Sostenere l’espansione del business aziendale, accelerare i processi interni e la fornitura di servizi e sfruttare i dati in modo più efficace e tempestivo per migliorare la customer experience. Parte con questi obiettivi il progetto di trasformazione di Dab Pumps che nasce dal bisogno di aggiornare l’architettura di integrazione per migliorare la comunicazione tra le diverse applicazioni aziendali.
Lo scenario
L’azienda – parte del gruppo Grundfos che vanta un fatturato complessivo di circa 3,4 miliardi di euro – opera nell’ambito della movimentazione e della gestione dell’acqua e propone soluzioni tecnologiche per garantire l’efficienza e l’ottimizzazione dei consumi nelle applicazioni domestiche e residenziali come in quelle civili e commerciali e nei sistemi di gestione per l’irrigazione nell’agricoltura.
“In particolare – entra nei dettagli Stefano Dalla Grana, head of IT, del gruppo Dab – produciamo e commercializziamo pompe elettromeccaniche (circa 2,5 milioni di pezzi all’anno) e siamo una tipica realtà metalmeccanica italiana (sede centrale a Padova) con 1.700 dipendenti, un fatturato di 338 milioni di euro nel 2020, 55% maturato in Italia, il rimanente 45% sui mercati internazionali con sei siti produttivi e 14 filiali nel mondo (Dab è presente in America, in Asia, in Australia ed in Africa ed ovviamente in Europa e nei mercati emergenti russo e cinese).
Rispetto al gruppo, Dab opera in regime di separation strategy e questo consente all’azienda una certa agilità proprio nelle scelte per quanto riguarda i progetti di trasformazione digitale, con il vantaggio di riuscire a percorrere anche strade vantaggiosamente alternative.
Sfide
La proposta commerciale di Dab comprende prodotti commerciali di ghisa, ma tutto il settore metalmeccanico si sta spostando anche verso l’offerta di soluzioni di servizio. Da qui l’idea di offrirne sulla base delle richieste dei clienti. Da un lato quindi la creazione e la vendita di prodotto, ma anche l’esigenza di creare servizi gestiti dall’IT, rivendibili.
Per farlo Dab Pumps ha bisogno di un sistema d’integrazione aperto e basato su standard che fornisca la libertà di poter scegliere in qualsiasi momento il software migliore per le proprie esigenze. Dieci persone compongono il team IT di Dab (oltre a due unità in Cina) per servire circa mille dipendenti informatizzati. Flessibilità, soluzioni on-demand a basso costo, sicurezza e resilienza sono le caratteristiche richieste dal management sulla base delle quali si attiva quindi il team che, a partire dall’utilizzo molto verticale della proposta Microsoft, si trova con il bisogno di trovare una soluzione che possa essere scalabile, sicura ma anche efficace in termini di costi.
Nel corso del 2020, Dab Pumps lancia quindi un programma di trasformazione della propria infrastruttura a supporto del business e delle sue priorità. L’obiettivo è di raddoppiare il giro d’affari entro cinque anni e di promuovere una più rapida innovazione per differenziarsi ulteriormente rispetto alla concorrenza. Elemento fondamentale del programma è proprio l’aggiornamento dell’architettura di integrazione per abilitare l’espansione del business e snellire i processi.
Metodo e soluzione
La scelta ricade sulle soluzioni open source di Red Hat, perché il team IT preferisce, con modelli di costo certi e convenienti, garantirsi la possibilità di scalare poi le soluzioni in modo crescente senza precludersi i vantaggi di un approccio open source, anche sfruttando i microservizi, a partire dalla consapevolezza che il core aziendale costituito dall’Erp, come nucleo monolitico, non potrebbe essere altrimenti più di tanto avvicinato ai clienti finali.
Sulla base quindi di un’infrastruttura già disponibile e operativa all’interno del proprio ecosistema, Dab si impegna a rendere disponibile una serie di servizi in ottica cloud ready anche all’esterno. Per esempio, per offrire una piattaforma di inserimento degli ordini ai clienti in ottica b2b e b2c, ma, in futuro, anche servizi a 360 gradi ai clienti in grado di evolvere in modo flessibile. Senza rischi per la sicurezza.
Dab abbandona quindi l’idea dello sviluppo di soluzioni custom (per esempio quella di Single Sign-On su cui stava lavorando) e avvia il proprio progetto di evoluzione digitale proprio a partire dal nuovo progetto di Single Sign-On (Sso) con le tecnologie di Red Hat.
Entra nei dettagli Luciano Di Leonardo Web & App Architeture officer di Dab: “Le problematiche di carattere enterprise tipiche dell’ambito bancario e assicurativo di fatto, quando si tratta di integrazione applicativa sono le stesse che impattano anche il manufacturing“.
Il progetto di trasformazione inizia a gennaio 2020 ma prosegue nel periodo di smart working, la scelta delle soluzioni Red Hat riguarda ovviamente i tasselli della proposizioni in grado di agevolare l’integrazione applicativa.
Erp e Business Intelligence sono le soluzioni chiave nell’infrastruttura applicativa Dab, come in quella di tante altre realtà di manufacturing, e rendere possibile il dialogo tra applicativi eterogenei, in alcuni casi anche molto datati, è mandatorio.
Con Red Hat Single Sign-On vengono indirizzate tutte le esigenze di rilascio dei servizi in ottica identity first e security first, per garantire la sicurezza e disporre di un layer unico per l’accesso al mondo dei servizi e al middleware. Con Red Hat Fuse si indirizzano le tematiche vere e proprie di integrazione; per il dialogo tra i vari sistemi, quindi, è scelto Red Hat DataGrid come motore di caching in grado di accelerare l’esperienza utente.
L’adozione di Red Hat Amq e Amq Stream invece è compiuta per abilitare, in un ambiente evidentemente complesso e strutturato, il trasferimento delle informazioni. In particolare Red Hat Amq, basata sul progetto della community open source Apache ActiveMQ e Apache Kafka, è di fatto una piattaforma di messaggistica flessibile che grazie all’integrazione in tempo reale anche con Internet of Things (IoT), garantisce un’affidabile trasmissione delle informazioni. Tutte le soluzioni fanno parte della suite RedHat Middleware, mentre in questi giorni invece è in avvio il progetto basato su Red Hat Openshift volto a completare il parco di integrazioni introducendo il tema dell’automation per ridurre le attività a basso valore aggiunto.
“La roadmap di implementazione delle soluzioni è stata in Dab molto stretta – specifica così i tempi Di Leonardo – per quanto riguarda il progetto per la gestione delle identity si parla del live dopo poco mesi, a maggio 2020 con 15 giorni di indagine preliminare. A giugno 2020 sono stati avviati i programmi di integration con Red Hat Eap, Red Hat Fuse, Amq e Api Gateway”. E poi fino a fine 2020, Dab ha proseguito con il rilascio di microservizi basati su Red Hat Eap, mentre a gennaio 2021 è iniziata l’analisi di fattibilità per il progetto con Red Hat Openshift avviato poco dopo.
E’ da notare proprio la velocità nella declinazione e nella realizzazione dei progetti. Per il 2022 è prevista l’evoluzione della piattaforma di Single Sign-On, ora geograficamente distribuita, che prevede l’aggancio al mondo blockchain con Self-Sovereign Identity introducendo l’utilizzo di AI con specifici chatbot.
La velocità si rivela fondamentale nei progetti evolutivi di Dab Pumps, per le dimensioni ridotte del team, ma anche per le esigenze di tempi di rilascio rapidi sul mercato, specifiche di questo business che ha bisogno di soluzioni non necessariamente “prefabbricate”. Da qui la scelta di avvantaggiarsi della possibilità di offrire microservizi accessibili ai clienti sulla base delle singole necessità, caso per caso, sulla scorta del nuovo sistema di Single Sign-On.
La gestione di tanti sistemi in modo granulare è probabilmente il tema più sfidante, e quando si parla dei vantaggi legati alla possibilità di aggregazione dei dati, lo sviluppo richiede un approccio diverso. Dab si è avvantaggiata di un approccio basato sui tool DevOps e low-code, piuttosto che codeless e Red Hat Fuse come piattaforma di integrazione (enterprise application platform) incentrata sulle Api e basata sui container ha permesso di creare, estendere e distribuire i servizi in maniera indipendente e di mantenere una qualità complessiva del codice decisamente elevata, anche grazie alla riduzione del numero delle righe di codice necessarie.
Vantaggi e risultati ottenuti
Oggi Dab sulla base di questa trasformazione gestisce circa 15mila utenti, 18 sessioni simultanee di login al secondo, con un’infrastruttura stand alone del tutto snella, senza customizzazioni applicative, con un approccio al Single Sign-On inteso proprio come framework esteso, che può prevedere anche l’utilizzo di Otp, per esempio. Sono 15 le applicazioni attive in questa cornice, operative sotto quattro diversi realm, per una gestione di 15mila messaggi ogni ora, attraverso Red Hat Amq. Soprattutto Dab ha ottenuto una riduzione del 60% per quanto riguarda il time to market nel rilascio delle tecnologie di integrazione richieste.
Per quanto riguarda la messa in opera dell’infrastruttura Sso e il progetto di integrazione del middleware, Dab è stata seguita dal system integrator veronese Add Value (non ancora partner Red Hat); invece per lo sviluppo del progetto nel comparto Openshift/container, dal punto di vista sistemistico Dab Pumps è stata seguita da Kiratech. Una modalità di approccio virtuosa che contempla il lavoro con un partner per la parte sistemistica ed allo stesso tempo la presenza di Red Hat, come vendor e trusted advisor, per la conoscenza perfetta delle soluzioni e la certezza di poterle sfruttare in tutte le loro potenzialità (Dab tra i primi contatti si è infatti rivolta direttamente anche al vendor).
Il risultato è che Dab Pumps oggi può contare su una gestione centralizzata e una completa visibilità sull’infrastruttura. E’ più facile quindi per l’organizzazione IT monitorare i processi con un minore effort di gestione, sono stati ridotti i cicli di sviluppo e ora l’azienda rende disponibili in tempo reale alle applicazioni enterprise i dati di tutta la sua attività, come la cronologia degli ordini dei clienti o l’utilizzo degli apparati di produzione, e questo aiuta l’azienda a operare in modo più efficiente, a semplificare la customer experience, con la disponibilità di tecnologie enterprise anche nell’ambito dell’emerging market.
E’ questo, quello dell’emerging market, un segmento specifico nel mirino di Red Hat, come spiega Fabio Grassini, senior sales manager di Red Hat Italia: “Rappresenta la “pancia” dell’Italia, costituita da tantissime aziende già con dimensioni importanti, con un Dna votato all’export, tra cui anche tante organizzazioni che operano nell’ambito del manufacturing. A livello Emea, Red Hat punta ad espandere il proprio business su questo segmento con team dedicati, per incontrare aziende con attitudini differenziate ma comunque interessate all’innovazione, che hanno potenzialità di crescita importanti ma in alcuni casi sono alla ricerca della via per trasformarsi”.
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