Pochi sanno che prima di produrre moto, Ducati, l’azienda di Borgo Panigale (1926, Bologna) produceva componenti radio e addirittura apparecchi fotografici. E’ la storia del Secondo Dopoguerra a collocare Ducati nel mercato attuale.
E oggi è uno dei marchi italiani più conosciuti nel mondo e alla notorietà del brand contribuiscono senza dubbio anche i risultati sulle piste del MotoGP. La capacità di trasformarsi, in un certo senso è nel Dna di Ducati, quello che interessa però è la trasformazione in atto nell’azienda negli ultimi anni e come la sfida della trasformazione digitale del brand, che fa parte del gruppo Volkswagen, passi dalla valorizzazione dei dati, in questo caso con Netapp.
In occasione di Race Bred Data Days, siamo andati a Borgo Panigale per capire meglio come. Intanto un’idea: con Race Bred gli inglesi intendono indicare tutti quei processi per cui le razze di cavalli allevate, attraverso una serie di tentativi, alla fine offrono il meglio in gara e Marco Pozzoni, country sales director di Netapp Italia, il primo giorno dei lavori fa gli onori di casa e spiega proprio che “i risultati in pista, figli del lavoro sui dati, entrano poi nel “circuito” dell’esperienza in moto sulle strade. Prima di tutto per quanto riguarda l’innovazione tecnologica, ma accade anche viceversa, il feedback delle strade offre spunti all’azienda su come fare meglio”.
Ducati di fronte ai colossi giapponesi paragonabile a Davide contro Golia, pare giocare bene le proprie carte e per alcuni aspetti fare scuola. L’azienda fattura 730 milioni di euro vendendo circa 55mila moto ogni anno, si può dire prodotte tutte a Borgo Panigale. Le moto sono vendute poi il 9% in Italia, il 34% in Europa, ma ben il 24% nel Nord America, e addirittura il 10% in Giappone grazie a una rete di distribuzione presente in 93 Paesi, con oltre 900 dealer.
Per quanto riguarda le sfide tecnologiche, in pista come fuori, se si parla di IT, esse si giocano tutte sulla valorizzazione delle informazioni. Il ruolo dell’IT in Ducati è accelerare i tempi di risposta alle richieste del business, migliorare la customer experience, ma anche spremere valore dalla complessità della tecnologia, in un doppio senso: avvicinandola ai clienti finali su strada, comprendendo cosa accade in pista per migliorare.
Sulla Ducati Desmosedici GP sono presenti oltre 60 sensori elettronici, che in ogni gara producono oltre 300 Gbyte di data log. L’infrastruttura iperconvergente di Netapp abilita l’analisi nella corsia dei box (la telemetria non è comunque prevista dal regolamento MotoGP, a differenza della Formula Uno), con la possibilità poi di fare tutte le successive analisi del caso nel data center principale.
E’ vero però anche che i miglioramenti frutto dell’analisi dei dati di aerodinamica, architettura del motore e componenti finiscono poi su strada per esempio sulla nuova superbike Panigale V4 (arriva tra dicembre 2019 e gennaio 2020) come eredità della moto da gara del MotoGP di pochi anni prima.
Parlavamo dei riflessi anche dell’elaborazione dei dati che dalla strada portano vantaggi per il business. Ecco, Ducati oggi è impegnata in un interessante programma volto ad alimentare la community di Ducatisti, con il fine di offrire servizi migliori ma anche di avere “idealmente” 150mila bike connesse entro il 2020 (oggi sono 50mila, erano appena 15mila nel 2018).
Il feedback dei clienti associato ad una migliore customer experience in Ducati sono convinti possa portare ad informazioni utili ed effettivamente declinabili sulle linee di business. Nella rappresentazione qui di seguito complessiva è possibile quindi intuire le componenti IT vitali per il lavoro di Ducati, ma anche cosa è oggi in fase di testing e la scelta di un approdo – parziale – in public cloud proprio a partire dal progetto di customer experience.
Non è però questo l’unico ambito su cui Ducati lavora.
L’azienda di Borgo Panigale ad oggi ha “già sfruttato” Netapp con beneficio per integrare data protection e disaster recovery, nell’ottica della compliance Gdpr; ridotto in un rapporto 7:1 il footprint del data center; e di un rapporto 20:1 l’efficienza del cluster Hpc. Sono migliorate di 3 volte le performance dello storage con una riduzione del 30% nei tempi di riposta nella gestione delle richieste IT.
Konstantin Kostenarov, Cto Ducati, evidenzia due aspetti: “il primo riguarda la possibilità di migliorare costantemente la possibilità di gestire i workload dei flussi di dati da e per il cloud, sfruttando la tecnologia Netapp in pista (ovviamente secondo quanto consentito dai regolamenti)”, mentre il secondo, ugualmente interessante “riguarda proprio la crescita nell’offerta di una customer experience all’altezza, aprendo l’esperienza dell’app attuale alle altre app, con nuovi servizi e includendo i partner, con un applicativo che sia anche più intelligente, grazie alla capacità di collegarsi al data center più vicino, per esempio”.
Nella foto sopra si intuisce bene come sia del tutto correlabile l’esperienza su strada trasformata in informazione consumabile dal business, tramite l’IT, con la possibilità di migliorare i processi in diverse linee di business. E questo soprattutto ora in cui lo scenario IoT abilita la possibilità di analizzare i dati prodotti dai sensori per un utilizzo, per esempio, volto ad incrementare la sicurezza di guida.
In Ducati lavorano inoltre alla possibilità di tracciare e registrare performance, parametri elettronici, controllo e verifica degli intervalli tra una manutenzione ed un’altra. Non solo, sulla linea di produzione si arriverà ad un controllo ancora più granulare sulle caratteristiche dei pezzi montati sulle moto che si rifletterà positivamente anche su eventuali azioni di richiamo, che saranno nel tempo sempre più limitate a pochissimi esemplari.
Gli scenari che si aprono convergono tutti verso un’idea chiara di IT as a service, come ama ripetere Kosteranov, al centro di un ideale crocevia tra quello che accade all’edge, lo sviluppo “fisico” del prodotto moto e appunto i riflessi sulla customer experience.
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