Nasce l’alleanza europea per la Blockchian che coinvolge 22 paesi, e l’Italia dice no.
Nasce il patto per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, coinvolti 25 paesi europei, e l’Italia dice sì.

Due alleanze a livello europeo, nella settimana del Digital Day 2018 tenutosi a Bruxelles, con stessa logica per entrambe: promuovere la competitività economica dell’Europa, mettendo a fattor comune conoscenze, cooperazione in più settori, finanziamenti, esperienze, competenze tecniche e normative. Lo sprono per costruire un mercato unico digitale più competitivo e più forte.

Ma andiamo per gradi.

European Blockchain Partnership: un’alleanza (sulla tecnologia alla base del bitcoin) per evitare un approccio frammentato e locale dei vari paesi, non di sola forma ma operativa, che lavorerà insieme all’esecutivo europeo per definire le linee guida di intervento e che, già a settembre, proporrà un gruppo di servizi pubblici transfrontalieri che potranno trarre beneficio dalla blockchain e che definirà un modello di governance per rendere operativa la partnership stessa entro fine anno.
Sul piatto già stanziati dalla commissione europea 80 milioni di euro in progetti, ai quali si aggiungeranno altri 300 milioni entro il 2020 con il chiaro obiettivo di fare giocare all’Europa un ruolo di primo piano nello sviluppo delle tecnologie blockchain (in un momento in cui grandi gruppi finanziari stanno vacillando nella loro decisione). “In futuro, tutti i servizi pubblici utilizzeranno la tecnologia blockchain, una grande opportunità per l’Europa e gli Stati membri per ripensare i loro sistemi informativi –  precisa Mariya Gabriel, commissario europeo per l’Economia digitale –, per promuovere la fiducia degli utenti e la protezione dei dati personali, oltre che per creare nuove opportunità di business a vantaggio dei cittadini, dei servizi pubblici e delle imprese”.

L’Italia non c’è nell’European Blockchain Partnership, snobba l’alleanza, ma ci credono Regno Unito (nonostante la Brexit), Belgio, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia.

Veniamo al secondo patto, l’European AI Partnership: una cooperazione per rafforzare sinergie tra centri di ricerca, saperi e atenei europei, con un investimento previsto di oltre un miliardo di euro al 2020, molti dei quali dedicati a formazione e occupazione per qualificare figure professionali sull’intelligenza artificiale. Secondo la Commissione europea saranno 1.8 milioni i posti di lavoro creati dall’AI, in crescita del 5% ogni anno (dai 350.000 posti vacanti attuali) e propone di rendere l’AI accessibile a tutte le imprese con l’impegno a lavorare sugli aspetti etici, legali e socio-economici.

Tra due settimane arriverà il piano dettagliato della Commissione Ue, articolato su tre pilastri: un miliardo per gli investimenti in ricerca nel biennio 2019-2020, un codice etico per l’AI che si basa sui concetti di sicurezza e responsabilità, e una strategia per gli impatti socio-economici con “un monitoraggio continuo” nei vertical più importanti, dal settore energetico all’agricoltura, dall’educazione alla sanità, proprio per gestire nel migliore dei modi l’impatto che l’AI avrà nel mondo del lavoro. “L’AI sarà un elemento chiave per la crescita economica e l’Intelligenza Artificiale sta già cambiando il mondo in cui viviamo” si legge nella bozza che Bruxelles pubblicherà il prossimo 25 aprile ed è già noto che nella stesura del prossimo bilancio pluriennale 2021-2027, in discussione a maggio, un capitolo apposito sarà dedicato al tema.

Già virtuose sui progetti AI sono Finlandia, Germania e Francia (che ha varato un piano da 1.5 miliardi di euro in cinque anni) ma non basta. L’Italia entra nella nuova alleanza AI con Bulgaria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Spagna, Francia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Olanda, Austria, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Finlandia, Svezia, UK, Norvegia (esclusi Cipro, Grecia, Croazia e Romania).

Le due alleanze – nonostante l’amarezza per l’Italia assente da quella Blockchain – ribadiscono lo sforzo congiunto che l’Unione europea sta facendo sulle tecnologie chiave per colmare il gap verso Stati Uniti e Cina.

Una Europa che ha saputo farsi apprezzare sulla tematica della sicurezza questa settimana dallo stesso Mark Zuckerberg che, nel marasma del dopo Cambridge Analityca e delle audizioni al parlamento americano, ha citato il Gdpr come un normativa “perfetta” tanto che la stessa commissaria Ue alla giustizia, Vera Jourova, lo ha ringraziato in un’intervista che ha fatto il giro del mondo. “Stavo pensando a un modo per pubblicizzare il nuovo regolamento europeo per la protezione dei dati e grazie a Zuckerberg ho ottenuto la migliore pubblicità”. Sulla tematica della sicurezza e del trattamento dei dati – punto fondamentale anche per AI e Blockchain – l’Europa ha il primo check il 25 maggio.

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