I nodi intermedi tra una rete centrale (detta dorsale) e tutte le relative sottoreti portano poi i dati fino alle infrastrutture/device di consumo finali e nel campo delle telecomunicazioni rappresentano i gangli chiave delle reti di backhaul. Sono così definite quelle che utilizzano diverse tecnologie con e senza fili e hanno come obiettivo principale proprio il collegamento, o meglio l’interconnessione, tra le reti.

In senso più esteso il funzionamento delle reti di backhaul è regolamentato da specifici contratti relativi a diritti/obblighi di movimentazione dei pacchetti da e per la rete dorsale. Contratti che regolano, lo si può immaginare, anche tutti gli accordi relativi alla qualità dei servizi tra chi commercia all’ingrosso banda e la rivende ai singoli “dettaglianti”. Semplificando al massimo, parlando di reti di backhaul, altrimenti definite anche “reti di ritorno”, ci si riferisce quindi alle componenti che dialogano con l’Internet globale, che vi accedono in cambio di un pagamento all’ingrosso, tramite uno scambio ethernet o un’altra modalità di accesso alla rete centrale o anche intermedia. Si parla di reti al servizio dei ‘dettaglianti’, quelle che collegano gli edifici e il cui traffico è addebitato ai clienti direttamente.

Backhaul
Backhaul – Una raffigurazione semplificata dell’idea di backhaul

Le reti di backhauling rappresentano per definizione un prerequisito per lo sviluppo delle reti di accesso ed è importante quindi per ogni Paese mapparne le prestazioni. Anche perché a loro volta sono in grado di catalizzare investimenti anche solo per crescere, in relazione al bisogno di incrementare la capacità di trasmissione che è molto più ampia delle di quella delle singole reti.

In Italia, con la chiusura dell’anno 2023 è arrivato l’input del dipartimento per la Trasformazione Digitale che ha incaricato Infratel Italia di avviare la mappatura del caso, sull’intero territorio nazionale, proprio a supporto delle reti di accesso. Un input in linea con la Strategia italiana per la banda ultralarga 2023-2026, cui  è seguito il lancio della consultazione degli operatori chiamati ad inviare i dati entro la fine del mese di gennaio 2024, secondo le indicazioni riportate nel dettaglio sul sito Infratel.

L’avvio della mappatura rappresenta un passo fondamentale nel nostro Paese per la definizione delle azioni governative in materia, in particolare per il fine di individuare le aree del Paese in cui al 2026 il backhauling non consentirà di trasportare il traffico dati in maniera adeguata. Un lavoro, tuttavia, che si sarebbe dovuto fare da diversi anni, anche considerato che, sul campo, non esiste di fatto per tantissime zone del nostro Paese un reale ‘catasto’ unico di quali cavi e di chi scorrano sotto le strade delle nostre città, quando si parla di telecomunicazioni. Una situazione che se non fosse critica potrebbe semplicemente far sorridere.  

Backhauling, come avviene la mappatura

Ora si parte. La mappatura deve essere effettuata ai sensi degli orientamenti comunitari e avrà lo scopo di conoscere se i punti di raccolta della rete fissa di accesso (su portante fisico o radio Fwa) esistenti, o pianificati entro il 2026, “dispongono di rete di backhaul in grado di trasportare il traffico offerto dalla rete di accesso in grado di fornire velocità di connessione in download pari o superiore a 300 Mbit/s nel periodo di picco per ciascuna UI passed”.

Per ciascun punto di raccolta, come sopra definito, si vuole in particolare conoscere nel modo più puntuale la presenza di infrastruttura di rete di backhaul su portante ottico (in esercizio o pianificata a tre anni), lo stato di occupazione dell’infrastruttura (minitubi disponibili, minitubi disponibili in quantità limitata, minitubi saturi), l’eventuale previsione di interventi di “desaturazione” dell’infrastruttura pianificati a tre anni, la presenza di cavi in fibra ottica di backhaul (in esercizio o pianificata a tre anni).
E ancora, lo stato di occupazione dei cavi in fibra ottica (fibra disponibile, fibra disponibile in quantità limitata, cavi saturi), l’eventuale previsione di interventi di posa di nuovi cavi, nei minitubi disponibili, pianificati a tre anni, la presenza di fibre ottiche di backhaul, in cavi di operatori terzi acquisite in Iru. Sempre per ciascun punto di raccolta, dovrà essere indicato il numero delle unità immobiliari raccolte ed una serie di altre specifiche per cui rimandiamo al documento stesso Infratel.

Al termine della raccolta, i dati saranno utilizzati per le finalità legate all’iniziativa ma saranno anche resi disponibili a terzi in formato aggregato e disaggregato, e reperibili mediante il sito bandaultralarga.italia.it, fatta salva la possibilità di presentare istanze motivate di riservatezza, contestualmente alla trasmissione dei dati.

Infratel stessa notifica infine che al fine di minimizzare il rischio che una semplice “manifestazione di interesse” da parte di un operatore possa ritardare o impedire la realizzazione delle reti a banda larga, richiederà l’impegno dell’operatore a trasmettere, con periodicità annuale, un aggiornamento sullo stato di avanzamento dei piani dichiarati e nel caso in cui l’operatore non attui il piano dichiarato, “avrà facoltà di procedere con l’esecuzione di piani di intervento pubblici nonché a dare comunicazione dell’inadempimento dell’operatore sul proprio sito istituzionale”.

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