Nel panorama aziendale moderno, le risorse umane (HR) si trovano a fronteggiare sfide sempre più complesse. L’evoluzione tecnologica, la digitalizzazione e l’irrompere dell’intelligenza artificiale stanno ridisegnando il ruolo stesso del Dipartimento HR, che oggi deve orientare e aiutare l’azienda a diventare una skill-driven company. La necessità di una gestione delle competenze più strutturata, efficiente e proattiva è di fatto ineludibile. E per soddisfare le esigenze degli HR manager e superare le difficoltà attuali – anche per fronteggiare lo skill-shortage – servono strumenti avanzati di talent development. Un valido aiuto, strategico anche per il futuro, possono offrirlo gli strumenti basati sull’intelligenza artificiale generativa (GenAI). Entriamo nei dettagli.

L’importanza della skill-intelligence

Secondo Gartner, molte aziende stanno puntando a diventare ‘skill-driven’ per rispondere alle esigenze di un mercato del lavoro in continua evoluzione. La priorità per i leader HR è migliorare l’efficacia di manager e dipendenti e gestire le competenze per garantire che siano sviluppate in azienda quelle necessarie per il futuro. Questo approccio richiede una maggiore attenzione anche alla formazione continua. Un aspetto che include la necessità di orientare l’azienda verso una cultura basata sulle competenze.
In numeri, secondo Gartner il 42% degli HR leader ritiene che il futuro del lavoro richieda una continua adattabilità delle competenze e inquadra come questa sia una priorità cruciale. Ma chi guida i dipartimenti HR sa anche che oltre tre manager su quattro sono oberati dalla crescita di responsabilità legate alle loro mansioni e di fatto non hanno a disposizione gli strumenti necessari per fronteggiare il cambiamento

Serve lavorare su questi punti perché la capacità di identificare, sviluppare e affinare le competenze (facendo incontrare aspirazioni e capacità delle persone con i bisogni aziendali) non solo favorisce la crescita delle organizzazioni, ma è anche cruciale per mantenere un vantaggio competitivo. L’HR manager diventa così un attore chiave nel guidare l’azienda verso una struttura basata sulle skill effettive, dove il valore dei dipendenti è misurato e potenziato attraverso un approccio sistematico e mirato.

Non è un caso se, sempre gli analisti di Gartner, misurano nel 77% la percentuale di executive operativi nelle unità di Learning & Development che trova che gli approcci tradizionali per riqualificare la forza lavoro non siano sufficienti. Strumenti avanzati di talent development sono quindi essenziali per centralizzare e gestire efficacemente lo sviluppo dei talenti, consentendo una visione completa e aggiornata delle skill in azienda, lo vedremo ancora nel nostro percorso.

Sono ancora i numeri di Gartner ad aiutare l’analisi, ma questa volta lato dipendenti: nella ricerca Where HR will in focus 2024 è infatti ancora molto bassa, anche rispetto al 2023 (circa il 25%), la percentuale dei dipendenti che si sente fiduciosa riguardo al proprio percorso di carriera all’interno dell’azienda. Inoltre, il 74% dei dipendenti che cerca un nuovo ruolo guarda all’esterno piuttosto che internamente. Questo sottolinea l’importanza di creare piani di sviluppo delle competenze personalizzati per mantenere i dipendenti motivati e impegnati, riducendo così il turnover. Anche perché una strategia di cambiamento aperta può incrementare in modo significativo l’intenzione dei dipendenti di rimanere in azienda.

Le priorità per gli HR leader (fonte: Gartner, 2024)
Le priorità per gli HR leader (fonte: Gartner, 2024)

La stessa “adattabilità delle competenze”, di per sé un valore da preservare, è un punto su cui lavorare, ma è possibile farlo solo se le aziende maturano la capacità di raccogliere, analizzare e utilizzare dati relativi alle competenze dei propri dipendenti. Questa intelligenza, la capacità di diventare, appunto, skill-driven, deve essere applicata a tutti i livelli dell’organizzazione, dalla selezione alla formazione, fino alla gestione delle carriere. Solo così è possibile allineare le competenze dei dipendenti con le esigenze aziendali e con le opportunità di crescita individuali.

E’ una delle prospettive illuminate anche dall’edizione 2024 dei risultati dell’Osservatorio HR Innovation Practice (PoliMi) che aggiunge ulteriori elementi chiave, laddove sottolinea come i problemi relativi alle competenze necessarie che non si trovano non siano solo di mismatching, ma anche e proprio di incapacità di “vedere” leggere e incrociare bisogni e opportunità. E’ informazione ripetuta e ripresa anche nelle edizioni precedenti del rapporto il fatto che solo “la metà della forza lavoro nelle aziende dichiara di avere a disposizione strumenti e tecnologie adatte per aggiornare le proprie competenze in modo adeguato”. Un dato che sottolinea la necessità di investimenti in strumenti digitali per la gestione delle competenze stesse. 

Il problema: dati non strutturati e governance frammentata

Uno dei principali ostacoli nel percorso verso una skill-driven company è rappresentato dalla frammentazione dei dati relativi alle competenze dei dipendenti. Spesso, queste informazioni sono disperse in vari sistemi e non sono strutturate in modo tale da poter essere facilmente analizzate e utilizzate. La mancanza di una governance unificata complica ulteriormente il quadro, rendendo difficile per gli HR e per i manager ottenere una visione chiara e completa delle competenze disponibili in azienda. Lo abbiamo appena accennato ma è evidente che questo problema è accentuato dal fatto che la scarsa conoscenza delle competenze dei propri dipendenti è un’altra sfida critica. Sia gli HR, sia i manager non riescono a tracciare e comprendere appieno le capacità e i potenziali dei propri collaboratori. Questo limita la capacità di assegnare i ruoli più adatti, di pianificare lo sviluppo professionale e di rispondere alle esigenze di formazione. Inoltre, una conoscenza limitata delle competenze può portare a un utilizzo inefficiente delle risorse umane e a una maggiore insoddisfazione dei dipendenti.

La soluzione: strumenti intelligenti di talent development

Per superare queste difficoltà, le aziende devono adottare strumenti di talent development avanzati. Questi tool devono fungere da centro nevralgico per tracciare tutte le competenze presenti in azienda, permettendo di di supportare la raccolta delle aspirazioni di carriera dei dipendenti e di definire dei piani di crescita coerenti per strutturare le azioni necessarie allo sviluppo sia per singole persone sia per team. Un sistema integrato di gestione delle competenze è fondamentale per sviluppare nuove capacità, mantenere ingaggiati i collaboratori e frenare la fuga di talenti. Così come è vero che un tool di talent development ben strutturato consentirà anche di centralizzare le informazioni sulle competenze, rendendole facilmente accessibili e utilizzabili.
Questo facilita la creazione di percorsi di carriera personalizzati, l’identificazione dei gap di competenze e la pianificazione di programmi di formazione mirati. Inoltre, un sistema di questo tipo migliora la trasparenza e la comunicazione interna, creando un ambiente di lavoro più collaborativo e motivante.

Sviluppo percorsi e talenti, i vantaggi con la GenAI

L’Osservatorio HR Polimi 2024 documenta come il 62% delle aziende abbia già iniziato a sperimentare soluzioni di AI Generativa a supporto delle attività lavorative, anche se solo il 12% con una guida diretta da parte dell’organizzazione e linee guida sull’utilizzo. Ma l’AI, è facile ora comprenderlo, può favorire il cambiamento proprio al servizio della “gestione delle competenze”. Parliamo di strumenti avanzati che sono in grado di raccogliere e analizzare dati da diverse sorgenti, armonizzandoli e collegandoli a ruoli e competenze specifiche. Grazie alla GenAI quindi, le aziende possono ottenere una visione dettagliata e accurata delle competenze disponibili e necessarie, facilitando la pianificazione strategica delle risorse umane. In particolare, la GenAI non si limita a raccogliere dati, ma li armonizza, collegando le competenze ai ruoli, a competenze simili, ruoli simili.

Questo permette di creare un sistema dinamico e flessibile che può adattarsi rapidamente alle esigenze aziendali in continua evoluzione.
La capacità di identificare e suggerire percorsi di sviluppo basati su dati concreti elegge quindi l’AI a strumento indispensabile per una gestione delle competenze efficace e proattiva e la disponibilità di strumenti basati su GenAI, per lavorare sui propri dati aziendali, rappresenta un vantaggio competitivo significativo. Si parla della possibilità di analizzare grandi volumi di dati e fornire insights preziosi per la gestione delle competenze, anche sulla base di specifici approfondimenti nell’analisi dei dati. Non solo, l’idea di strumenti di questo tipo, integrati con i sistemi aziendali esistenti, migliora la coerenza e l’efficacia delle strategie di gestione a tutto tondo. Inoltre, una GenAI nativa garantisce una maggiore sicurezza e privacy dei dati, essenziale in un contesto in cui la protezione delle informazioni è cruciale.

L’utilizzo di strumenti di GenAI di questo tipo si rivelerà di supporto per gli HR, per i manager, come per i dipendenti. Questo strumento può essere utilizzato per sottoporre richieste all’HR, per sintetizzare dati e per gestire processi amministrativi non noti, ma la GenAI può aiutare i dipendenti anche a navigare nel complesso mondo delle risorse umane aziendali, fornendo risposte rapide e precise a domande comuni e supportando il bisogno di essere autosufficienti nella capacità di intravvedere in azienda i possibili percorsi.

Ne parliamo in uno specifico contributo dedicato alla proposta di ServiceNow per questo specifico ambito, qui preme però sottolineare come per i dipartimenti HR, tool basati sulla GenAI rappresentino uno strumento strategico per lo sviluppo delle persone e la definizione di piani di formazione, a partire dall’analisi dei dati relativi alle competenze e per suggerire percorsi di sviluppo personalizzati, facilitando quindi la creazione di piani di carriera su misura. Resta fondamentale ricordare che la GenAI è tanto più di valore quando ‘affianca’ e lascia il passo all’intervento umano per richieste sensibili o particolari, garantendo una relazione personalizzata e attenta alle esigenze individuali.

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