Perché parlare di alleanza sostenibile tra innovazione e felicità? Perché la maggior parte di ricerche e osservatori ci riporta la necessità di includere tech+human, AI+HI (human intelligence), business+persone. Lo sappiamo e lo vediamo ma cosa facciamo?
I percorsi innovativi e di trasformazione tecnologica falliscono, incontrano rallentamenti e resistenze nella fase applicativa, le persone non sono a bordo o non sono capaci, l’evoluzione culturale e l’epigenetica sono lente e profonde, richiedono cura e sostegno, riconoscimento dell’unicità degli individui.
Il nostro contesto sociale e organizzativo registra malessere e demotivazione crescente. Lo dicono i numeri dello State of the Global Workplace di Gallup, il Rapporto Censis Welfare- Salute, e il report Mind Health Report di Axa-Ipsos.
- Il 34% si dichiara stressato cronico
- Il 28% sente un malessere mentale
- Il 15% soffre di depressione
Il livello di ingaggio dei dipendenti?
- 23% a livello mondiale
- 13% in Europa
- 8% in Italia
Il costo del disimpegno? Si stima una perdita di 8,9mila miliardi di dollari all’anno (9% del Pil mondiale). Porto l’attenzione in questo ambito decisamente tecnologico sulla parola ‘felicità’ per meglio qualificarne contenuto ed impatto organizzativo. E parto per questo dalla condivisione di un po’ di storia sul tema.
Di felicità si parla da secoli ed è un concetto esplorato da filosofi, poeti, pensatori associandolo a fertilità, prosperità, fortuna, successo, buon esito delle imprese. La fonte è stata via via attribuita a cause esogene esteriori (felicità edonica) che alimentano emozioni aleatorie e fugaci, creano dipendenza e bulimia di beni materiali, radicano l’aspettativa che si è felici solo quando non ci sono problemi. Ma anche a cause endogene interiori (felicità eudaimonica) che portano ad assumere maggiore auto determinazione e responsabilizzazione, a sviluppare il proprio potenziale e scegliere consapevolmente di adottare nuovi stili di vita positivi.
Il tema della felicità ha acquisito dignità emergendo sullo scenario politico economico sociale nel 2011 quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione del Bhutan: Felicità, Verso un Approccio Olistico allo Sviluppo. L’Onu ha invitato i governi nazionali a “dare maggiore importanza alla felicità e al benessere nel determinare come raggiungere e misurare lo sviluppo sociale ed economico”. In questo senso si è decretato il fallimento del Pil come unica misura del progresso sostenendo l’inclusione del Fil (felicità interna lorda).
Per dare una dimensione concreata a questo invito e monitorarne l’applicazione si è progettato fin dal 2012 il World Happiness Report per rilevare gli impatti emergenti della scienza della felicità, per definire un nuovo paradigma economico. In parallelo è stata istituita la Giornata Internazionale della Felicità, il 20 Marzo, da osservare annualmente. Il report viene pubblicato contestualmente.
Il World Happiness Report è frutto della partnership di Gallup, Oxford Wellbeing Research Centre, UN Sustainable Development Solutions Network e il comitato editoriale del Whr. La crescente attenzione a questi dati e il loro monitoraggio riflettono una richiesta mondiale di maggiore sensibilità alla felicità e al benessere come criteri di guida dei governi. L’analisi elabora circa 100mila interviste in circa 130 Paesi, su sei dimensioni (Pil pro-capite, sostegno sociale, aspettativa di vita in buona salute, libertà, generosità e corruzione) per fotografare il livello della felicità nel mondo e mostrare come l’applicazione dei principi cardine della Sdf spiega variazioni individuali e sociali. Oltre alla classifica dei paesi più felici del mondo, il rapporto degli ultimi anni include l’approfondimento di specifiche dimensioni e il report del 2025 in uscita è incentrato sul tema della “cura e condivisione” (Care and Sharing).
Qualche insights dai report degli ultimi due anni. Per quanto riguarda il 2024, per il settimo anno consecutivo, la Finlandia si posiziona al primo posto in classifica, conservando il suo status di Paese più felice al mondo. Le prime 20 posizioni e anche le ultime sono in gran parte invariate, in fondo alla classifica ci sono sempre Afghanistan e Libano. Il nostro Paese continua a perdere posizioni, dal 27esimo posto nel 2021 scende al 41esimo posto nella graduatoria generale. I Nordics restano stabilmente ai primi posti con politiche di welfare vincenti, hanno generato un circolo virtuoso tra istituzioni e cittadini basato su sicurezza e fiducia. Il report ha portato l’attenzione sulla variazione della percezione della felicità tra diverse fasce d’età. Per gli under 30, ad esempio, la Lituania è il Paese più felice al mondo.
Per il 2023, il report ribadisce la necessità del rispetto dei diritti umani, l’urgenza di attuare l’Agenda 2030 per la felicità della società attuale e delle generazioni future. I requisiti fondamentali per la felicità individuale sono la garanzia di condizioni materiali favorevoli diffuse, un’occupazione soddisfacente e una buona salute, ma vanno accompagnate da una cultura sociale collaborativa e da istituzioni efficaci. Si confermano indicatori cruciali: il rapporto dei cittadini con le istituzioni, il livello di fiducia sull’onestà e integrità del proprio governo, il forte senso di responsabilità sociale condivisa, la solidarietà civica e la fiducia reciproca tra le persone.
Occorrono più investimenti sociali in campo sanitario e di salute mentale, è necessario creare condizioni socio-ambientali che incoraggino i cittadini ad adottare nuovi stili di vita più salutari. Servono più ricerca e conoscenza sule dimensioni del benessere: sulla relazione tra valori e felicità, sulla misurazione dell’efficacia e dell’impatto delle politiche e delle iniziative private su produttività e longevità. Le persone dimostrano grande resilienza nonostante le numerose crisi che portano costi ma contribuiscono a creare un senso di condivisione e comunità, l’analisi fa emergere gli effetti positivi di vivere in società più generose, con maggior fiducia e supporto.
La scienza della felicità
Arrivati a questo punto approfondiamo la scienza della felicità (Sdf), una disciplina recente che aggrega tutte le prospettive scientifiche che concorrono a spiegare perché la vera felicità non è solo un’emozione ma uno stile di vita intenzionale, come tale una competenza che va allenata e coltivata in ogni sistema sociale comprese le organizzazioni!
L’applicazione dei 4 cardini della Sdf (+ chimica positiva – chimica negativa, + saper essere – fare e avere, + noi – io, + disciplina – caos) porta a sviluppare un’organizzazione positiva facendo fiorire 4 petali positivi: cultura, leadership, processi e pratiche, strategia.

Nuovi modelli culturali e organizzativi, ‘for profit + for benefit’ (Bcorp e società benefit), al servizio di un capitalismo più consapevole e di un Purpose orientato al bene comune, sono nati in Usa e si sono diffusi progressivamente negli ultimi 15 anni in Europa.
Un’org+ è un ecosistema che è già realtà, che sa far convivere e prosperare l’innovazione sociale al servizio della crescita di tangibles + intangibles aziendali, consapevole delle forti correlazioni ed interdipendenze esistenti tra le dimensioni della bussola organizzativa per unire Business e Felicità.
Imprenditori e manager, la governance e la C-suite, hanno un ruolo fondamentale: il 90% dei dipendenti lascia il proprio capo non l’azienda! La relazione con il proprio ‘capo’ è il driver per ingaggio, motivazione e sviluppo del potenziale, i manager hanno la missione di generare nuovi modelli evolutivi culturali e di leadership, con il loro esempio coerente e prendendosi cura dei bisogni dei collaboratori.
Diventa sempre più urgente l’adozione pervasiva delle nuove tecnologie ma questo richiede la capacità di strutturare una smart organization, radicata in una nuova filosofia organizzativa e del lavoro. Questo passaggio evolutivo include una digitalizzazione consapevole, un uso etico dell’intelligenza artificiale, una tecnologia sociale collaborativa tra esseri umani, una contaminazione gentile dell’innovazione per creare un ambiente felice e positivo.
Condivideremo nelle prossime settimane una sintesi di report e osservatori locali e internazionali sul tema della felicità.
—
* Laura Torretta è consulente di TrasFormAzione Organizzativa Positiva, e Chief Happiness Officer in Happy Systemic Human Empowerment
© RIPRODUZIONE RISERVATA