API, tre punti chiave per proteggerle
“La visibilità è assolutamente fondamentale. Ci troviamo di fronte a volte a realtà che messe di fronte al ‘riconoscimento’ di decine e decine di API attive si stupiscono”.
Il metodo di Criticalcase
Criticalcase incontra le aziende proprio in questo scenario. “Si tratta di realtà che già aiutamo nell’indirizzare il tema della security tout court, con Akamai, di cui siamo partner. Giorno per giorno lavoriamo con loro, riguardo l’ottimizzazione delle architetture, la soluzione e la prevenzione degli attacchi, eventuali update e upgrade.
Individuiamo quindi anche eventuali aree grigie nelle aziende, attivando l’attenzione dei Cio su eventuali criticità, come farebbe un partner/consulente”. Criticalcase quindi vive il “day-by-day” con i team dei clienti, instaura con loro un rapporto stretto e, proprio a partire da questa conoscenza profonda, è poi in grado di consigliare l’eventuale adozione di una nuova soluzione. Si pensi per esempio al problema della “visibilità” sulle API. “Ecco, aiutare i clienti significa allora seguirli dal setup all’installazione, dall’affiancamento per la messa in execution, fino alla verifica degli update”, spiega Bellissimo. E’ l’approccio di Criticalcase: lavorare direttamente con i team, conoscere a fondo la loro postura di sicurezza, quali soluzioni sono attive, quali possono ostacolare l’efficienza del business, ed indicare gli ambiti in cui è possibile fare meglio.
Il “go” dei progetti dipende ovviamente da una componente tecnica e da una economica. “La scelta delle soluzioni di Akamai – vuole precisare Bellissimo – fa subito contenti i clienti dal punto di vista dell’integrazione con i sistemi perché parliamo di soluzioni che richiedono al cliente un effort pari a zero per il setup. Effort del tutto a carico del partner ed Akamai. Al cliente si chiede semplicemente la collaborazione nell’analisi dell’API”. Solo in questa fase, dopo che i partner tecnologici hanno messo a terra la soluzione, entra in gioco il cliente. Nel caso, comunque, i partner con i loro tecnici possono sempre affiancare le aziende nell’analisi delle API, sulla scorta degli input segnalati dal cliente.
Il modello di go-to-market dal punto di vista commerciale è abbastanza semplice, a consumo. La soluzione si paga a consumo, quindi il costo cresce con l’incremento del traffico. Allo stesso tempo, proprio con volumi di traffico più elevati diventa sempre più conveniente, in un meccanismo win-win sia per Akamai, sia per Criticalcase, sia per i clienti.
I vantaggi per i clienti
Tanti i vantaggi della proposta di Akamai riconosciuti ma anche tanti quelli che i clienti riconoscono alla ‘metodologia’ proposta da Criticalcase che ovviamente è pronta a tutte le customizzazione necessarie per offrire ai clienti funzionalità ‘cucite su misura’.
“Il brand Akamai – dettaglia ancora Bellissimo – è riconosciuto con favore a livello globale. Quando un cliente approccia Akamai sa di scegliere il meglio, come riconoscono per esempio gli analisti di Gartner nei loro Magic Quadrant, a seconda delle soluzioni proposte, con Akamai sempre posizionata in alto a destra”. Un vantaggio perché il cliente che lo sa si affida volentieri, e chi non ha mai avuto occasione di utilizzare le soluzioni Akamai, o non conosce il brand, trova un rapido riscontro favorevole che poi viene ulteriormente dettagliato dal partner. “Lavorare con un brand come Akamai agevola quindi anche il partner, per la qualità dei prodotti. Qualsiasi soluzione disponibile nei diversi comparti, compreso Akamai API Security, offre le garanzie di efficienza richieste, di continuità di funzionamento, e fa quello che è stato raccontato. Non sarà mai da giustificare una defaillance, e l’evoluzione della soluzione stessa continua nel tempo grazie all’impegno di interi team dedicati. Tiene conto sempre dell’evoluzione degli scenari cybersecurity, ma anche dell’esigenza di ‘continuità’ dei clienti, con politiche di dismissioni attente alle esigenze dei clienti che comunque non vengono lasciati mai soli”. Un aspetto da non dimenticare mai poi è il supporto. Dai team locali che seguono passo a passo, al supporto 24 ore su 24, sette giorni su sette a livello globale, anche in chat. Sempre c’è un esperto pronto a rispondere.
“Criticalcase sfrutta al meglio le qualità dei prodotti Akamai per accompagnare i clienti – prosegue Bellissimo -. Le soluzioni che out of the box già sono potenzialmente efficaci possono essere rese operative in misura sartoriale nel supporto day-by-day. Per fare questo Criticalcase ‘vive’ con il cliente le problematiche e le risolve.
Ed il cliente lo apprezza: “Le aziende dispongono del prodotto top di gamma, possono far conto su un partner da cui si sentono supportate, che le aiuta a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle, anche perché le soluzioni per la sicurezza sono tante ed i clienti hanno bisogno di capire come utilizzarle”. Criticalcase entra in gioco anche in questo caso perché è in grado di capire la componente di security che eventualmente manca per abbassare il livello di rischio. “Un rapporto ben diverso da quello con il commerciale che vuole proporre una soluzione per ‘vendere’, perché sono le stesse persone che hanno saputo risolvere i problemi nel momento critico ad indirizzare le mosse migliori”, puntualizza Bellissimo.
Vale anche nel caso in cui le aziende manifestano l’esigenza di “consolidare”, invece, le soluzioni utilizzate. “Quando si parla di sicurezza, la proposta Akamai evidenza le sue qualità di complementarietà. Non c’è praticamente alcuna sovrapposizione nella proposizione, per cui risulta più semplice anche indirizzare il cliente”.
Nel mondo della sicurezza “togliere” non è sempre l’approccio migliore, perché se le soluzioni lavorano di concerto tra loro si riesce ad individuare criticità che, sfuggite ad un servizio, vengono intercettate da un altro. Ma non si può lavorare nemmeno pensando di disporre di budget infiniti “e la catena delle soluzioni non può allungarsi a dismisura, perché questo danneggia poi di sicuro le performance”. Oggi di sicuro i budget per la sicurezza sono cresciuti, ma non sempre sono però sufficienti. Ecco allora che Criticalcase lavora sì con i clienti per ‘mettere ordine’, ma riconoscendo i limiti delle singole soluzioni e, proprio per questo, laddove vengono individuate delle lacune è il partner stesso a consigliare di mantenere attivi comunque i servizi in essere, quando sono utili. E’ questo proprio il ruolo dell’advisor, partner e consulente: aiutare i clienti a risolvere i problemi, in modo del tutto trasparente. Un merito riconosciuto sul campo a Criticalcase.
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