I capitali raccolti dalle FinTech italiane sono ancora molto residui se paragonati a quelli delle FinTech europee e, ancora di più americane. Nel 2017 gli investimenti dei Venture Capital indirizzati a startup italiane ammontano a 30 milioni di euro, pari a poco più del 4% dei fondi raccolti nel vecchio continente.
Tuttavia, il FinTech può rappresentare un’opportunità di sviluppo molto importante per il sistema economico del nostro Paese, semplificando l’accesso ai servizi finanziari da parte di imprese e privati (in particolare per i segmenti più giovani della popolazione) e per le banche stesse.
Per questo motivo, nel 2017 NetConsulting cube in collaborazione con PwC Italia ha realizzato un report – presentato nell’ambito del convegno “FinTech innovation – by Maker faire Rome” – che ha fornito per la prima volta una mappatura e una classificazione delle startup italiane che operano nel mondo del FinTech, censendo 235 aziende del comparto, di cui 185 FinTech Pure, raddoppiate rispetto al 2015.
Cosa si intende per FinTech
Le aziende FinTech si caratterizzano per impiegare le tecnologie digitali più innovative, dall’intelligenza artificiale ai big data analytics alla blockchain per sviluppare servizi finanziari basati su piattaforme digitali. Il modello adottato è sia B2C, dal momento che molte si rivolgono direttamente al cliente finale, sia B2B, ovvero proponendosi alla banca come provider tecnologico.
I maggiori campi d’azione
Le aziende del FinTech italiano operano principalmente nell’ambito del Crowdfunding peer to peer, secondo cluster per numerosità è quello del Wealth & Asset Management, che raggruppa tutte le aziende specializzate in attività di Robo Advisoring & Financial Planning (es. MoneyFarm) piattaforme che consentono attraverso algoritmi di fornire consulenze personalizzate su investimenti finanziari. I Payments rappresentano uno dei segmenti con maggior fermento e quello in cui si è registrato il Deal più significativo con Satispay. In questo operano realtà con un’offerta volta ad innovare il mondo dei pagamenti: dal Peer to Peer Payment e a Technology Provider di soluzioni che abilitano pagamenti digitali (come Jusp). Seguono il Lending, che raggruppa tutte le FinTech che innovano il comparto dei prestiti personali, crediti e mutui attraverso piattaforme social e di collaboration; i Capital Market & Trading – aziende che offrono tecnologie e soluzioni innovative a supporto delle attività di trading di professionisti e investitori privati; le FinTech di Money Management – tutte le soluzioni a supporto della gestione finanziaria di clienti Retail (Personal Financial Planning), soluzioni che consentono di pianificare il risparmio e soluzioni di tesoreria per aziende di piccole e medie dimensioni, inclusa l’offerta di servizi di factoring. Ancora bassa la presenza di aziende RegTech, che nel mondo rappresenta un’area di forte crescita e comprende le aziende che utilizzano big data e machine learing per automatizzare i processi di adeguamento a regolamenti e normative, che nel settore rappresentano una vera e propria giungla.
In forte crescita, infine, l’area delle Insurtech, ovvero di aziende che grazie al digitale si propongono di innovare il modello di servizio e di offerta del comparto assicurativo, fornendo al cliente la possibilità di sottoscrivere polizze on demand o in funzione dei propri stili di vita: Yolo e Neoinsurance sono i casi più popolari, ma ve ne sono molte altre.
Banche, opportunità non minaccia
Come si può comprendere dall’elevata frammentazione, le aziende FinTech si caratterizzano per un’offerta focalizzata su specifici ambiti della catena del valore dei Financial Service, ma soprattutto per l’utilizzo spinto della tecnologia per fornire servizi facilmente fruibili e in linea con le attese del cliente, spesso superando alcune rigidità dei servizi offerti dalle banche tradizionali.
Le FinTech non rappresentano una minaccia per gli operatori bancari, ma anzi possono essere la soluzione per rispondere alla mutevolezza di un mercato in veloce e continua evoluzione. Tre i percorsi di possibile integrazione: operazioni di acquisizione di startup da parte degli Incumbent; ingresso nel capitale attraverso la costituzione di Fondi di Corporate Venture Capital o Acceleratori; accordi di partnership commerciale tra le parti.
Tra gli operatori più attivi a livello internazionale si ravvisano Goldman Sachs, Citigroup, BBVA e Banco Santander. Anche in Italia alcune banche si stanno muovendo per supportare lo sviluppo degli ecosistemi FinTech, tra cui: Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banca Sella (che ha costituito a Milano il FinTech District) sono alcune delle più dinamiche.
Il sistema bancario italiano è però costituito in gran parte da piccole e medie realtà, per lo più territoriali, che necessitano di essere accompagnate nel percorso di conoscenza e posizionamento nei confronti delle FinTech. Emerge la necessità nel nostro Paese di favorire lo sviluppo di un ecosistema di riferimento in cui, oltre alla volontà delle banche di aprirsi al FinTech, il legislatore nazionale ponga le basi per una crescita effettiva dell’ecosistema nel suo complesso.
Lo sottolinea Roberto Nicastro, banchiere e angel investor del settore, che dichiara: “Il fintech è un’opportunità impressionante per tutto il sistema Italia e in particolare per le piccolissime imprese”. “La foresta di pietra che per anni ha rappresentato il rapporto tra banche e piccole imprese non esiste più – conferma Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di commercio di Roma – ora abbiamo bisogno che il rapporto tra piccoli imprenditori e sistema bancario rinasca su nuove basi”.
Le opportunità che la Fintegration offre per la Digital Trasformation e la Digital Disruption del mondo delle banche sono interessanti. I percorsi di integrazione possono condurre ad una rivisitazione dell’offerta bancaria attraverso l’introduzione di nuovi servizi digitali o nuovi concept di servizi tradizionali (Innovazione di Front End). Ma l’integrazione con realtà innovative, snelle e “open” come le FinTech può costituire un driver rilevante verso la necessaria revisione architetturale del Back End delle banche, consentendo un’evoluzione delle infrastrutture interne e l’acquisizione di competenze tecnologiche altamente specializzate (Artificial Intelligence, Blockchain, Identity Digital Management, …) per lo sviluppo di soluzioni digitali innovative, e per il riposizionamento degli Incumbent in uno scenario in cui la Customer Experience guida la trasformazione digitale del comparto.
Le prospettive di crescita
Guardando al futuro, spiega Rossella Macinante, Practice leader di NetConsulting cube e curatrice del rapporto realizzato in collaborazione con PwC, “sempre più normative incoraggiano lo sviluppo e la crescita di startup Fintech, come la direttiva europea PSD2, che abilita il concetto di Open Bank e dovrebbe rappresentare un ulteriore driver per lo sviluppo del mercato FinTech. Capitali e skill su tecnologie e processi risultano però tra gli ingredienti indispensabili per accelerare un processo di trasformazione, che potrebbe rappresentar un’opportunità importante per la digitalizzazione del Paese”.
Per chi fosse interessato al report “Le aziende del Fintech in Italia 2017”, può scaricarlo a questo link
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