Il 2018 è stato un anno importante per il FinTech nel mondo: nuovo record per gli investimenti di venture capital nel settore, con quasi 40 miliardi di dollari raccolti, in crescita di oltre il 120% (Fonte: CB Insights 2019).
Usa e Cina i Paesi che registrano i maggiori investimenti, con un mercato statunitense in cui il FinTech resta il principale ambito che attira capitali, superando sia il mercato dell’intelligenza artificiale (AI), che quello della salute (health-tech) e, con la Cina che annovera 4 delle 10 FinTech più importanti al mondo (Alibaba e JD.com per citarne alcune).
In questo contesto generale, lo scenario europeo, pur rimando su livelli inferiori, guadagna posizioni indirizzato da Psd2, percorso di consolidamento intrapreso dalle realtà più mature e maggiore collaborazione con le banche.
Il Fintech in Italia
Entrando nel dettaglio dell’analisi condotta da NetConsulting cube in collaborazione con PwC nell’ambito della seconda rilevazione dell’Osservatorio FinTech Italia, emerge che il periodo 2017-2018 ha delineato una maggiore caratterizzazione del settore nel nostro Paese, evidenziando alcuni trend positivi che pongono le basi per un mercato più forte e in grado di portare un contributo positivo anche a livello internazionale.
Su circa 9.800 startup innovative censite in Italia dal Registro delle Imprese a dicembre 2018, il 3% offre prodotti e servizi per il mondo finanziario. La popolazione monitorata conta 299 realtà, con 100 nuovi ingressi e poco più di 30 exit imputabili sia ad una concentrazione del settore (diverse sono state le operazioni di M&A registrate) sia alla chiusura per liquidazione o inattività di alcune FinTech.
La crescita in Italia è significativa (+27%), a dimostrazione di come anche nel nostro Paese il FinTech stia prendendo piede, con aziende che offrono servizi sempre più “intelligenti” e interattivi.
Analizzando le aree di attività e confrontandole con la scorsa rilevazione, emerge una lieve riduzione della quota delle aziende financial pure (pari a 180 realtà) – ovvero aziende con una proposition riconducibile ad una delle aree tipiche della catena di valore delle aziende finanziarie -, in favore della quota parte di aziende InsurTech (11% della popolazione censita) e delle RegTech (5%) – aree in crescita in Italia come a livello worldwide.
Di fatto il 61% della popolazione FinTech opera negli ambiti del payment e del lending (presenti in quote stabili rispetto alla scorsa rilevazione), del money management e del capital market & trading (aree in espansione), del wealth & asset management e dell’altro crowdfunding (ambiti in contrazione con particolare riferimento alle piattaforme di finanziamento distribuito).
La rilevazione 2019 si è arricchita di un paio di nuovi spunti di analisi che ci consentono di fotografare da un lato il valore generato sul mercato dalle FinTech italiane, dall’altro l’evoluzione storica delle aziende in termini sia di tecnologie e innovazioni abilitanti che di aree di offerta presidiate.
Per quanto concerne l’analisi dei ricavi generati dal comparto, nel 2017 si è registrato un fatturato di oltre 265 milioni di euro (in crescita del 30% rispetto al 2016), con una forte concentrazione dello stesso tra le prime 40 aziende che fatturano oltre un milione di euro, e che sono state classificate come scale up (40 aziende cubano il 90% del fatturato complessivo).
Il principale segmento che popola il comparto delle scale up è rappresentato dalle aziende tech enabler (40%) – ovvero realtà che offrono prodotti e servizi per il mondo finance. Le scale up financial pure sono oltre il 40% della popolazione FinTech, sostenute in particolar modo dalle scale up del payment (13%) e del Lending (10%). Di rilievo, anche in questo comparto, le InsurTech (8% delle scale up) e le aziende che operano in ambito cybersecurity (8%).
Dall’analisi economica emerge che il payment rappresenta ancora l’area funzionale prevalente (56% del fatturato registrato dalle financial pure), mentre InsurTech e wealth & asset management registrano il primato in termini di crescita di fatturato rispetto al 2016. In termini di tecnologie abilitanti, artificial intelligence e big data risultano predominanti per fatturato (56%): aree chiave di applicazione sono la cybersecurity (60% delle aziende), capital market & trading (40%), wealth & asset management (in relazione al robo-advisor), money management e, in minima parte, le aziende dell’InsurTech.
Anche l’analisi storica per anno di costituzione ci fornisce degli insights interessanti.
Innanzitutto, si evince un’impennata nella costituzione delle nuove aziende nel periodo 2011-2014, in seguito all’impulso che ha ricevuto il comparto delle startup innovative con il Decreto Crescita 2.0, e -altrettanto interessanti, sono le evidenze che emergono in relazione sia alle offerte con cui le FinTech si sono proposte sul mercato, sia alle tecnologie abilitanti i servizi e le offerte proposte.
Nell’ultimo triennio si è registrata il boom delle aziende InsurTech e RegTech. Mentre in relazione al circoscritto ambito delle financial pure, l’area del capital market & trading misura il maggior numero di nuovi ingressi. Crescono meno le aree del payment, del money management e del lending, mentre sono diminuite le nuove aziende con un’offerta in ambito cybersecurity (sintomo di una maggiore maturità delle aziende di quest’area), dell’altro crowdfunding e del wealth & asset management (in relazione alle pialendingttaforme di equity crowdfunding in particolare).
In termini di tecnologie abilitanti e predominanti (è di fatto la predominanza il criterio utilizzato per ricomprendere ogni FinTech ad uno specifico ambito tecnologico di classificazione), la popolazione nata prima del 2015 presenta una forte concentrazione di Piattaforme web e motori di big data analytics. Le piattaforme rappresentano ancora oggi la tecnologia predominante, seppure in forte contrazione. Tale predominanza deriva dalla portata innovativa che il canale online ha rappresentato nei modelli di delivery di gran parte delle startup nate prima. Le aziende FinTech di più recente costituzione sviluppano la propria offerta su tecnologie più di frontiera come la blockchain, l’IoT (che abilita l’offerta di gran parte delle InsurTech) e l’open Api / open banking.
Incrociando analisi economica e tecnologie abilitanti emerge che intelligenza artificiale e big data rappresentano l’ambito tecnologico predominante per fatturato (56%), con crescite al 20% anno su anno, pur riguardando solo il 25% della popolazione (ambito con il fatturato medio maggiore).
Banche e FinTech, una relazione possibile
La popolazione FinTech sta crescendo. Quale l’atteggiamento dei tradizionali player del mondo finance nei suoi confronti?
Per fronteggiare la minaccia incombente di erosione di quote di mercato da parte di player OTT – ad esempio il mondo Gafa (Google, Apple, Facebook, Amazon) è entrato di peso nel comparto del payment, e la normativa Psd2 di fatto sancisce e norma l’ingresso di terze parti diverse dagli operatori tradizionali nel mercato -, deve necessariamente svilupparsi una collaborazione fra FinTech e incumbent.
Tre gli scenari possibili delineati dalla Bce che possono prospettarsi: 1) Collaborazione e Integrazione tra FinTech e banche – coopetition; 2) Disgregazione della catena del valore delle Banche ad opera delle FinTech; 3) Elevata concentrazione del mercato verso gli Ott, minaccia sia per gli incumbent che per le FinTech.
A nostro avviso, la strada auspicabile e necessaria da perseguire deve necessariamente essere quella di trovare nuove forme di interazione e collaborazione in grado di portare valore ai clienti, tanto in termini di customer experience rinnovate (plus delle FinTech), tanto di affidabilità e trust (plus delle banche).
Se da un lato qualcosa si è mosso in Italia, e in particolare a Milano – culla delle FinTech come rilevato nel report -, con le operazioni messe in campo da player come Banca Sella e, più di recente, da Credite Agricole ad esempio, dall’altro i frutti della Psd2 ancora non si possono dire raccolti.
Pur aumentando la consapevolezza di banche e FinTech della necessità di collaborare per fronteggiare la minaccia pressante delle BigTech, non possiamo ancora affermare che ad oggi la rivoluzione finanziaria preannunciata sia compiuta.
Le potenzialità di sicuro ci sono, come mostra l’aggiornamento della nostra rilevazione che ha fotografato una popolazione FinTech italiana in crescita e “intelligente”; la predisposizione anche, come emerge dal PwC Global FinTech report 2017 secondo cui l’84% delle aziende finanziarie italiane ha dichiarato di voler aumentare le partnership con le FinTech.
Ci attendiamo (e ci auguriamo) che il futuro dei servizi finanziari fatto di collaborazione, innovazione e customer experience arrivi al più presto a delineare la vera digital transformation del mondo finance.
© RIPRODUZIONE RISERVATA