Il 20 di maggio è la data fissata da Istat per l’avvio del primo Censimento Permanente delle Imprese, chiuderà poi i battenti il 16 di settembre e i primi dati saranno disponibili entro la fine del 2019. Istat lo riserva alle aziende selezionate. Sono 280mila realtà, con tre o più addetti (quindi si analizzano tutte le dimensioni di impresa), attive su tutto il territorio, chiamate alla compilazione di un questionario online che prevede l’obbligo di risposta. 

Il Censimento è di tipo campionario, mentre la restituzione dei dati è di tipo censuario. Soprattutto, la rilevazione prevede l’integrazione delle informazioni ottenute (prevalentemente qualitative) con quelle contenute nei registri statistici e in altre indagini economiche.

Nell’era dei big data anche il Censimento si allinea quindi a beneficiare delle nuove tecnologie di analisi, e sono alte le aspettative degli analisti in relazione alla possibilità di incrociare dati eterogenei da fonti eterogenee.
Non solo, il Censimento diventa Permanente, perché l’Istat effettuerà questa rilevazione con cadenza triennale, per rilasciare informazioni continue e tempestive, e non più decennale. Si passa quindi da un’analisi “utile per i libri di storia economica” a un’analisi per capire e fare meglio in tempi brevi. 

Sono questi i punti caratterizzanti che determineranno l’incremento della disponibilità quantitativa e qualitativa dei dati con un onere statistico contenuto per le aziende e costi complessivi ridotti per la statistica ufficiale.

Lo scopo è fotografare e comprendere quali siano i profili di impresa con i migliori risultati, e quindi quali effettivamente i fattori di successo, le possibilità di sviluppo, le criticità, gli ostacoli.

Il Censimento indaga quindi quante imprese commercializzano quali prodotti sulle piattaforme digitali, quante sfruttano tecnologie innovative e quali sono, con l’obiettivo di mappare il profilo digitale delle stesse, in relazione anche alla propensione per l’innovazione.

Istat Censimento Imprese
Istat Censimento Permanente delle Imprese – Da sinistra Andrea Prete vice presidente vicario Unioncamere, Gian Maria Gros-Pietro vp vicario ABI, Dario Focarelli, direttore generale Ania e Enrico Quintavalle Responsabile Ufficio Studi di Confartigianato Imprese

Le domande si prefiggono lo scopo di rilevare l’accesso al credito, l’utilizzo di strumenti finanziari, la responsabilità di impresa verso ambiente, territorio e collettività.

Tutto in un questionario, multiscopo (sperimentato per la prima volta in occasione del Censimento dell’Industria e dei Servizi nel 2011), articolato in nove sezioni di cui tre introdotte per la prima volta: Proprietà (controllo e gestione), Risorse umane, Relazioni tra imprese, Mercato, Tecnologia (digitalizzazione e nuove professioni – introdotta per la prima volta), Finanza, Internazionalizzazione produttiva, Traiettorie di sviluppo di impresa (introdotta per la prima volta), Sostenibilità ambientale, responsabilità sociale e sicurezza (introdotta per la prima volta).

Istat, il Censimento è evento istituzionale

Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat: “Il Censimento è un vero evento istituzionale. Pone le basi sulla collaborazione di Istat con il mondo delle imprese, per fare in modo che siano di eccellenza i risultati della ricerca permanente e delle imprese”.

Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat
Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat

Il supporto delle associazioni di categorie è per Istat essenziale al progetto. L’iniziativa non costituisce un’analisi totale e universale, ma Istat assicura che l’indagine campionaria non comprometterà il carattere censuario di restituzione dei dati con l’opportunità di disporre di un quadro informativo statistico sulla struttura del sistema produttivo a livello di dettaglio settoriale, territoriale e dimensionale.

Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria, sottolinea i benefici dell’approfondimento dell’analisi della struttura produttiva italiana, riprendendo l’espressione di Pietro Maestri fondatore dell’Istituto di Statistica Italiano (Risorgimento italiano) “la statistica descrive l’anatomia di una nazione”.

Il Censimento servirà quindi, secondo Boccia, a “interpretare un sistema economico (il nostro) complesso, difficile da leggere ma che sappiamo anche essere innovativo, vitale, pur mostrando le ferite ancora della lunga crisi economica”.

Vincenzo Boccia, presidente confindustria

Le analisi di settore e di latitudine non sono sempre e necessariamente significative, significa che è con la puntualità che si riesce a fotografare la realtà. Prosegue Boccia: “In Italia si registra grande capacità di innovazione in settori maturi e su latitudini solitamente svantaggiate e lo studio consentirà di comprendere meglio la direzione di marcia, grazie ad informazioni macroeconomiche sì, ma aggregate e puntuali da utilizzare anche “strada facendo”, per passare dalla “constatazione di dove siamo alla possibilità di avere una visione proiettata sul futuro del Paese”. Le associazioni di categoria si attendono dal Censimento una serie di vantaggi funzionali ad abilitare la possibilità di servire meglio l’impresa da diversi punti di vista.

Gian Maria Gros-Pietro, vice presidente vicario di Abi pone in evidenza il carattere nuovo della rivelazione “campionaria, ma aggiornabile e integrabile con altri dati, in grado di sfruttare i big data, e di valorizzare informazioni che nei rispettivi silos sarebbero invece sterili”.

Gian Maria Gros-Pietro – vice presidente vicario Abi

Il sistema bancario, per esempio, ha bisogno di capire, prosegue Gros-Pietro “cosa serve ad ogni cliente, inteso come segmento di appartenenza, e distinguere per ognuno il mercato cui si rivolge, la sua attività, le tecnologie adottate, gli assetti finanziari, di persone, di organico, il suo posizionamento nella supply chain. Alcuni di questi sono dati noti, alle banche, ma hanno bisogno di essere utilizzabili nei data lake, aggiornati e rielaborati, incrociabili con i dati che arrivano dall’esterno, per aiutare le azienda a “salire di rating”. Ognuno deve fare qualcosa per promuovere il miglioramento dell’intero sistema ma è anche importante in quale direzione muoversi per contribuire al miglioramento del sistema”.

I benefici di un’analisi multiscopo

In Italia sono presenti 6 milioni di imprese, una ogni dieci abitanti (fonte Unioncamere, rappresentata da Andrea Prete, vice presidente vicario), gli scenari di mercato cambiano velocemente, ogni giorno nascono 955 iniziative imprenditoriali, ma si registra anche la chiusura di 933 imprese, e vengono protocollati quasi 6300 atti di variazione di posizioni economico e amministrative.

Le politiche quindi non possono che basarsi su un quadro che ha bisogno di un aggiornamento “permanente e multiscopo”. In un contesto in cui la mancata corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro è grave. Lo scorso anno è stata a rischio un’assunzione su quattro (penalizzando soprattutto i giovani), mentre persiste il male endemico di un gap tra una tipologia di offerta di lavoro non soddisfatta per alcuni profili (scientifico, ingegneristico etc.) e una domanda eccedente per altri.

Una stilizzazione dei fatti di Prometeia fotografa che da metà degli anni ’90 l’Italia cresce meno della media UE, e da allora ad oggi il gap rispetto a Francia e Germania si misura rispettivamente in 31 e 25 punti Pil, mentre la produttività media della nostra impresa resta decisamente più bassa rispetto a quella degli stessi Paesi. Un dato però che va letto con cura: lo scarto di produttività infatti riguarda le micro e piccole imprese, perché le medio grandi sono molto più produttive delle omologhe francesi e tedesche.

In Italia però le piccole aziende sono più del 40% del totale, mentre lo sono meno del 20% in Germania, e le grandi sono meno del 20% in Italia e più del 40% in Germania e Francia. Addirittura nel Mezzogiorno più del 60% delle aziende ha meno di nove addetti.

Non solo, l’Italia invecchia, ha il minor numero di laureati d’Europa davanti solo alla Romania: la leva su cui agire per fare crescere l’economia è proprio la produttività per nulla in crisi nei segmenti manifatturiero e nel financial, ovvero i settori che negli ultimi dieci anni si sono riposizionati e hanno innovato, rispetto ad altri (servizi professionali, le costruzioni, etc.).

Il Censimento sarà fondamentale anche per capire le caratteristiche delle singole imprese e perché non si sono attivati in modo più omogeneo drive in grado di spostare proprio parametri come la produttività e la competitività verso l’alto. I circoli viziosi per essere interrotti hanno bisogno di conoscenza per capire come si intrecciano i fenomeni, siano essi positivi come negativi.

Il metodo Istat

Il metodo di Istat per il Censimento parte proprio dal dibattito pubblico su tre punti essenziali per la misurazione del potenziale di crescita delle imprese che sono anche al centro della strategia di ricerca Istat: i fatti stilizzati che parlano di un’economia frenata, frammentata, con sensibili divari territoriali, di capitale umano; l’esigenza di superarli con le giuste chiavi di lettura, e quindi la granularità nella raccolta dei dati che possa dare conto in modo integrato della loro struttura.

Il Censimento Istat tiene conto della molteplicità dei fattori rilevanti considerati anche nell’interazione tra loro, supera il sistema statistico europeo, che fatica a misurare in modo simultaneo e coerente tutti gli aspetti rilevanti, e permette di cogliere dinamiche profonde del sistema economico per individuare policy in grado di indirizzarlo. Un obiettivo che richiede qualità e rilevanza dei dati in un contesto multidimensionale, in grado di misurare in modo coerente la struttura e la dinamica del sistema.

Roberto Monducci, direttore dipartimento per la produzione statistica Istat

La nuova infrastruttura di misurazione statistica Istat prevede un approccio al Censimento basato su due pilastri. Il primo è rappresentato dalla disponibilità di una generazione di basi dati – i cosiddetti “registri statistici” – sulla struttura e le performance delle imprese, con l’uso massivo di dati quantitativi amministrativi e fiscali, ma anche (ed è il secondo pilastro, innovativo), la possibilità di sfruttare le indagini censuarie multiscopo di grandi dimensioni sulle strategie delle imprese.

Il Censimento beneficerà dell’uso combinato dei due pilastri per disporre di un quadro informativo completo, in un contesto coerente con le misurazioni di carattere macroeconomico. I vantaggi informativi saranno quindi la raccolta di informazioni strategiche per comprendere anche la genesi delle decisioni di impresa e organizzative, le relazioni con i fornitori.

Ci si attende che il valore aggiunto arrivi dall’integrabilità stretta con i registri statistici estesi e tematici, e dal monitoraggio nel tempo dell’evoluzione dei profili strategici e imprenditoriali e dei fenomeni emergenti, per esaminare anche alcune relazioni tra performance economica, comportamenti e misure di politica economica.

Il contenuto informativo sarà rivisto ed aggiornato ad ogni ciclo di rilevazione con il bilanciamento tra quesiti persistenti e nuovi, offrendo continuità nella diffusione dei dati con il sistema dei registri che consentirà l’aggiornamento annuale dei dati strutturali sulle imprese sulla base di un livello informativo dettagliato.

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