Non poteva che farlo attraverso un post su Facebook. Mark Zuckerberg, Ceo del social network, annuncia la fondazione di Libra Association e la creazione della nuova moneta Libra. Obiettivo primario quello di creare un’infrastruttura finanziaria semplice ma globale in grado di sfruttare le tecnologie blockchain, ma non certo per questo assimilabile semplicemente a Bitcoin, ad una criptovaluta qualsiasi, volatilità e rischi compresi.

L’assunto di origine è molto semplice. Sulla terra vivono oltre 7 miliardi di persone, oltre un miliardo di queste non ha un conto corrente bancario, ma dispone invece di uno smartphone. Libra (il nome richiama un’unità di misura di Roma imperiale) e i servizi collegati alla moneta saranno quindi a disposizione di chiunque dispone di uno smartphone. Un’opportunità, per Zuckerberg, di ammantare Libra quindi anche di una funzione sociale.

Il progetto prevede la creazione di una sussidiaria indipendente Calibra, di proprietà anch’essa esclusivamente di Facebook che ha il compito di sviluppare servizi per rendere spendibile e sicura Libra a partire da un portafoglio digitale disponibile inizialmente su WhatsApp e Messenger e poi utilizzabile anche come app indipendente, dall’anno prossimo.

Calibra sarà una sussidiaria regolamentata, come tutti i fornitori di servizi a pagamento in ambito fintech. Zuckerberg promette inoltre di tenere separate le informazioni condivise su questa piattaforma da quelle dei social. Si vuole sperare che la vigilanza, in relazione ai precedenti della piattaforma social, sarà puntuale, ma intanto fioccano le polemiche.

La speranza e il sogno di offrire di una criptovaluta universale – perché in sostanza è questa l’ambizione di Zuckerberg – non possono decollare senza l’aiuto e il via libera di aziende (non solo fintech) che già operano sul mercato. Per questo il progetto coinvolge partner finanziari del calibro di PayPal, Mastercard, Visa, ma anche servizi e siti come Spotify, Booking, Uber. Si parte con quasi una trentina di nomi, ma il fondatore di Facebook vuole arrivare a un centinaio.

I partner attuali del progetto Libra

Le tecnologie blockchain in questo caso sono sfruttate per i trasferimenti, ma siamo lontanissimi dall’idea di criptovaluta pura come Bitcoin. Libra per funzionare ed essere effettivamente utilizzata, infatti, non potrà permettersi le oscillazioni sui mercati tipiche delle criptovalute e si affiderà alle verifiche degli attori che già operano in ambito finanziario. Non solo, sembra che la valutazione poggi su un paniere reale di beni tuttaltro che volatili con la gestione del patrimonio affidata ad un’associazione con sede a Ginevra. 

Insomma, siamo lontanissimi dall’idea pura dietro alle criptovalute basate esclusivamente su blockchain con una certificazione quindi disintermediata. E invece l’idea di Libra è ben inquadrabile come un tentativo per Zuckerberg di espandere le possibilità di monetizzare oltre l’advertising e di arrivare ad offrire su WhatsApp – che ha un’ottima base di installato – e non a caso si parte da questo social, la possibilità di pagare e scambiare denaro.

Qual è quindi il punto di forza della proposta? Da una parte quello di sfruttare la partnership con i circuiti delle carte per aggredire il mercato con una proposta credibile, dall’altra quello effettivamente di disintermediare le banche che stanno lavorando a loro volta su una serie di servizi flessibili di scambio del denaro.

Allo stesso tempo Libra potrebbe mettere in difficoltà invece attori già “indipendenti”, per esempio realtà come Satispay.

La giornata successiva agli annunci si è aperta all’insegna dei commenti e delle polemiche. Facebook che entra nel settore finanziario, dopo aver già dimostrato di non riuscire a controllare perfettamente dati, privacy e influenze, da un lato aumenta la superficie di esposizione, dall’altro è un importante segnale che la fame di Zuckerberg di assimiliare reti e sfere digitali è tutt’altro che terminata.                

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