Retelit cambia pelle ed esce dal ruolo di semplice fornitore di connettività per posizionarsi con un’offerta più ampia e diversificata del portafoglio di servizi in un percorso che diventa anche una sfida culturale.
Lo racconta Francesco Fontana, Chief Transformation Officer di Retelit, arrivato in azienda a inizio 2020, a valle dell’acquisizione di PA Group, azienda che insieme a Brennercom (entrata nel gruppo più recentemente) rappresenta una delle due tappe principali del processo di consolidamento intrapreso da Retelit.
Le direttrici della trasformazione
Il portafoglio di servizi di Retelit si è ampliato in modo deciso, spiega il manager: “Siamo partiti dai servizi puramente infrastrutturali, ai quali siamo andati ad aggiungere una serie di nuovi servizi tipicamente in ambito applicativo”.
La trasformazione ha seguito due direttrici principali: “La prima è stata quella di fare il merge di due culture tendenzialmente in antitesi: quella dei servizi ‘infrastructure intensive’ realizzati con un numero di persone contenuto rispetto al fatturato e quella dello sviluppo applicativo. Oggi abbiamo raddoppiato il fatturato moltiplicando per sei il numero di dipendenti. Ciò comporta dinamiche diverse anche dal punto di vista delle risorse umane – prosegue Fontana, impegnato in azienda anche su questo fronte -. Mentre per i servizi infrastrutturali si può infatti pianificare un percorso più lineare del personale senza ripercussioni sui progetti in corso, nel mondo applicativo la dinamica e la frequenza con cui le competenze vengono reperite sono totalmente correlate ai progetti che si portano a casa”.
Grazie all’ampia capillarità dell’infrastruttura, Retelit si pone oggi come interlocutore unico e mette a fattor comune la componente di integrazione grazie a piattaforme software defined dei grandi vendor, per esempio, Sap e Microsoft. La seconda direttrice importante dell’integrazione, legata in particolare all’arrivo di Brennercom, è quella dei servizi nativi di Retelit che sono stati integrati, sia ampliando la capacità di erogazione sia il portafoglio dei servizi da uniformare: “Una componente particolarmente complessa –sottolinea il Cto – perché si tratta di servizi di rete ma spesso indirizzati anche al mercato residenziale, per i quali bisogna andare a ripercorrere la componente tecnologica ma anche il product marketing per fare in modo che l’offerta sia unificata. Un percorso impegnativo che possiamo dire di avere ormai completato”.
In definitiva, spiega Fontana, per Retelit, il processo di integrazione ha rappresentato “uno sforzo notevole finalizzato a posizionarci nel migliore modo possibile per poter veicolare sia le piattaforme originali di Retelit che i servizi aggiuntivi e per rendere tutto l’ecosistema consapevole del portafoglio d’offerta”.
Approccio consulenziale e sicurezza
Il percorso di Retelit prosegue oggi con l’obiettivo di consolidare la crescita del business e di consentire al contempo che le singole società acquisite vadano avanti sulla loro strada, aiutate dalla capacità di recruitment del gruppo sulle competenze, con un HR centralizzato. Il tutto con una contaminazione tra le diverse anime dell’azienda e attività di cross-selling che facciano di Retelit un’azienda con una complessità d’offerta. Sul piano HR, Retelit ha un dipartimento che comincia ad avere una struttura da azienda medio grande, con strumenti tipici per ricerca, sviluppo e formazione del personale, sia competenze tecniche sia con soft skill e capacità manageriale.
“Stiamo ancora lavorando su molti fronti, ma con un unico modello, come la dematerializzazione dei processi di onboarding. Con i partner ci stiamo focalizzando anche su questo, un terreno poco battuto ma di interesse per tutte le realtà”. Questo obbliga Retelit a presentarsi al mercato sia privato sia pubblico (attraverso gare) in modo più ampio. “Le strutture di prevendita vanno ripensate per avere una scala di azione diversa, tenendo conto che le aziende acquisite hanno tutte una forte impronta locale –parliamo di Udine, Bolzano, Perugia, Roma –. Ora con un portafoglio di servizi così ampio e la partecipazione a gare di altra caratura il processo di costruzione dell’offerta deve essere diverso e i team unificati lavorano in sincronia facilitati anche dalla modalità di lavoro remoto, dettata dal momento che stiamo vivendo”.
“Oggi – prosegue Fontana – il nostro portafoglio è completo: andiamo dagli analytics, ai big data, ai chatbot, ai servizi gestiti in ambito sicurezza, tutte soluzioni che devono essere calate nelle realtà aziendali dei clienti, che richiedono oltre alla competenza tecnologica una chiara governance che abbracci anche la protezione dei dati sensibili“.
Si va verso un approccio di tipo consulenziale per accompagnare i clienti nelle certificazioni: “Ci stiamo preparando per supportare il cliente nella gestione delle soluzioni tecnologiche, soprattutto in Cloud, a partire dalla fase di assessment per aiutarlo a liberarsi della gestione della vecchia tecnologia, alla demarcazione delle responsabilità al mettere in ordine i processi di gestione, in accordo con il Gdpr“.
E sui progetti ad ampio raggio, come Gaia-X o la Cloud Alliance: “Il progresso delle offerte Cloud europee sarà essenziale per stimolare l’innovazione basata sui dati e sulle tecnologie emergenti, 5G/6G e Intelligenza artificiale e in questo contesto l’infrastruttura abilitante sottostante giocherà ovviamente un ruolo fondamentale. Con i progetti europei in cui siamo coinvolti – Gaia-X e la futura “European Alliance on Industrial Data Edge and Cloud” -, Retelit si impegna a contribuire a rafforzare e differenziare la proposta europea a tema Cloud, cogliendo al contempo le opportunità di leadership globale nell’edge computing. Un tema che è già molto ben delineato nella strategia del futuro”, conclude Fontana.
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