“Sono tantissime le iniziative, i progetti e i piani nazionali e locali, le misure di legge, le best practice, che in questi anni l’Italia ha messo in campo nel segno del digitale”. Chapeau. Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale, non tace i passi fatti mentre scende in campo con una proposta forte per il Paese (carota e bastone?), per frenare da una parte la dispersione di energie e di risorse, per spingere dall’altra una maggiore stabilità del quadro regolatorio in cui il digitale si colloca, dal 5G agli incentivi per le imprese.
Mosse per quella trasformazione digitale “via maestra per dare sostenibilità al processo di riduzione del debito pubblico e liberare risorse per lo sviluppo”. A due condizioni: “Da una parte lo Stato deve investire di più e meglio sull’innovazione digitale, facendo da volano agli investimenti privati; dall’altra le sorti dei progetti di trasformazione digitale vanno separate dall’alternanza politica dei governi nazionali e locali”.
La proposta di Confindustria Digitale è quella di un Piano straordinario per il digitale articolato attorno a quattro pilastri: Competenze, Pubblica Amministrazione, Imprese e Infrastrutture. Un documento, presentato a Roma al convegno Investire, Accelerare, Crescere (del 16 luglio, realizzato con la Luiss Business School), che lega a doppio filo l’urgenza di innovare in Italia con l’impellenza di migliorare l’impiego dei fondi dell’Europa.
Italia-Europa, una sinergia (di intenti ed economica) ad oggi poco sfruttata: “Le risorse messe a disposizione dall’Europa per il settennio 2014-2020, che fanno riferimento diretto all’attuazione dell’Agenda Digitale, ammontano a 3,1 miliardi di euro. Secondo i dati pubblicati da OpenCoesione (febbraio 2019) sono stati presentati 16.855 progetti, di cui conclusi sono solo il 13%, mentre i progetti in corso sono il 75% e quelli non avviati il 12%. Mancano meno di 18 mesi alla fine del 2020 e di quei miliardi stanziati da Bruxelles c’è il rischio di bruciarne circa il 50% delle risorse: 1 miliardo circa di risorse di cui non si conosce ancora la progettualità che si sommano a 700 milioni dei progetti non ancora avviati” precisa Avenia.
Guardiamo nel dettaglio i quattro pilastri del Piano straordinario per il digitale.
1 – Sulle competenze la richiesta è quella di promuovere politiche attive e relazioni industriali, definendo un quadro normativo che spinga comunicazione e formazione nell’implementazione delle tecnologie verso imprese, cittadini e PA. “La fuga di cervelli all’estero che sta conoscendo l’Italia ci fa perdere circa 14 miliardi all’anno poco meno dell’1% del Pil – precisa il ministro dell’Economia e Finanze Giovanni Tria presente all’evento –. Stiamo disperdendo talenti sì, ma anche risorse”. E aggiunge Paolo Boccardelli, direttore della Luiss Business School: “L’Italia oggi non ha una strategia complessiva per le competenze digitali che invece sarebbe fondamentale per ridurre il divario digitale e ampliare l’inclusione sociale”.
2 – Per la PA, l’intento è quello di accelerare il piano triennale per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione, con strumenti e modelli che definiscano gli incentivi per favorire le switch off sulle tecnologie digitali e l’effettiva adesione alle piattaforme da parte della PA per i progetti che hanno diretti ritorni sui conti pubblici. In questo scenario vanno fissate anche le linee guida per l’adozione delle strategie sull’intelligenza artificiale definite dall’Unione Europea.
In Italia oggi la spesa digitale per ogni singolo cittadino è di 85 euro, contro 186 euro della Francia, 207 della Germania, 323 euro dell’UK. “Per equiparare i nostri partner europei – precisa Avenia – dovremmo almeno raddoppiare gli investimenti pubblici dell’ordine di grandezza dei 10-11 miliardi di euro l’anno, come è previsto nel Piano Triennale per la digitalizzazione della PA, che grazie agli effetti combinati di semplificazione dei processi, riqualificazione della spesa, riduzione degli sprechi e delle ridondanze contrasta anche l’evasione fiscale, tornando allo Stato i risparmi sulla spesa corrente da indirizzare sui progetti di innovazione”. Considerando inoltre che a regime la PA Digitale potrebbe portare fino a 25 miliardi di euro nelle casse pubbliche, accanto ai 25 miliardi di euro di risparmi per le aziende dovuti alla semplificazione dei rapporti burocratici con la PA.
3 – Per le imprese, l’approccio progettuale prevede azioni per accelerare la trasformazione legate dal business, e policy per rendere strutturali le misure di Industria 4.0 facilitando l’accesso da parte delle aziende alle nuove tecnologie e accelerando la defiscalizzazione degli investimenti digitali, accanto a misure di sostegno per le startup innovative.
Critica Avenia la strategia di incertezza che è pervasa finora sul futuro degli incentivi: “La dinamica distruttiva dello “stop and go” determina incertezza sulle risorse effettivamente disponibili, sui poteri decisionali, sul completamento dei progetti. Non dovrebbe più accadere che una misura che abbia prodotto benefici concreti venga depotenziata o addirittura interrotta al cambio di governo, perché il danno al Paese è enorme”. L’auspicio è un Dipartimento permanente della Presidenza del Consiglio, per far dialogare i vari soggetti interessati, dai ministeri agli enti locali.
4 – Una governance che riguarda anche il quarto pilastro – quello delle infrastrutture — per il quale servono un approccio regolatorio e un adeguamento alle raccomandazioni dettate dagli enti internazionali, per spingere l’arrivo del 5G. Un patto propone Confidustria digitale a governo, maggioranza e opposizione: inserire il Piano straordinario per il digitale come misura strutturale già a partire dalla prossima finanziaria, “assicuriamogli una governance ben identificata, allocata alla Presidenza del Consiglio. Diamogli continuità nel tempo e rafforziamo lo staff di professionisti qualificati a disposizione. Il Paese ha bisogno urgente di una regia sapiente e autorevole alla guida del processo di cambiamento”.
Temi sui quali si è ritornati il 19 luglio in un altro contesto, sempre a Roma, dove è stata la volta dell’incontro tra mondo del lavoro e Mise per trovare una strada efficace per la prosecuzione del programma di incentivi per Industria 4.0, innovazione e digitalizzazione delle imprese. Un incontro interlocutorio dove condivisa era la necessità di passare da misure shock a un pacchetto strutturato e strutturale a sostegno dell’innovazione (con proposte diverse: da iper ammortamento a mega ammortamento? un credito d’imposta come per la ricerca anche per l’innovazione 4.0? nuove agevolazioni per chi investe in banda larga, consulenza e 4.0?). L’ottica rimane quella di guardare all’intera filiera con continuità.
ll dibattito (ormai periodico) sembra su più fronti avviato. Finalmente.
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