Tre eventi in uno con una plenaria di scenario che tratteggia dove Oracle sta andando. E’ questa l’estrema sintesi della scelta di Oracle Italia di fare networking sui temi a lei cari in una unica giornata a Milano, dove il leit motiv ai tre eventi paralleli rimane la crescente importanza del cloud nelle strategie (non solo IT) delle aziende italiane.
E’ Fabio Spoletini, country manager e regional senior VP di Oracle, a tratteggiare un percorso che posiziona Oracle su tre assi: essere interlocutore per le aziende che vogliono trasformare il business (tema al centro del summit Modern Business Summit), essere interlocutore per le aziende che guardano al rinnovamento dell’infrastruttura IT (tema del Modern Cloud Day), essere interlocutore delle aziende attente al mondo della customer experience e dello sviluppo applicativo in ambito Erp, CX, Scm e Hcm con una esperienza innovativa (motore del Modern CX Summit). Il cloud elemento comune.
Tre summit che si snodano in parallelo dopo che Spoletini davanti a 1.500 persone tratteggia un unico futuro per tutte le industry, rimarcando l’invasione dei dati in atto e la conseguente necessità di avvalersi di analytics e di strumenti di AI e ML per trarre valore dai dati stessi. “Questa sarà la vera digital disruption – anticipa Spoletini – perché le aziende in futuro implementeranno processi sempre più data driven e il nostro approccio è quello di proporre un unico modello (One Single Data Model) in cui le aziende posso gestire con facilità la loro strategia. Solo grazie agli strumenti di AI e agli algortimi moderni il CxO dell’azienda può diventare un CxO aumentato, con AI e ML pervasivi in tutte le applicazioni aziendali che riguardano Erp, Xcm, CX, Scm per aiutare il management a prendere decisioni in real time”.
Dati alla mano, gestiti da AI e ML
Alcune evidenze: “Nel mercato finance, il 75% del tempo speso sarà sugli analytcs per carpire infromazioni dai dati, investimento già cresciuto del 25% rispetto al 2015” esemplifica Spoletini. Ma il finance è solo uno degli ambiti sensibili e indirizzati dagli analytics, seguono il marketing (“cresce del 375 la spesa in analytics”), le vendite (“gli analytics quadruplicano le performance finanziare di una azienda nello stesso lasso di tempo”), nelle HR (“gli analytics supportano il capo del personale nelle decisioni sul capitale umano, con una coinvolgimento di 50 volte tanto”). La data sfera globale crescerà di 4 volte: dai 40 ai 175 zetabyte di dati entro il 2025 e la spesa per la gestione dei dati raddoppierà fino a 90 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni.
Se ad oggi l’IoT non ha ancora cambiato la nostra vita, entro il 2025 il 50% dei dati verrà rilevato dai device IoT, e il 30% di questi richiederà una elaborazione in real time. “Fra dieci anni l’IoT grazie al 5G ci permetterà di prendere decisioni in real time – sostiene Spoletini -. E saranno proprio questi due fattori la vera disruption tecnologica”.
Una proliferazione di dati che solo grazie a intelligenza artificiale e machine learning potranno essere macinati e permettere alle funzioni di business di trarne vantaggio, aumentanodo la capacità di analisi del CxO, “ un manager potenziato grazie alla disponibilità di dati, analytics, intelligenza artificiale e machine learning profondamente integrati con il cloud Oracle, nelle applicazioni e nelle infrastrutture – semplifica Spoletini -. Oracle è in grado di semplificare l’uso di questi strumenti, mettendosi a disposizione dei C-Level di ogni linea di business con soluzioni agili, interfacce semplici da usare, una base di dati unica e convergente per abbattere i silos interni alle aziende e mettere a fattor comune il prezioso valore dei dati, senza peraltro aumentare la superficie di attacco per eventuali sfide di sicurezza, che è poi il tratto differenziante e unico del nostro cloud di seconda generazione”.
Più dati utilizzo per alimentare gli anaytics e analizzo grazie all’Intelligenza artificiale, più questi analytics saranno efficaci in termini di business.
Innovare nella PA
Tre manager di industry e profili diversi, che hanno intrapreso con le loro aziende un percorso di innovazione, confermano di avere trasformato profondamente il loro stesso ruolo: Emanuele Castellani (Ceo di Cegos) fa della formazione uno strumento a supporto delle azienda, Daniele Piacentini (direttore delle risorse umane del Policlinico Gemelli IRCCS) gestisce medici e pazienti in cloud e Anna Sappa (Cto di Inail) governa un processo di svecchiamento del suo istituto: “Abbiamo iniziato un percorso verso il cloud avvalendoci della soluzioni in casa gestite da Oracle, scegliendo la proposta @customer site – spiega Sappa -, un primo passo per rompere quella diffidenza che oggi la PA vive, per mettere ordine nei nostri sistemi e dati, per predisporci al salto verso il cloud. Chi decide di trasformarsi, come nel nostro caso, fa due conti su cosa comporta adottare soluzioni ibride, e se non deve scalare rapidamente inizia a predisporsi con piccoli passi fino a quando srà pronta a farà il salto. Da qui la scelta di un cloud in casa nostra gestito da Oracle”.
Strumenti di semplificazione
Accanto al concetto di CxO aumentato, ritornano nella giornata milanese i temi ribaditi in occasione del recente Oracle Openworld a San Francisco: il concetto di Autonomous Database, che introduce una gestione del database semplificata, convergente (non più con silos separati), che poggia sui tre pilastri di autogestione (self-securing, self-driving e self repairing) che semplificano la vita alle aziende utenti e gestiscono la governance dei dati. E la nuova generazione infrastrutturale di Oracle Cloud Gen 2 che prevede di fare crescere i cloud Iaas di Oracle fino a 36 region entro il 2020, per offrire un cloud infrastrutturale di livello enterprise sicuro by design “dove la sicurezza non è più un optional”.
La partnership strategica con Microsoft – definita da Spoletini “una opportunità win-win che permette a Oracle di sfruttare l’ecosistema e il layer applicativo di Microsoft e a Microsoft di poggiare le proprie soluzioni sulle architetture di gestione dei dati di Oracle” – aprirà nuove opportunità sui clienti che vogliono ridurre la complessità. “Nel mercato del cloud – incalza – una partnership forte stretta fra 2 dei primi 5 player del mercato può solo portare benefici in futuro, perché entrambe le nostre aziende nascono nel mondo enterprise e mettono reciprocamente a disposizione una dell’altra una piattaforma aperta e l’infrastruttura. Una sommatoria dove 1+1 non fa semplicemente 2. Credo che sarà una opportunità per aiutare le aziende a diventare data driven company, libere di scegliere le soluzioni da adottare ma massimizzando eventuali sinergie tra noi e Microsoft”.
Una riflessione a latere, verso la sostenibilità
Al di là dell’aspetto tecnologico che permea la giornata (“Oracle è un’azienda di ingegneria” sottolinea Spoletini) la riflessione sull’utilizzo di nuove tecnologie di AI si sgancia dagli analytics. “Le capacità umane non saranno mai sostituite dalle macchine”, precisa Spoletini, un pensiero su cui ritorna nel suo intervento ispirazionale Stefano Epifani, docente e presidente del Digital Transformation Institute oltre che direttore di Tech Economy 2030.
Risposte giuste dagli analytics si possono ottenere solo se i dati vengono interrogati nel mondo corretto: “Solo quando conoscerete le domande saprete le risposte” afferma. “Non si può resistere al cambiamento dettato dall’intelligenza artificiale, dall’innovazione” un tema sul quale da tempo si interrogano gruppi di studio, interparlamentari, manager ma facendosi di fondo sempre la stessa domanda, sbagliata: l’AI crea o distrugge posti di lavoro? I social network, l’innovazione, ci liberano o ci rendono schiavi?
“Non si può ridurre tutta la digital transformation al tema della automatizzazione dei processi o alla loro reingegnerizzazione – precisa Epifani -. Se si dovesse ridurre tutto a questo, nulla ci sarebbe di diverso rispetto all’introduzione della informatica anni fa. Dobbiamo rifletter sul come e sul cosa implica la trasformazione digitale, con tutte le variabili esogene che questa comporta. La vera dimensione trasformativa è una rivoluzione di senso, così profonda che cambia le cose, la loro struttura e la loro natura. Essere smart significa fare cose vecchie in modo nuovo, ma per far questo passaggio servono uomini/manager aumentati, con maggiori capacità, in grado di gestire variabili che da solo l’uomo non può gestire, solo così il manager potrà sopravvivere a questo gran casino”.
E conclude: “Continuiamo a interrogarci sul senso della tecnologa: buona o cattiva? Dobbiamo cambiare la domanda, perché la tecnologia è inevitabile e va vista come un’opportunità, uno strumento, che porta a crescita, sviluppo e benessere. La vera domanda è: come usare le tecnologie perché siano funzionali a un modello di business sostenibile, a una società sostenibile, al nostro ruolo sostenibile”.
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