L’inquinamento degli ambienti chiusi è una minaccia che causa vittime ogni anno. Nell’ultimo periodo durante il Covid, il tempo trascorso al chiuso è cresciuto in modo significativo ed è così aumentata anche l’esposizione agli inquinanti presenti con relativi rischi per la salute. Non solo, recenti studi rivelano che la scarsa qualità dell’aria interna, combinata alla contaminazione da parte di agenti biologici legati all’umidità e alle muffe aumenta del 50% il rischio di sviluppare malattie respiratorie (fonte: K.K. Lee et al., Lancet Glob. Heal. 8, e1427–e1434, 2020). Si tratta di un tema non ancora studiato a fondo in Europa, con poche conoscenze quando si guarda alla complessa relazione tra inquinamento interno ed esterno e alle fonti di inquinamento indoor.
Proprio per questi motivi si rivela interessante il progetto Ediaqi: è l’acronimo dietro cui si cela l’iniziativa Evidence Driven Indoor Air Quality Improvement. Parliamo del progetto data driven finanziato nell’ambito del programma Horizon Europe che ha l’obiettivo di comprendere gli impatti che i livelli di inquinamento degli spazi chiusi hanno sulla salute dell’uomo. Concretamente prevede il monitoraggio continuo dell’aria per comprendere gli effetti che gli agenti inquinanti hanno sul benessere psico-fisico delle persone con le informazioni necessarie per definire strategie innovative, perché al momento mancano anche regolamenti e normative che consentano di favorire la mitigazione dell’inquinamento interno.
La sfida relativa a raccolta e analisi dei dati sulla qualità dell’aria è stata raccolta anche da Deda Next che vi contribuisce attraverso il know-how maturato anche nell’ambito di altri importanti progetti europei data driven – come Smash, Air Break e Usage – sviluppati al fianco di Ferrara, che anche in questo caso è tra le città pilota coinvolte.
Luigi Zanella, head of Business Development & Innovation di Deda Next: “I dati continuano a dimostrare enormi potenzialità ancora inespresse che ci possono aiutare nella tutela della salute, agendo su ambiti oggi non ancora presidiati”. Nel caso della qualità dell’aria indoor, l’analisi dei dati ci può aiutare a conoscere meglio gli ambienti in cui si vive. E a “fornire a decisori europei e non gli strumenti necessari ad intervenire e prendere provvedimenti che mettano al centro la tutela della salute pubblica, lavorando per ridurre l’incidenza di malattie che si stanno diffondendo in modo esponenziale”.
Deda Next guiderà gli altri partner del progetto, tra cui università e centri di ricerca, imprese e organizzazioni pubbliche, nella definizione degli standard necessari per l’interoperabilità dei dati, perché possano essere interpretati, gestiti e condivisi da parte di tutti i partecipanti al progetto.
L’azienda di Dedagroup opera sul mercato accompagnando la trasformazione digitale di PA e aziende di pubblico servizio nella progettazione e realizzazione di servizi di nuova generazione. Si tratta di una realtà tutta italiana che attraverso il cloud abilita la gestione efficace di dati e piattaforme. ll progetto Ediaqi è coordinato da Lisbon Council tra gli altri partner europei del consorzio (complessivamente 18) sono presenti anche le realtà italiane Lab Service Analytica e l’Università Degli Studi Del Molise.
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