L’evoluzione tecnologica in corso – con l’incremento dei workload che diventano sempre più esigenti in termini di risorse, anche in relazione all’adozione dell’intelligenza artificiale, e complessi da gestire – sta marcando un’ancora più stretta dipendenza delle aziende dalle infrastrutture digitali e dal cloud. Allo stesso tempo, le organizzazioni sentono crescere il bisogno di mantenere ‘in casa’ la piena governance su dati e infrastrutture. Un aspetto che porta al centro l’importanza di tre concetti chiave: il valore dell’open source, al servizio dell’interoperabilità dei dati e per evitare il cloud lock-in. Elementi quindi che sono diventati cruciali per le organizzazioni che mirano a mantenere alta la flessibilità, ridurre i costi e migliorare l’efficienza operativa. In questo contesto è importante quindi ri-considerare il valore di queste tre componenti chiave. Lo facciamo sulla base dei riscontri più importanti suffragati dagli analisti di Gartner, Accenture e McKinsey.
Il valore di un approccio open
L’open source ha rivoluzionato il modo in cui le aziende sviluppano, distribuiscono e utilizzano software e tecnologie. Una scelta in questa direzione porta diversi vantaggi tra cui la riduzione dei costi, una maggiore flessibilità, la possibilità di poter risolvere prima i problemi, grazie ad un’ampia comunità di sviluppatori che contribuisce al miglioramento continuo del software e la certezza di poter trovare sempre alternative valide senza rimanere “bloccati” o vincolati alle scelte già compiute.
Secondo Accenture, come riportato nel suo Technology Trends 2024 – Tech Vision l’adozione di software riduce significativamente i costi operativi e di licenza e permette alle aziende di allocare risorse in altre aree strategiche. Si stima, addirittura, che l’uso di soluzioni open source possa ridurre i costi del software fino al 30% rispetto alle soluzioni proprietarie. Inoltre, la flessibilità offerta dalle soluzioni open source permette alle organizzazioni di personalizzare software e tecnologie in base alle loro esigenze specifiche, migliorando l’adattabilità e la reattività ai cambiamenti del mercato.
Innovazione e collaborazione
Le comunità open source sono il cuore pulsante dell’innovazione tecnologica. Gartner, nella sua analisi sui Top Strategic Technology Prediction 2023 e nella ricerca con focus specifico Hype Cycle for Open-Source Software (2023) sottolinea come “le soluzioni open source accelerino l’innovazione e torna sul tema della collaborazione tra gli sviluppatori sul valore di un rapido sviluppo di nuove funzionalità e la risoluzione dei problemi”. Questo ambiente collaborativo è essenziale per mantenere il passo con l’evoluzione tecnologica e per affrontare le sfide emergenti in modo efficace. Oggi un dato su tutti è indicativo al riguardo: secondo la Linux Foundation oltre il 90% delle aziende Fortune 500 utilizza software open source per innovare e migliorare i loro prodotti e servizi. Chi sceglie questa via ed adotta una strategia open source per le sue soluzioni cloud e AI, ottiene inoltre una maggiore flessibilità e riduce i costi di sviluppo, migliorando l’efficienza operativa. Certo non mancano le sfide. Una delle principali è la sicurezza: Gartner evidenzia che circa il 60% delle organizzazioni esprime preoccupazioni riguardo alla sicurezza delle soluzioni open ma sempre si parla di preoccupazioni che possono essere mitigate attraverso una gestione attenta e l’implementazione di pratiche di sicurezza avanzate, che è più facile applicare sulla base di un supporto più diffuso e di conoscenze più estese.
Le sfide dell’interoperabilità
Quando si parla di interoperabilità dei dati ci si riferisce alla capacità dei sistemi e delle applicazioni di scambiarsi informazioni in modo efficace. Un concetto fondamentale per le aziende moderne, poiché facilita la comunicazione tra diverse piattaforme e migliora la coesione delle operazioni aziendali.
L’interoperabilità dei dati permette alle organizzazioni di integrare e analizzare dati provenienti da diverse fonti, migliorando così la qualità delle informazioni disponibili per il processo decisionale. McKinsey, in proposito, nel suo studio Eight Ceo priorities for 2024, evidenzia come le aziende che implementano soluzioni di interoperabilità riescano a ottenere una visione più completa e precisa sulle loro operations, e approdino a decisioni più informate e strategiche. E già in uno studio precedente – Technology Trends Outlook 2023, la stessa McKinsey stimava che le aziende che avessero adottato strategie di interoperabilità dei dati avrebbero visto un miglioramento del 20-30% nella qualità delle decisioni aziendali. Un trend che è maturato ulteriormente.
Il tema è centrale anche nella prospettiva di Accenture che, quando parla di Data Analytics Services sottolinea che “l’interoperabilità dei dati aiuta a ridurre i silos informativi”, un problema comune in molte organizzazioni. Eliminando questi silos, le aziende possono migliorare la collaborazione interna e ottimizzare i processi aziendali, aumentando l’efficienza complessiva e la reattività. Secondo questo studio condotto nel 2023, “il 75% delle organizzazioni che ha implementato soluzioni di interoperabilità ha riportato una significativa riduzione dei silos informativi e un miglioramento della collaborazione tra i dipartimenti“. Vantaggi che poi si riflettono in tutti i verticali. Vantaggi vitali soprattutto nei verticali più critici, dove integrare informazioni provenienti da diverse fonti è indispensabile, anche per guadagnare una visione completa e traversale su tutti i percorsi di business.
Certo, anche in questo caso si parla di una sfida complessa, proprio e soprattutto dal punto di vista tecnico e dei possibili costi associati alla migrazione dei dati e all’integrazione dei sistemi esistenti. Senza contare che in ogni passaggio resta vitale garantire la sicurezza e la privacy dei dati, specialmente in settori come la PA e nell’ambito dell’healthcare, verticali che beneficerebbero in modo particolare di un’effettiva interoperabilità.
I vantaggi del cloud, evitando i lock-in
Un approccio basato sull’application modernization e la scelta del cloud come punto di riferimento architetturale portano vantaggi sicuri, ma possono rivelarsi un rischio insidioso per la crescita dei costi, soprattutto se si sceglie di affidarsi completamente alla proposizione di un hyperscaler. Quando un’azienda diventa dipendente da un singolo fornitore di servizi cloud, si può trovare a dover affrontare il problema del lock-in che rende difficile e costoso migrare ad altri fornitori o soluzioni. Questo può limitare le possibilità di azione e aumentare i rischi operativi.
L’assenza di cloud lock-in consente invece alle aziende di mantenere flessibilità nelle loro operazioni IT, e di scegliere le soluzioni più adatte alle loro esigenze senza essere vincolate a un singolo fornitore. Gartner stessa evidenzia che evitare il lock-in è cruciale per mantenere la competitività e adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato. Nello studio Cloud Governance Best Practices: Managing Vendor Lock-In Risks in Public Cloud IaaS and PaaS gli analisti poi rivelano che le aziende che adottano una strategia multicloud riducono i costi del 20-30% e migliorano la flessibilità operativa, ma hanno anche bisogno di tenere alta l’attenzione e vigilare sui rischi connessi ad un’eccessiva concentrazione di workload su piattaforme specifiche che non possono essere controllate, o di cui non si può essere certi della disponibilità a lungo termine.
Il tema ha catturato l’attenzione anche di Accenture, che rimarca come l’assenza di cloud lock-in può portare a una riduzione dei costi, in quanto le aziende possono negoziare migliori condizioni con diversi fornitori e scegliere le soluzioni più economiche e sicure disponibili. Infine, è riconosciuto che una strategia multicloud studiata porta a migliorare la resilienza e la sicurezza delle operations, riducendo il rischio di dipendenza da un singolo punto di fallimento.
Lo studio To the Multicloud and Beyond di Accenture poi già per il 2023 rilevava che il 70% delle organizzazioni che avessero elaborato una strategia multicloud avrebbero riportato una significativa riduzione dei costi operativi e un miglioramento della sicurezza. Un approccio multicloud, si intenda, non solleva ‘automaticamente’ dai rischi di lock-in, per certi aspetti eleva la complessità nella gestione di ambienti cloud eterogenei e richiede la necessità di competenze specializzate per garantire una gestione efficiente e sicura dei dati e delle applicazioni. Resta fondamentale implementare strumenti e processi che facilitino l’integrazione e la gestione delle diverse piattaforme cloud e potersi affidare a un cloud provider, presente sul territorio, ed effettivamente “accessibile” anche in termini di vicinanza dei servizi e del supporto.
I consigli per i Cio
Per i Cio, l’adozione di soluzioni open, l’interoperabilità dei dati e l’assenza di cloud lock-in rappresentano delle opportunità strategiche per guidare l’innovazione e migliorare l’efficienza operativa. Soprattutto, in un contesto di rapida evoluzione tecnologica, i Cio devono adottare un approccio proattivo, sfruttando queste tendenze per creare un’infrastruttura IT robusta, scalabile e pronta a rispondere alle sfide future. La collaborazione con fornitori di soluzioni open source e l’implementazione di strategie multi-cloud saranno fondamentali per mantenere la competitività e garantire il successo a lungo termine dell’azienda.
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