Alla guida di Google Cloud in Italia da un anno, Raffaele Gigantino osserva come l’accelerazione degli sviluppi tecnologici legati all’AI stia impattando (e modificando) anche la struttura di Google Cloud stessa. Un conto è raccontare al cliente quanto l’AI sia in grado di migliorare business e processi, un conto è viverla al proprio interno per poi portarla sul mercato. 

“Ho mostrato un dato durante il mio keynote al recente Google Cloud Summit che è indicativo – esordisce in una chiacchierata a Milano –. Abbiamo rilasciato questo anno 3.000 nuove funzionalità di prodotto, pari a 8 nuove funzionalità al giorno, che implica un livello di innovazione e di cambiamento che Google Cloud sta portando sul mercato ma che impatta inevitabilmente anche su Google stessa”.

Perché le novità di prodotto richiedono di essere gestite, con due approcci: uno tecnologico specializzato per ambiti verticali, demandato ad account con competenze mirate. E uno di ecosistema, demandato ai partner, che richiedono formazione per declinare la tecnologia presso le aziende.

Verticalizzazione di mercati ed ecosistemi sono le due aree dove in questo momento sto guardando con maggiore attenzione anche cercando di sviluppare team interni dedicati
– precisa Gigantino -. Il finance rimane vertical di estrema focalizzazione, come l’annuncio della partnership con Unicredit conferma, ma abbiamo accordi interessanti anche con pubblica amministrazione, grandi e medie imprese, fino alle startup. La pervasività e la possibilità di raggiungere più imprese è in questo momento il nostro obiettivo”. 

Alphabet, una AI company

Il livello di investimento sull’AI nell’ultimo anno è stato confermato anche dal Ceo, Sundae Pichai, alla presentazione a fine aprile dei dati finanziari del primo trimestre, sopra le aspettative degli analisti: +12% con 90,23 miliardi di dollari di fatturato, dei quali 12,3 miliardi sotto stati raccolti da Google Cloud (+28% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), grazie alla domanda di infrastrutture e cloud, spinta dall’intelligenza artificiale.

Raffaele Gigantino, country manager di Google Cloud Italia
Raffaele Gigantino, country manager di Google Cloud Italia

Guardando al futuro, si delinea un investimento importante per cogliere le opportunità di fronte a noi: nei risultati finanziari di Q4 si parla di una previsione di investimenti pari a circa 75 miliardi di dollari per il 2025. Parallelamente, l’innovazione nel campo dell’intelligenza artificiale continua a progredire, con lo sviluppo di nuove funzionalità, nuovi Llm multimodali, agenti, per governare processi, generare testi, immagini, musica, indirizzare diversi mercati come quello dei creativi, che oggi hanno la possibilità di generare contenuti con una velocità e una efficacia mai vista in precedenza – precisa Gigantino -. L’AI è centrale in tutta la strategia di Google Cloud, ma anche di Google in senso allargato, perché Alphabet ragiona come una AI company, innovando anche nell’ambito del motore di ricerca, stringendo accordi con player di Gpu, sviluppando hyper computing, raffreddamento ad acqua per i data center, infrastruttura. Un investimento in AI con il quale possiamo giocarci un ruolo chiave sul mercato quest’anno”. Oggi Gemini è utilizzato da 4 milioni di sviluppatori.

I punti centrali per Gigantino rimangono l’apertura della piattaforma e dell’infrastruttura ai modelli e agenti di terze parti e la relazione con l’ecosistema. “Molti partner hanno capito la potenzialità della nostra piattaforma e per questo ci stanno chiedendo training e formazione. Dobbiamo fare in modo che grazie alla professionalità e alle certificazioni acquisite, l’ecosistema dei partner sia in grado di scaricare nelle aziende tutto il potenziale dell’AI”.

Legame con le aziende

Ma le aziende si muovono con cautela, molte in fase di Poc, poche in fase implementativa. “Il passaggio dall’idea del progetto di AI all’execution è chiaramente la fase più complessa – sostiene Gigantino -. Ma credo che si stia superando la diffidenza iniziale e vedo attività già in produzione. Ad esempio, Bending & Spoons è l’unicorno italiano che utilizza in modo massivo l’intelligenza artificiale a testimoniare che le startup e le aziende cloud native si muovono sul terreno dell’AI con massima disinvoltura.
Le aziende private, con logiche più consolidate, stanno valutando progetti da un paio di anni, mentre il settore pubblico – per la complessità legata anche ai processi di procurement – arriverà in un secondo momento. Ma stiamo discutendo progettualità anche con alcune pubbliche amministrazioni. Ci sono delle eccellenze. Lo dimostra il premio dato all’Istituto Europeo di Oncologia che utilizza l’intelligenza artificiale per l’analisi di tutta la documentazione ospedaliera. L’AI sta portando un valore fondamentale in tutti i vertical di mercato”.

Progetti come l’innovation hub triestino Agorai, realizzato con Generali, e dedicato allo sviluppo di progetttualità di AI con partner pubblici e privati rimarcano l’importanza dell’ecosistema per mettere a disposizione il meglio delle competenze tecnologiche e di business. “Agorai è luogo di innovazione che dà valore anche al territorio triestino e tenendo presente che l’Italia è molto diversa dalla Francia che gravita attorno al al centro di Parigi, è importante realizzare poli in grado di valorizzare i contesti regionali e le diverse aree per abbracciare le particolarità del nostro paese e valorizzare i distretti industriali”.

Un tessuto fatto da realtà medie e piccole che avendo budget limitati intravedono nell’AI un vantaggio competitivo per allargare il raggio di azione. “In Google Cloud uno degli obiettivi è quello di democratizzare l’accesso all’intelligenza artificiale. Quando si democratizza, i fattori in gioco sono due: si rende la tecnologia disponibile a un numero più ampio di realtà, si rendono i costi di accesso più accessibili. Negli ultimi 18 mesi questo processo ha reso le tecnologie AI accessibile anche alle piccole imprese dando loro la possibilità di scalare. Ed essendo l’economia italiana fondata sulle Pmi, la democratizzazione dell’AI rende le nostre imprese in grado di competere su mercati italiani e internazionali”.

Prossimi passi

“La visione è quella di creare uno standard, un protocollo di comunicazione tra agenti, capendo che il mercato sta andando in quella direzione. In questo senso Google Cloud è proiettata nel futuro. E quando per una tecnologia si inizia a parlare di protocolli di comunicazione tra agenti, significa che siamo arrivati ad un livello di adozione importante”. Tocca anche il tema della sovranità del cloud Gigantino sottolineando come la partnership con Tim Enterprise per l’apertura delle due cloud region italiane, confermi la decisione di garantire alle aziende locali i dati nel nostro paese, di fondamentale importanza soprattutto per le aziende di settori altamente regolamentati, che devono sottostare a normative stringenti per sicurezza e privacy dei dati.

Un team cross in azienda dibatte su temi cruciali quali l’etica dell’AI, le normativa in discussione (come il disegno legge sull’intelligenza artificiale da poco modificato alla camera), la relazione con il mondo istituzionale per sedere a tavoli che definiscono le regole future. Conclude Gigantino, “faremo la nostra parte”.

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