“La società digitale deve essere inclusiva, accessibile a tutti i cittadini, senza discriminazione alcuna, né alcuna forma di divario sociale, economico, geografico, tecnologico e culturale”.
Ha il tono e l’importanza di un articolo da Costituzione, è invece uno dei passaggi del Manifesto per la Repubblica Digitale messo a punto dal Team della Trasformazione Digitale, che promuove la collaborazione tra stato, cittadini, società e imprese per sviluppare la cultura scientifico-tecnologica e contrastare ogni forma di analfabetismo e di discriminazione nell’accesso agli strumenti di cittadinanza digitale.
Un Manifesto affine all’altro documento che il Team di Luca Attias ha sottoscritto in questi giorni – un decalogo per la trasformazione digitale dei comuni – perché è l’intera macchina che deve avanzare, anche se a volte con passi asincroni. Una settimana produttiva, in concomitanza con Forum PA. “La transizione digitale non è una ricetta che nasce dal nulla, si muove dal basso, dalle amministrazioni locali” scrive nel blog il commissario, taglia i costi, riduce procedure superflue, porta benefici a PA locali, cittadini e Paese con maggiore trasparenza e servizi mirati.
Sembra ci sia un po’ di retorica, ma in realtà la strada per gli 8.000 comuni italiani è tracciata da un decalogo in dieci mosse che le amministrazioni devono soddisfare per diventare “digitalmente” virtuose, potendo ora accedere ai finanziamenti grazie alla riforma del codice dell’amministrazione digitale (CAD 2018).
I comuni devono:
1 – entrare nell’Anagrafe nazionale della popolazione residente, passando da un’anagrafe su server o archivi cartacei a un sistema centralizzato in grado di interagire con tutte le Pubbliche Amministrazioni e con i servizi digitali. Oggi, registrati all’Anpr sono 22 milioni di persone, entro il 2019 ne sono previste 45 milioni.
2 – attivare i pagamenti digitali con pagoPA, per gestire multe, tasse, rette comunali con un sistema gratuito, semplice e sicuro per automatizzare i pagamenti, gli incassi e la riconciliazione.
3 – integrare il sistema unico di identità digitale, Spid, come sistema di riconoscimento per accedere a qualsiasi servizio online della pubblica amministrazione, in modo che il comune possa avere la certezza dell’identità di ogni singolo cittadino e offrire servizi personalizzati in aree riservate sul proprio portale (documenti e certificati). In questo modo si gestiscono responsabilità connesse alla sicurezza informatica degli accessi e a buona parte delle problematiche relative alla protezione dei dati personali (Gdpr).
4 – erogare la Carta d’identità elettronica (Cie), oggi realizzabile in 7.639 comuni con standard di sicurezza e anticontraffazione.
5 – rendere disponibile in open source tutto il software che si commissiona (o si modifica) comparandolo con prodotti analoghi rilasciati da altre pubbliche amministrazioni o reperibili con licenza open source.
6 – utilizzare infrastrutture condivise e servizi in cloud, tenendo conto che oggi operano circa 11 mila data center e i comuni gestiscono ancora internamente servizi e server con costi di manutenzione e di aggiornamento, riducibili con infrastrutture condivise ed economie di scala.
7 – erogare servizi digitali in modo integrato – Spid, PagoPA e Anpr – e comunicarlo ai cittadini attraverso sportelli o un “servizio civile digitale” fatto da volontari che spiegano la tecnologia presso gli uffici delle amministrazioni.
8 – semplificare e uniformare i servizi digitali alle linee guida di design, seguendo esperienze e best practice di comuni virtuosi.
9 – promuovere l’utilizzo della AppIO, disponibile dalla seconda metà dell’anno negli App store, per permettere ai cittadini di accedere ai servizi direttamente dal proprio smartphone.
10 – pubblicare dati, documenti pubblici, in modo accessibile come open data.
“Ogni amministrazione, impresa, associazione e ogni singolo cittadino, insieme e autonomamente, possono fare la differenza con azioni e gesti semplici, concreti, efficaci e capaci di accompagnare nell’ecosistema digitale chi, per ragioni diverse, non vi è ancora arrivato” recita il Manifesto. “Pubblico e privato contribuiscono all’eliminazione di ogni ostacolo di ordine sociale, economico, geografico, tecnologico e culturale che può impedire di fatto l’uguaglianza tra i cittadini nell’utilizzo dei servizi pubblici e privati digitali e nell’accesso alle opportunità offerte dal digitale”.
In ottica di trasparenza per utenti e cittadini, sempre la scorsa settimana, Consip ha presentato – con il supporto di Sogei – un sistema di georeferenziazione per consultare sul proprio sito, attraverso mappe interattive, i principali dati sugli acquisti effettuati con gli strumenti del Programma di razionalizzazione della spesa (gestito da Consip per conto del Ministero dell’Economia e delle Finanze). Consultando le mappe si potrà conoscere il valore dei contratti conclusi dalle amministrazioni sui differenti strumenti (Mepa, Convenzioni, Accordi Quadro e Sistema Dinamico di Acquisto), in una qualsiasi regione o provincia, oppure avere la vista d’insieme dell’andamento su tutto il territorio nazionale.
Il Manifesto si può sottoscrivere, come cittadini, aziende, associazioni. Già lo ha fatto Anitec-Assinform, alla quale noi siamo particolarmente legati.
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