Knowledge Share è la piattaforma digitale dedicata alla valorizzazione della ricerca pubblica italiana, finanziata all’interno del Pnrr (Missione 1, Componente 2) e parte del progetto dell’Unione europea Nextgeneration EU con l’obiettivo di mettere in contatto i team di ricerca con aziende ed investitori. Best practice, riconosciuta dall’Unione Europea, nasce come progetto congiunto del ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit-Uibm) e dell’assocazione Netval sulla base di un’idea del Politecnico di Torino volta a consentire la valorizzazione delle idee dei centri di ricerca universitari attraverso la realizzazione di applicazioni utili.
In concreto, la piattaforma nazionale si presenta come un vero e proprio portale in cui sono disponibili in modo chiaro e comprensibile informazioni relative a brevetti e tecnologie con lo scopo di risolvere le principali criticità legate al processo di trasferimento tecnologico. Il portale è però anche uno strumento per canalizzare e semplificare le interazioni tra mondo della ricerca, imprese e investitori.
Di questi giorni il lancio di Knowledge Share 2.0, presso la sede del Cnr a Roma. La piattaforma si arricchisce di nuove funzionalità e contenuti, con un focus particolare sulla sezione dedicata agli spin-off di università, centri di ricerca e Irccs, gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.

In occasione della presentazione il vice ministro del Mimit, Valentino Valentini ha spiegato che “le strutture di ricerca del Paese assicurano la disponibilità di una materia prima (l’innovazione) che, ancorché immateriale, è fondamentale per i percorsi di crescita e sviluppo imprenditoriale ma occorre fare in modo che i risultati della ricerca siano inseriti in processi di valorizzazione che possano consentire di portare sul mercato tutto il patrimonio innovativo disponibile”.
La piattaforma digitale che permette a imprese, investitori e innovatori di conoscere ed entrare in contatto con le tecnologie innovative, le startup e gli spin-off provenienti dal mondo della ricerca, per sviluppare insieme prodotti e servizi innovativi, ha al suo attivo il successo di diversi progetti. Nel corso dell’evento di lancio della versione 2.0 sono state dedicate diverse sessioni verticali a casi virtuosi di utilizzo della piattaforma, diversi anche gli interventi dedicati a strumenti di finanziamento dedicati a realtà – come spin-off e startup – che muovono i loro primi passi nel mercato dell’innovazione.
Progetto di circolarità con i fanghi da segagione
Un esempio dei casi di studio è il progetto relativo ai materiali da costruzione da fanghi da segagione (sono gli scarti della lavorazione e del taglio della pietra ornamentale). Portato sul palco dell’evento di lancio di Knowledge Share 2.0, rappresenta un caso riuscito di contatto tra la ricerca pubblica – nello specifico il Politecnico di Torino – e una realtà imprenditoriale – Marazzato, che opera nell’industria della gestione e smaltimento di rifiuti e di materie prime seconde.
Dalla partnership tra l’ateneo torinese e il player vercellese nasce un percorso di ricerca e sviluppo per implementare progetti e tecnologie sulla trasformazione di scarti e fanghi da segagione in materiali da costruzione, ma anche complementi per l’arredo e il design, in un’ottica di circolarità e sostenibilità. Con un effetto domino virtuoso perché la portata del progetto sta progressivamente coinvolgendo anche altre imprese più piccole della filiera estrattiva.

Entriamo nei dettagli a partire dalla criticità. In Europa, ogni anno tra i 6 ed i 9 milioni di tonnellate di fango vengo conferiti in discarica, causando la progressiva saturazione delle stesse ed implicando alti costi di smaltimento per i cavatori non indifferenti. Si parla di 20-50 euro per tonnellata. La tecnologia qui proposta si propone di impiegare massivamente i fanghi per la produzione di materiali ed elementi destinati al settore edilizio. Il caso di studio descrive una tecnologia che permette l’ottenimento di materiali ad elevate presentazioni meccaniche a partire dagli scarti della lavorazione dei fanghi di segagione.
I fanghi vengono miscelati con una soluzione alcalina, si procede quindi con il colaggio della miscela in stampo e la successiva stagionatura fino ad ottenere materiali per la produzione di elementi per l’edilizia, con particolare attenzione ai componenti cellulari (blocchi e pannelli) per l’isolamento termico e acustico. Il processo ideato è meno energivoro, rispetto ai tradizionali di recupero, in quanto non prevede fasi di estrazione delle materie prime, di macinazione o di cottura ad alta temperatura ed il volume dei fanghi a disposizione sia in Italia, sia nei mercati internazionali è tale da permettere la scalabilità del processo a livelli industriali.
Le applicazioni al momento sono le stesse di quelle di utilizzo del calcestruzzo del cellulare autoclavato o del mattone porizzato, in particolare per pannelli e blocchi per l’isolamento termico ed acustico impiegati nei muri di partizione e tamponamenti.
L’impiego dei fanghi rappresenta un’alternativa alla discarica e abbattimento dei costi di smaltimento; ma soprattutto è ridotto l’impatto ambientale ed economico e si parla di una tecnologia versatile con la possibilità di generare materiali multistrato, ampliando le possibilità di applicazione.
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