimento e i rischi relativi a grandi afflussi da depositi bancari, si potrebbe per esempio consentire l’utilizzo dell’euro digitale anche per transazioni importanti semplicemente richiedendo il reindirizzamento su un conto bancario dei fondi in entrata superiori a un limite stabilito per utente. Il progetto è davvero ancora in fase iniziale e il digitale non pone limitazioni, solo con l’impianto definitivo sarà possibile valutare appieno debolezze e punti di forza dell’idea.

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