La space economy è tra i verticali strategici più innovativi a livello globale. La definizione specifica del verticale è offerta dal Mimit che la qualifica come “catena del valore che, partendo dalla ricerca, sviluppo e realizzazione delle infrastrutture spaziali abilitanti arriva fino allo generazione di prodotti e servizi innovativi abilitati (servizi di telecomunicazioni, di navigazione e posizionamento, di monitoraggio ambientale previsione meteo, etc.)”.
Non parliamo solo di un mercato in forte espansione, ma di un settore industriale importante per lo sviluppo tecnologico e la competitività – non solo economica – dei Paesi. In questo contesto, l’Italia si distingue per la sua storia aerospaziale consolidata, le competenze e il ruolo crescente all’interno del panorama internazionale. Per parlare con i numeri, si tratta di un mercato del valore di circa 3 miliardi di euro, per il Paese, e che punta a crescere grazie agli investimenti di oltre 7 miliardi previsti fino al 2026 (fonte: Sda Bocconi), finanziamenti destinati a consolidare il ruolo dell’Italia in un contesto in rapido cambiamento. A livello globale invece la space economy vale oggi circa 630 miliardi di dollari, che dovrebbero diventare circa 1.800 nel 2035 (fonte: Space, The $1.8 trillion opportunity for global economic growth, McKinsey). Questa crescita si lega a molteplici fattori, tra cui il coinvolgimento di attori privati, lo sviluppo di tecnologie innovative e la spinta verso applicazioni commerciali dello spazio. Startup, scaleup e aziende consolidate stanno di fatto ridefinendo il settore, che si presenta oggi come una combinazione di esplorazione scientifica e business globale.

A fare il punto del settore e a ricostruire il ruolo dell’Italia in occasione della Giornata Nazionale dello Spazio è Aiko, scaleup torinese che sviluppa software avanzati basati su intelligenza artificiale e automazione per applicazioni spaziali. Ne seguiamo il percorso di analisi. Si parla certo di una spinta economica del tutto rilevante, quella impressa dalla space economy. L’esplorazione spaziale – ma non solo – è considerata frontiera non solo scientifica ma anche economica, tecnologica e strategica. La competizione internazionale si intensifica, nuovi attori emergono, e l’integrazione di tecnologie come l’AI e i sistemi autonomi sta rivoluzionando l’approccio tradizionale alle missioni spaziali. Per questo la crescita non è priva di sfide, anche per il Paese. I tempi lunghi di ritorno sugli investimenti e la dipendenza da fondi pubblici rappresentano ostacoli da superare per garantire una partecipazione più flessibile e competitiva delle imprese italiane.

Quanto cresce la space economy
Quanto cresce la space economy (fonte: Future of Space Economy Research, 2024, McKinsey) 

Microsatelliti e lanciatori, la space economy italiana

Uno dei principali punti di forza dell’industria spaziale italiana risiede nelle competenze avanzate nei settori dei microsatelliti e dei lanciatori. In un mercato che punta sempre più su satelliti più piccoli e modulari, capaci di offrire soluzioni versatili a costi contenuti, l’Italia ha costruito una posizione solida nel mercato. Tecnologie innovative, sviluppate da aziende e centri di ricerca nazionali, permettono al nostro Paese di essere protagonista in questo ambito, che rappresenta un pilastro per applicazioni commerciali e scientifiche. I microsatelliti, in particolare, sono sempre più richiesti per attività di monitoraggio ambientale, comunicazioni e osservazione della Terra. La capacità di progettare e produrre questi strumenti in modo efficiente e competitivo è un asset fondamentale. Tuttavia, è necessario investire ulteriormente in tecnologie emergenti per mantenere e ampliare questa posizione. Tecnologie come il deorbiting, ovvero la rimozione dei satelliti non più funzionanti, stanno a loro volta acquisendo rilevanza e rappresentano un’area su cui l’Italia deve puntare per rimanere competitiva. 

Trend, crescono gli investimenti dei privati

Il 2024 come è facile intuire anche dalle premesse, ha segnato un record per gli investimenti privati nel settore spaziale, con le startup globali che hanno raccolto 6,5 miliardi di dollari solo nel primo trimestre dell’anno. Un dato significativo quindi tanto più se confrontato con il rallentamento degli investimenti registrato dopo il 2021.

Lorenzo Feruglio, Ceo e Founder di Aiko
Lorenzo Feruglio, Ceo e founder di Aiko

Anche in Italia, nonostante l’accennata predominanza degli investimenti pubblici, si registra una crescente partecipazione di attori privati. L’accesso a nuove fonti di finanziamento sarà una leva fondamentale per superare le sfide strutturali del settore. In questo contesto, la collaborazione tra pubblico e privato resta in ogni caso cruciale.
Lo afferma anche Lorenzo Feruglio, Ceo e co-founder di Aiko, quando ribadisce che “l’emergere di nuove fonti di finanziamento e la collaborazione tra pubblico e privato sono fondamentali per superare queste sfide e sfruttare il potenziale del settore”.

Sarà essenziale allora creare un ecosistema finanziario dinamico, capace di attrarre investitori internazionali, a garanzia di una crescita sostenibile del settore spaziale italiano. 

AI e automazione nel futuro delle operation spaziali

L’integrazione dell’intelligenza artificiale con i sistemi di automazione, abbiamo visto, rappresenta uno dei principali motori di innovazione per la space economy. Queste tecnologie stanno trasformando ogni aspetto delle operazioni spaziali, dalla progettazione delle missioni alla gestione autonoma dei satelliti in orbita. L’AI consente di migliorare l’efficienza delle operazioni, ottimizzare i dati raccolti e ridurre i costi operativi, offrendo vantaggi competitivi significativi. L’Italia è già un attore chiave in questo ambito. Anche Aiko, per esempio, ha sviluppato soluzioni software che permettono di aumentare l’autonomia dei satelliti, migliorando le capacità operative delle missioni. Ma l’applicazione dell’AI nello spazio non serve solo per la gestione dei satelliti: vantaggi sensibili sono possibili anche nella pianificazione delle missioni, nell’elaborazione dei dati a bordo e nell’ottimizzazione delle risorse. Il progresso in questo ambito è sostenuto da sviluppi hardware che rendono i satelliti sempre più capaci di gestire in autonomia operazioni complesse. Anche in questo caso documentiamo con i numeri: il mercato dei servizi di osservazione ha raggiunto i 230 milioni di euro nel 2023, +15% rispetto al 2022, con l’espansione delle costellazioni satellitari, lo sviluppo di tecnologie autonome e proprio l’adozione di AI che rappresentano le tendenze chiave che guideranno il mercato.

Competizione e regolamentazione, sfide del settore

L’intensificarsi della competizione internazionale è una delle sfide principali per l’industria spaziale italiana. Nuovi attori, come startup e Paesi emergenti, stanno entrando nel mercato, spingendo verso una riduzione dei costi e un’accelerazione dell’innovazione. L’Italia, per mantenere il suo posizionamento, deve continuare a investire in ricerca e sviluppo, rafforzando la sua presenza nei mercati globali.

Un altro aspetto cruciale è la regolamentazione. La gestione dei detriti orbitali e la proprietà delle risorse extraterrestri sono questioni ancora poco regolamentate, che possono limitare gli investimenti e rallentare lo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali. Un ambito in cui Aiko, attraverso la partecipazione a iniziative come il programma Zero Debris, si fa promotrice di un maggiore coordinamento normativo a livello europeo, essenziale per creare un ecosistema spaziale più strutturato e sicuro.

E per quanto riguarda il futuro bisogna ricordare che le missioni lunari e l’espansione delle costellazioni satellitari saranno due tendenze chiave che guideranno il futuro della space economy. L’Italia, in questi ambiti, ha già avviato progetti significativi ma è necessario rafforzare ora la cooperazione internazionale e lo sviluppo tecnologico.
La gestione delle costellazioni satellitari, in particolare, offrirà una serie di importanti opportunità per applicazioni commerciali, telecomunicazioni e monitoraggio climatico. La capacità di sviluppare tecnologie avanzate in questo campo rappresenta una leva strategica per consolidare il ruolo dell’Italia nel panorama internazionale e per preservare, anche in questo settore, un approccio ai temi effettivamente “sovrano”. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi l'articolo: