Sono questi gli anni in cui l’agricoltura si trova a sostenere la doppia sfida di soddisfare la crescente domanda alimentare riducendo il proprio impatto ambientale, l’impatto ambientale delle coltivazioni. Abit, giovane startup italiana, opera in questo contesto e attraverso un approccio scientifico e tecnologico, si dedica allo studio della biodiversità dei suoli per aiutare gli agricoltori a migliorare la produttività in modo sostenibile. E’ la voce di Chiara Antonucci, co-founder e Ceo di Abit, in occasione di Aws re:Invent 2024 a guidarci alla scoperta di questi percorsi sulla base dell’esperienza radicata nel settore e una visione che concilia diverse prospettive di approccio, Antonucci ci racconta quindi viaggio e  obiettivi di questa giovane realtà agritech.

Contesto e missione di Abit, sostenibilità e produttività nell’agritech

“Il nostro obiettivo è studiare la biodiversità dei suoli per aiutare gli agricoltori a produrre di più, ma in modo sostenibile” spiega Antonucci. Abit considera la sostenibilità come strategia a lungo termine, che non solo garantisce la produttività attuale ma protegge anche il potenziale del suolo per le generazioni future. Antonucci evidenzia quindi che la chiave dell’approccio risiede nell’analisi della parte viva del suolo, un aspetto spesso trascurato in agricoltura. “In un cucchiaino di suolo vivono più di 20.000 organismi, fondamentali per la salute dell’ecosistema e per la trasformazione delle sostanze chimiche”, sottolinea Antonucci, obiettivo è quindi utilizzare le tecnologie per “conciliare le esigenze di chi coltiva preservando l’ambiente”. Un lavoro che si basa quindi su integrazione tra tradizionali analisi chimico-fisiche e nuovi metodi di studio della biodiversità.

Il metodo e l’obiettivo

Abit unisce scienza e tecnologia per fornire soluzioni innovative. Le analisi della biodiversità vengono combinate con dati meteo, immagini satellitari e cartografie digitali, creando una panoramica completa del terreno agricolo. Questo processo culmina nel calcolo di un indice di biodiversità, che funge da termometro della salute del suolo. Il parametro numerico sintetizza lo stato di salute del suolo e consente agli agricoltori di monitorare nel tempo l’evoluzione della qualità dei loro terreni e di adottare interventi mirati per migliorarla. “I clienti possono osservare i progressi di anno in anno e applicare azioni correttive basate su dati scientifici,” spiega Chiara Antonucci e prosegue:“I nostri algoritmi proprietari ci permettono di prevedere come si muove la salute del suolo in base ai fattori esterni”, spiega Antonucci. I clienti possono accedere a questi dati attraverso una piattaforma digitale user-friendly, che offre anche raccomandazioni pratiche per migliorare la qualità del suolo. Un elemento distintivo è la certificazione di biodiversità, ottenuta grazie alla collaborazione con un ente certificatore esterno. Questo strumento consente agli agricoltori di dimostrare il valore aggiunto delle loro pratiche sostenibili ai propri stakeholder. 

L’ecosistema tecnologico di Abit

Sin dalle prime fasi di sviluppo, Abit ha scelto di costruire la propria infrastruttura su Aws (Amazon Web Services). Antonucci racconta: “Siamo totalmente su Aws. La scelta non è stata facile, ma ci ha permesso di crescere con un partner tecnologico che offre un ecosistema completo. Aws offriva l’ecosistema più completo e integrabile per le nostre esigenze”.

Chiara Antonucci
Chiara Antonucci, co-founder e Ceo di Abit

La decisione è stata guidata da due fattori principali: la disponibilità di servizi avanzati, come Amazon Sagemaker per l’intelligenza artificiale e Amplify per lo sviluppo della piattaforma, e la possibilità di operare senza costi fissi, un aspetto fondamentale per una startup agli inizi. Inoltre, la capacità di Aws di integrare facilmente diversi strumenti tecnologici ha permesso ad Abit, con un team tecnico ridotto, di sviluppare una soluzione scalabile e sicura.

“La possibilità di evitare la ricostruzione da zero di un’architettura ci ha consentito di concentrarci sul valore aggiunto della nostra proposta, piuttosto che sulla gestione delle infrastrutture”, sottolinea Antonucci. La scelta di non optare per un approccio multicloud è stata, infine, motivata dalla coerenza e dall’efficienza che un ecosistema unico poteva garantire in termini di sviluppo e operatività. Questa combinazione ha permesso ad Abit di sviluppare una soluzione scalabile, nonostante le risorse tecniche limitate: “Il nostro team iniziale era composto solo da due tecnici, un developer puro e un esperto di machine learning. Senza questi strumenti sarebbe stato impossibile costruire la nostra infrastruttura”, rimarca ancora Antonucci.

I vantaggi per gli agricoltori

I benefici offerti da Abit non sono solo teorici, ma misurabili. “L’indice di biodiversità è numerico, e i nostri clienti possono osservare anno dopo anno i miglioramenti nei loro terreni”, afferma Antonucci. Questo risultato si traduce in azioni operative concrete che migliorano la produttività del campo, ma anche in vantaggi strategici, come l’accesso a nuovi mercati più attenti alla sostenibilità. E con la certificazione “i clienti possono valorizzare i loro sforzi e di accedere a mercati come quelli del Nord Europa, dove i prodotti sostenibili sono particolarmente richiesti”. L’impatto di Abit sull’agricoltura si concretizza in una serie di benefici tangibili e misurabili per gli agricoltori, che spaziano dall’ottimizzazione delle pratiche di campo fino all’apertura di nuove opportunità di mercato. Questo approccio olistico non solo migliora la produttività, ma fornisce agli agricoltori strumenti strategici per affrontare le sfide del settore in modo sostenibile. La piattaforma Abit infatti, come accennato, va oltre il semplice monitoraggio, con specifiche raccomandazioni operative per ottimizzare la fertilità del suolo. Si approda così a pratiche di gestione più efficaci e sostenibili, che si traducono in una maggiore produttività e in una riduzione dell’uso di input chimici.

Un modello integrato: scienza, tecnologia e business

Un aspetto cruciale della riuscita del progetto di Abit è la stretta connessione tra le tre anime dell’azienda: scientifica, tecnologica e di business. “Non potevamo separare queste aree”, spiega Antonucci e “il valore aggiunto risiede proprio nell’integrazione tra scienza e tecnologia, che ci consente di portare soluzioni innovative sul mercato”. Una vision radicata nella composizione del team di giovani che ha fondato Abit, formato da una economista, un ingegnere e un biologo. “Ognuno di noi ha portato competenze uniche, ma abbiamo sempre lavorato insieme per creare una soluzione unificata” spiega Antonucci.

Prospettive per il futuro

Guardando al futuro, Abit punta su due direzioni di sviluppo. La prima è l’automazione dei processi di laboratorio, che renderà le analisi della biodiversità più scalabili ed efficienti. La seconda è lo sviluppo di tecnologie per il monitoraggio del carbonio nel suolo. “Il suolo è il secondo contenitore di CO2 più grande dopo gli oceani”, spiega Antonucci. “Stiamo sviluppando una metodologia che ci permetterà di calcolare in modo più preciso come si muove lo stock di carbonio nel suolo. Questo è fondamentale in un mondo che punta a ridurre le emissioni e raggiungere gli obiettivi di net-zero”. Un ulteriore beneficio offerto da Abit è la transizione verso un’agricoltura basata sui dati. “Grazie alla piattaforma digitale, gli agricoltori possono accedere a una vasta gamma di informazioni sullo stato dei loro terreni, presentate in un formato chiaro e intuitivo”. Questo rappresenta un cambio di paradigma per un settore tradizionalmente legato all’esperienza empirica. Infine, uno dei vantaggi più importanti per gli agricoltori è la possibilità di misurare concretamente il ritorno sull’investimento. Chiude Antonucci: “I progressi nei parametri di biodiversità e produttività non sono solo teorici, ma visibili nel tempo. Questo rende Abit una soluzione dal valore comprovato, capace di combinare innovazione e praticità”.

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