Si è parlato a più riprese delle possibilità offerte dalla tecnologia per fronteggiare lo stato di crisi attuale e abilitare il più possibile la prosecuzione delle attività, meno di quanto possa essere utilizzata per una ripresa delle stesse per esempio salvaguardando il mantenimento delle distanze, mano a mano che si riavvieranno le attività industriali e con l’apertura delle attività commerciali.

A questo proposito già il 23 marzo 2020 la Commissione Europea ha avviato il dialogo con gli operatori di telefonia mobile per coinvolgere tutti gli operatori attivi nell’UE. Il 15 aprile è invece scaduto il termine entro il quale gli Stati membri, insieme alla Commissione e in collaborazione con il Comitato europeo per la protezione dei dati, sono stati chiamati ad elaborare il pacchetto di strumenti per un approccio paneuropeo di exit strategy dall’emergenza Covid-19 anche attraverso l’utilizzo di applicazioni mobile.

Il prossimo step vede come data ultima il 31 maggio 2020 entro la quale i Paesi membri sono chiamati a riferire in merito alle misure intraprese al riguardo e a renderle accessibili anche agli altri Paesi per la relativa valutazione comune. Quindi la Commissione valuterà i progressi e pubblicherà relazioni periodiche a partire da giugno 2020 fino alla fine della crisi, suggerendo le azioni da intraprendere e provvedendo in modo graduale alle misure che non saranno più ritenute necessarie, anche in materia di protezione dei dati e per la tutela della privacy. 

Intanto è stato definito il percorso per l’adozione di un pacchetto di misure basato su due indicazioni pilastro principali: l’auspicio di un approccio coordinato in merito all’utilizzo delle app (1), per consentire di adottare il distanziamento sociale necessario (2).

Questo con scopi di allerta, prevenzione e tracciamento dei contatti ma anche la modellizzazione dell’evoluzione del virus per prevederne un’eventuale diffusione mediante dati aggregati e anonimizzati relativi all’ubicazione dei soggetti. In questo senso l’obiettivo ultimo è proprio fornire un contributo importante e proporzionato agli strumenti di modellazione della diffusione del virus e quindi dare indicazioni per l’elaborazione di strategie per la riapertura delle società. 

Thierry Breton, Commissario UE per il mercato interno
Thierry Breton, Commissario UE per il mercato interno

Ne ha parlato in dettaglio Thierry Breton, Commissario per il mercato interno, in questi termini: “Le tecnologie digitali, le applicazioni mobili e i dati sulla mobilità offrono un potenziale enorme per aiutare a comprendere come si diffonde il contagio e come rispondervi in maniera efficace. Con questa raccomandazione mettiamo in moto un approccio coordinato europeo per l’uso di queste applicazioni e di questi dati, senza fare sconti sulla tutela della vita privata e la protezione dei dati ed evitando la frammentazione del mercato interno ]…[“.

Obiettivo ambizioso, in un ambito in cui è indispensabile il contributo di telco e aziende di sviluppo software, ma dall’altro è ancora più importante che a supervisionare l’effettivo utilizzo dei dati sia la PA, ma senza sconti sul fatto che una deriva da “grande fratello” e una serie di rischi evidenti non solo per la privacy non sono per nulla remoti in un momento in cui la “paura” comunque continua a giocare un ruolo importante anche nell’abbassare il livello di guardia su alcune libertà fondamentali.

A questo proposito ci sembrano interessanti le riflessioni di Riccardo Manzotti, professore di filosofia teoretica allo Iulm di Milano che richiama a vigilare in questo senso. Quasi a raccogliere e a rispondere alle obiezioni possibili e in questo senso Didier Reynders, Commissario per la Giustizia interviene così: “]…[  In tutto ciò continueremo a garantire il pieno rispetto dei diritti fondamentali degli europei. Le norme europee in materia di protezione dei dati sono le più rigorose al mondo e, nella misura in cui prevedono eccezioni e flessibilità, si dimostrano adeguate anche in questa crisi. Lavoriamo a stretto contatto con le autorità preposte alla protezione dei dati e formuleremo presto orientamenti riguardanti le implicazioni sulla tutela della vita privata”.

La Commissione stila quindi una serie di raccomandazioni in proposito, che riportiamo testuatli, per quanto riguarda le specifiche volte a garantire l’efficacia delle applicazioni mobili di informazione, allerta e tracciamento dal punto di vista medico e tecnico; le misure onde evitare il proliferare di applicazioni non compatibili con il diritto; i meccanismi di governance da applicare da parte delle autorità sanitarie pubbliche e in cooperazione con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc, il centro europeo per la prevenzione delle malattie e il loro controllo); le best practice per lo scambio delle informazioni e infine la condivisione dei dati con i pertinenti organismi epidemiologici pubblici, compresa la condivisione dei dati aggregati con l’Ecdc.

La Commissione si riserva quindi di emanare gli orientamenti necessari, anche in materia di protezione dei dati e di tutela della vita privata. Anzi, il fulcro della raccomandazione è proprio la proposta di un pacchetto di strumenti congiunti per un approccio comune e coordinato per l’uso delle applicazioni per smartphone che rispettino pienamente le norme dell’UE in materia di protezione dei dati.  

In Italia, Vittorio Colao, alla guida della task force per la Fase 2 e il Governo stanno lavorando alla soluzione italiana, un’app multipiattaforma da utilizzare su base volontaria in cui dovrebbe essere possibile inserire i dati personali e la propria posizione sanitaria (per esempio se ci si è sottoposti al tampone e al test sierologico). L’app dovrebbe permettere di rilevare i contatti con le altre persone e avvertire in caso di vicinanza di un altro cittadino sull’eventuale positività. 

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