Far leva sull’intelligenza artificiale è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di crescita, ma è difficile riuscirci. Allo stesso tempo, passare dalla sperimentazione alla piena integrazione dell’AI – nei processi come nella strategia aziendale – sarà via obbligata per continuare ad essere competitivi nei prossimi cinque anni. Lo dice lo studio AI: Built to Scale.
Accenture ha intervistato 1.500 manager (oltre 600 tra Cio e Cfo e altrettanti Cdo, Coo e Chief innovation officer) di 12 Paesi diversi (tra cui anche l’Italia, con 113 realtà) che operano in 16 settori (circa un centinaio per ogni settore) con un fatturato minimo di un miliardo di dollari. Lo studio ha l’obiettivo di scoprire quali siano i fattori di successo nell’implementazione dell’AI. Si indagano cioè quali siano le caratteristiche necessarie per riuscire a scalare l’AI dai progetti di ricerca fino in produzione, e i relativi risultati finanziari quando questo riesce, con l’obiettivo di aiutare le aziende a compiere passi avanti nel proprio “viaggio”.
Gli analisti “modellizzano” le aziende in tre gruppi, con capacità crescenti di integrazione dell’AI: Proof of concept, Strategically scaling, Industrialized for growth.
Mentre tutto il campione condivide l’entusiasmo per le possibilità offerte dagli advanced analytics, il primo gruppo si trova limitato da silo operativi e incapace di estrarre valore dai dati, spesso anche per gli investimenti ridotti.
Chi fa parte del secondo gruppo vede già un profondo coinvolgimento nel progetto da parte del Ceo, ed è in grado di eliminare il rumore di fondo dai dati e di pensare a progetti di intelligent automation. Del terzo gruppo fanno invece parte aziende in cui l’AI è già “democraticizzata” nei processi e, per esempio, si affida per i processi decisionali ampiamente alle analisi di tipo “what if”.
Approdare a quest’ultimo step è complesso. Risulta cioè difficile passare dalla teoria alla traduzione in valore di quanto i dati evidenziano, in tutte le divisioni aziendali.
La ricerca evidenzia come solo il 16% delle aziende sia riuscita a compiere il passaggio dalla fase sperimentale all’integrazione di capability legate all’AI ottenendo però ritorni tre volte superiori rispetto agli investimenti.
Marco Morchio, responsabile di Accenture Strategy: “Le aziende in grado di scalare migliorano le performance del 32%, secondo i tre principali indicatori (valore dell’impresa/ricavi; prezzo/utile per azione; prezzo/vendite)”. Un dato ulteriore però è importante gli Strategic Scalers ottengono una percentuale di successo intorno al 70% nei tentativi di “AI scaling” e un ritorno degli investimenti del 70% o superiore.
Tre gli elementi chiave che accomunano le realtà di successo: solida base di dati rilevanti; l’impegno dei manager a implementare strategicamente l’intelligenza artificiale in tutte le aree e i livelli dell’organizzazione, il coinvolgimento di team diversificati e multidisciplinari dedicati all’AI.
Il 90% dei dati oggi disponibili è stato generato solo negli ultimi dieci anni, 175 Zettabyte di dati nascerà da qui al 2025, e la maggior parte delle aziende lotta contro l’enorme volume di dati per pulirli e imparare a gestirli.
Chi si muove come scaler è più abile in questo ambito e investe in modo convinto sulla qualità dei dati, con la capacità di integrare dati interni ed esterni. Insieme alla qualità dei dati, contano i set di competenze, ma Accenture sottolinea anche l’importanza di competenze umano-centriche.
Dalla ricerca emerge l’importanza di non pensare ai progetti AI come a progetti speciali, e quanto sia virtuoso invece che i team che ci lavorano siano profondamente integrati nel tessuto aziendale.
Multidisciplinarietà e pluralità di stili individuali sono propulsori di creatività e innovazione e il 92% degli Strategic scaler dimostra di essere in grado di coinvolgere i giusti talenti, invece di fare affidamento su un solo esperto di intelligenza artificiale. Questo fa registrare benefici tangibili sulla gestione dell’AI. Inoltre permette di interpretare il cambiamento, affrontare meglio le sfide del mercato e raggiungere gli obiettivi stabiliti.
Allo stesso modo conta in modo significativo l’esperienza. Chi fa parte degli Strategic scaler ha alle spalle oltre 110 iniziative, rispetto alle aziende del gruppo Proof of concept (circa 50 progetti).
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