Con l’arrivo del 5G è cresciuta la possibilità di gestire la connettività senza preoccuparsi della sostituzione “fisica” della Sim che permette l’accesso ai servizi degli operatori – quindi attraverso l’utilizzo delle eSim – ma di fatto lo scenario è mutato poco. La Sim “elettronica” offre maggiore agilità non solo con gli smartphone, i tablet e i device di utilizzo più comune, ma anche con quei dispositivi che rendono possibile la realizzazione dei progetti legati ad Internet of Things. Per questo nell’ultimo anno e mezzo il mercato e l’attenzione legati ad eSim sono cresciuti, ma resta evidente come per l’effettiva adozione massiva delle eSim sia necessario un vero cambio di passo e le telco al momento non siano pronte a farlo. Significativa, a questo proposito, è la ricerca condotta da Mobile World Live con Truphone.
How eSim is Transforming Connectivity for Consumers and Enterprises – è il nome della ricerca – evidenzia il dato secondo cui la maggior parte degli operatori oggetto dell’indagine è ben consapevole di non fare abbastanza per incontrare la domanda di eSim, ma allo stesso tempo vuole offrire la possibilità di sfruttare le eSim entro il 2025. Un atteggiamento che, di fatto, documenta una certa schizofrenia sul tema, confermata anche dal fatto che siano ancora i dispositivi consumer oggi a beneficiare maggiormente delle eSim (soprattutto smartphone e smartwatch) – è così per il 40% degli intervistati – mentre è evidente come di suo la tecnologia potrebbe invece favorire anche i progetti M2M con il 5G.
Il campione della ricerca, condotta a livello mondiale, è rappresentato da Mobile Network Operator (Mno) con ricavi annuali superiori ai 10 miliardi di dollari, ma anche dagli Mno con ricavi sotto i 10 miliardi, dai produttori di device consumer e dai produttori di soluzioni M2M (in proporzioni inferiori differenti).
Alle eSim i vendor dimostrano di credere di sicuro di più, in primis Samsung ed Apple, che hanno introdotto per primi questa soluzione nei loro device. Samsung nel 2016 in Samsung Gear S2 e quindi nel 2020 sugli smarpthone Galaxy S20; Apple nel suo Watch nel 2017, poi nell’iPad nel 2018 e, a seguire, nei suoi iPhone, ma anche Google che offre la compatibilità dal 2017 sui suoi smartphone Pixel.
E’ un dato di fatto che eSim sia più importante per i vendor, che per gli operatori, ancora oggi. Infatti, i vantaggi per i primi sono immediatamente individuabili in una semplificazione dell’architettura dei device, nel risparmio di spazio prezioso (ora occupato dal cassetto per l’inserimento della Sim), nella possibilità di ridurre la complessità software di gestione.
eSim, la lentezza degli operatori
Ai secondi (gli operatori) eSim richiede invece di rimettere mano in modo sostanziale ai processi alle offerte e alla logistica, ma aprirebbe anche nuove opportunità di business, in un momento come quello attuale per certi aspetti non favorevole – di contrazione ulteriore dei margini -. Per la pigrizia degli operatori nell’approfittare di una tecnologia vantaggiosa e matura, però, il momento favorevole potrebbe non arrivare mai, considerata l’indolenza con cui si sono compiuti i pochi passi avanti da dodici mesi a questa parte e l’orizzonte che gli operatori stessi si danno da qui al 2025.
Basterebbe sfogliare le proposte delle telco al riguardo per rendersi conto di come per l’eSim in questa fase il mercato sia ancora tutto da creare.
La via è segnata, ma di fatto non viene percorsa, nonostante l’idea stessa di eSim sia del tutto coerente con la progressiva “dematerializzazione” delle componenti in atto e l’affidabilità di tutte le tecnologie software defined. Anche il consumatore, infatti è ben consapevole di come il “pezzettino” di policarbonato da inserire nello smartphone di suo non abbia nessuna funzionalità apprezzabile che non sarebbe possibile delegare semplicemente al software che dialoga con l’eSim embedded.
Un ulteriore passo avanti poi si sta compiendo oggi con la proposizione delle iSim. Se infatti la eSim – pur saldata sulla scheda dei dispositivi – occupa ancora uno spazio proprio e separato dal chipset, oggi già si parla di integrare le funzionalità delle Sim direttamente nel design in silicio di un Soc (System On a Chip, che combina processore e modem) o di un Mcu(MicroController Unit), a seconda dei progetti, sarebbe un ulteriore passo avanti anche per quanto riguarda la sicurezza. In entrambi i casi è evidente come le possibilità di riprogrammazione rappresentino il primo importante vantaggio cui puntare.
Una eSim o iSim per ogni dispositivo, vincolata anche in hardware, ma con una maggiore flessibilità software, e agnostica rispetto all’operatore utilizzato: questo è l’ideale proposto, anche negli scenari IoT. Piuttosto sarà importante lavorare sulla scalabilità anche sui dispositivi più a basso costo. Tenendo conto che comunque oggi già non sarebbe già pensabile “convertire” le implementazioni IoT basate su Sim fisiche in eSim (per l’elevato numero di Sim fisiche già utilizzato sul campo).
A nostro avviso è molto chiaro che se eSim in questi anni ancora non è decollata la responsabilità è da attribuire agli operatori stessi che ne sono, tra l’altro, del tutto consapevoli e lo dichiarano senza problemi nella ricerca. Per la riuscita della transizione all’eSim, che sarebbe del tutto coerente anche con i progetti “green”, di cui spesso si vantano le aziende – e semplificherebbe non poco la vita ai consumatori – serve quindi un “patto” tra vendor tecnologici e operatori, ma mentre i primi sarebbero pronti – ed al crescere della domanda da parte delle telco adeguerebbero la produzione – i secondi non lo sono affatto. Di sicuro non si può attribuire il mancato successo di eSim ai consumatori per i quali già oggi è del tutto normale gestire via software ogni tipo di servizio.
Le eSim non hanno “controindicazioni”. La ricerca racconta che quasi il 90% degli operatori dichiara di pianificare l’offerta di eSim entro il 2025, e ritiene la tecnologia indispensabile per i progetti M2M e IoT. Vedremo. Di certo è questo un problema del tutto secondario rispetto, per esempio a quello della banda ultralarga in ogni casa, eppure ci siamo abituati a vedere rimandata di anno in anno anche la copertura di tantissimi comuni da qui al 2025. Speriamo quindi davvero che quando arriverà il 2025 sia da entrambi i punti di vista un “anno da ricordare”… Di sicuro è ancora abbastanza lontano per pretendere qualsiasi novità oggi e permette ancora una volta di illudersi.
Le percentuali della ricerca sembrano darci ragione. La quota maggiore di operatori intervistati (36,4%) afferma che quelle su eSim saranno, nel 2025, appena il 20% delle connessioni con lo smartphone, ma il 67,8% sostiene invece che le eSim potranno raggiungere il 40% delle connessioni complessive entro cinque anni. La differenza di percentuali dipenderà anche dall’adozione effettiva nel settore M2M nei prossimi anni, con smartphone, automotive e smartwatch a rappresentare comunque gli ambiti di maggiore utilizzo.
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