Dietro l’acronimo Rfid, c’è la tecnologia Radio Frequency Identification, che si basa sulla propagazione nell’aria di onde elettromagnetiche e permette la rilevazione univoca e automatica di oggetti, persone e organismi viventi. Questo rende quindi possibile attribuire un’identità elettronica univoca ai prodotti, tracciarli per tutto il loro percorso e ciclo di vita, continuando a raccogliere ed elaborare dati specifici, generati dai diversi attori coinvolti nei processi di lavorazione, di logistica etc.
Per questo le tecnologie Rfid si rivelano funzionali anche nei progetti IoT e IIoT, perché operano, in senso figurato, come un ponte tra il mondo fisico e quello digitale, permettendo l’integrazione, l’analisi e la fruizione delle informazioni da parte di tutti gli operatori della filiera. Sulla base di queste possibilità nasce anche il progetto di La Patrie.
Lo scenario
La piccola e giovane azienda toscana (nasce nel 2015 ed occupa 40 dipendenti) opera nel cuore del Distretto del cuoio toscano ed è specializzata nella concia e nella rifinizione del pellame pregiato, secondo processi ecosostenibili e metal-free (assenza di metalli nei processi di conciatura, impiego ridotto di agenti chimici, consumi energetici ridotti, caratterizzano le scelte aziendali).
Considerato l’ambito, per cui l’eccellenza del prodotto finito è strettamente legata alla qualità della materia prima, appena un anno dopo l’inizio delle attività, La Patrie vuole rendere più efficienti i processi produttivi, snellirli, e pensa quindi a un progetto di monitoraggio automatico sullo stato d’avanzamento delle lavorazioni e alla tracciabilità univoca di ogni singola pelle, dall’ingresso nello stabilimento in provincia di Pisa, fino all’uscita da esso con destinazione i vari clienti nella filiera dell’alta moda.
La Patrie individua quindi nelle tecnologie Rfid e in Rfid Global del gruppo Softwork, rispettivamente lo strumento digitale e il partner adatto per indirizzare questi task, e sempre nel 2016, subito dopo aver concluso lo studio di fattibilità, inizia ad operare sulla base delle nuove procedure.
Sfida, metodo e soluzioni
La sfida maggiore riguarda la scelta dei tag Rfid più adatti da utilizzare, capaci cioè per dimensione, spessore e resistenza ai prodotti chimici di offrire le performance sperate per la tracciabilità del 100% di ogni pellame, rimanendo nel contempo economicamente sostenibili. L’azienda sceglie quindi Special Round Tag (200mila unità tag speciali in Pvc, di forma rotonda, plastificati per poter resistere alle lavorazioni di conceria e rivettati alla pelle) che comunicano con l’architettura in banda HF, in grado di rispondere alle aspettative di identificazione e tracciabilità massiva nello stabilimento toscano. Il pellame infatti per sua natura assorbe le onde elettromagnetiche Uhf, escludendone la possibilità di utilizzo.
Spiega Leonardo Traversi, amministratore unico in La Patrie: “Le caratteristiche di alta resistenza degli Rfid, come quelle anatomiche idonee a garantire la massima qualità dei prodotti senza danneggiarli, sono senz’altro un punto di forza ed elemento imprescindibile per l’applicazione degli stessi nel processo produttivo e per soddisfare gli obbiettivi di tracciabilità e le aspettative”.
Quando la pelle arriva nello stabilimento toscano dagli allevamenti (negli Usa), dopo l’accertamento visivo di qualità, l’operatore vi fissa lo speciale tag Rfid scelto per il progetto, tramite rivettatura. In questo modo ad ogni pelle corrisponde un’univoca identità elettronica. Sono poi nove complessivamente le “stazioni” di controllo Rfid disseminate nello stabilimento che servono per monitorare le fasi di rasatura, asciugatura (con antenne Dat tarate via software in modo da ridurre eventuali disturbi elettromagnetici), verniciatura (con i controller Rfid collegati a tre antenne in overlapping per assicurare un campi RF costante su tutto l’impianto).
Le tecnologie Rfid sono inoltre incorporate anche in una sorta di “carrello smart” per cui le pelli, lì versate dall’operatore, sono identificate in modo massivo e automatico, e poi trasportate al bottale: è il macchinario per la concia delle pelli sul quale pure è fissato un tag Rfid.
In questo modo è tracciata la movimentazione delle pelli per tutte le fasi di lavorazione ed è possibile associare le pelli, in modo corretto, al bottale preposto alla concia di quella precisa pelle. “L’esperienza di La Patrie è un esempio del valore degli engineering services, messi in campo per progettare e realizzare strutture Rfid ad hoc – commenta Luca Arietti, Rfid&Ble sales engineer di Rfid Global – ossia il carrello e il tunnel (è nella roadmap del progetto, Ndr.), per una tracciabilità affidabile, agile e in linea con le operation in produzione”.
Benefici ed evoluzione del progetto
L’utilizzo della tecnologia Rfid offre un’effettiva e affidabile tracciabilità del prodotto all’interno dell’intero processo, con le caratteristiche anatomiche dei tag in grado di consentirne l’implementazione nei processi più delicati della trasformazione in modo da non danneggiare le pelli.
Tra i prossimi obiettivi e in roadmap già in fase di implementazione ora un tunnel Rfid per rilevare l’ingresso delle pelli provenienti dagli Usa, mentre come è naturale ed auspicabile che sia per chiudere il cerchio di un completo controllo sulla materia prima nell’imminente futuro l’apposizione del tag avverrà già negli Usa, permettendo così di rilevarle all’arrivo nello stabilimento toscano, quando saranno adagiate sul nastro trasportatore e rilevate in automatico dal sistema Rfid integrato.
Per i progetti già operativi, oltre alle certificazioni per la gestione della qualità e la gestione ambientale, nel 2020 l’azienda ha meritato la medaglia d’oro Lwg (Leather Working Group) per la garanzia di tracciabilità delle pelli, i protocolli di qualità adottati e la presenza del laboratorio ricerca e sviluppo interno.
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