La filiera del Lifescience, grazie al suo impatto sulla salute e la qualità di vita di individui e comunità, ha recentemente assistito a un aumento della sua importanza. Lo scoppio della pandemia ha evidenziato non solo i suoi principali punti di forza ma anche e soprattutto le sue maggiori criticità. Allo stesso tempo, ha messo in luce le dinamiche evolutive necessarie a superare le problematiche del comparto e il ruolo delle nuove tecnologie digitali in tal senso.
È questo il punto di partenza dell’intervista con Eraldo Federici, Automotive, Manufacturing, Life Science, Aerospace & Defence Director di Capgemini, che approfondisce il supporto che Capgemini è in grado di dare alle realtà della filiera del Lifescience, le principali aree di investimento e il ruolo del digitale.
L’emergenza sanitaria che l’Italia e il mondo hanno vissuto in questi ultimi due anni ha fatto emergere l’importanza per il sistema Paese dell’intera filiera del Lifescience, per poter garantire sufficiente capacità produttiva, adeguate competenze digitali e scientifiche, una forza commerciale per indirizzare beni e servizi di fondamentale importanza per il benessere di tutti. Capgemini, presente in tutto il mondo, come si sta muovendo in Italia in questo comparto così strategico? Quali gli elementi differenzianti del suo approccio?
“Come sappiamo la domanda di salute aumenterà a causa dell’invecchiamento della popolazione. Capgemini ritiene che esistano molti ambiti di innovazione digitale che potranno portare vantaggi sia alle persone sia alle aziende. Vogliamo essere un partner di lungo periodo per gli stakeholder del Lifescience grazie alla nostra capacità di interpretare il settore come ecosistema di dati. Dalla nostra esperienza emergono infatti differenti ambiti che, attraverso l’utilizzo di questi dati, possono sia portare vantaggi immediati sia alimentare lo sviluppo di modelli differenti di business. Capgemini ha inoltre la particolarità di poter supportare gli stakeholder in tutte le parti della catena del valore, dalla strategia di business all’Human Centered design, allo sviluppo di nuovi sistemi corporate (Crm/Erp) dalla system integration ai servizi di ingegnerizzazione”.
Partendo dal vostro punto di osservazione, quali sono oggi a vostro avviso i punti cardine della filiera del Lifescience? Quali i temi su cui bisogna necessariamente investire e lavorare?
“Il Covid19 è stato un drammatico acceleratore di trasformazione verso nuovi processi di mantenimento e cura della salute incentrati sulla persona. Questo scenario ha fatto emergere alcuni trend da tenere in considerazione: Digital Health – App companion e software as a medical device stanno trasformando il Lifescience in termini clinici e commerciali. Virtual Healthcare; la telemedicina è diventata improvvisamente uno dei modi per supportare i medici a monitorare e trattare i pazienti attraverso mezzi digitali. Data Science; l’applicazione dell’AI permette di abilitare nuovi processi, dalla scoperta di farmaci agli studi clinici al marketing”.
Quale può essere il ruolo del digitale per abilitare partnership, scambiare dati e informazioni, rendere più fluidi e sicuri i processi lungo l’intera filiera del Lifescience?
“Il Lifescience è un attore chiave perché ha la possibilità di fornire informazioni dettagliate sull’esperienza delle persone nelle singole patologie. E’ possibile creare modelli di collaborazione con payor e healthcare provider. Queste novità comporteranno l’emersione di nuovi modelli di business grazie alla convergenza sui dati delle persone da parte di payer, farmacie, fornitori, aziende farmaceutiche, medtech e tecnologiche che stanno lavorando per il “de-siloing” delle informazioni grazie allo sviluppo di ecosistemi”.
Qual è il programma di Capgemini a supporto dei clienti che vogliono investire maggiormente in innovazione e ottimizzare i propri processi nel Lifescience? Come li affiancate?
“Capgemini sta sviluppando il mondo Lifescience a livello globale, in modo da poter accompagnare qualsiasi cliente nel proprio sviluppo digitale, grazie a oltre 15.000 professionisti che seguono tutte le fasi di sviluppo delle nuove soluzioni. Abbiamo metodologie affermate che ci permettono di minimizzare il rischio nello sviluppo di nuovi processi e sistemi e vogliamo essere realmente partner per la crescita. In particolare ci stiamo focalizzando nell’abilitare i nostri clienti a sfruttare tutte le nuove possibilità offerte dai fondi Pnrr, con particolare attenzione su tutti gli aspetti di ciò che chiamiamo intelligent industry, ovvero la possibilità di abilitare nuovi modelli di sviluppo. Grazie ad un uso pragmatico del digitale, questi modelli permettono di accelerare la ricerca clinica, ottimizzare la supply chain grazie all’apertura all’ecosistema basato sui dati, garantire l’esecuzione dei clinical trial remoti. Siamo poi sviluppando anche tutta l’infrastruttura del connected health che, grazie anche alle competenze di Capgemini Engineering, possiamo seguire dalla progettazione fino al rilascio di sistemi di televisita, telemonitoraggio ed, eventualmente, anche di software as a medical device in modo da essere fra i principali player nello sviluppo di questi nuovi servizi”.
Leggi tutti gli approfondimenti della Room Get the Future You Want
© RIPRODUZIONE RISERVATA