Acquisire vantaggio competitivo attraverso una migliore conoscenza dei propri clienti e consentire ai dipendenti di essere più produttivi sfruttando le tecnologie innovative disponibili: è questa la molla che spinge le organizzazioni ad incrementare gli investimenti in soluzioni e tecnologie legate all’intelligenza artificiale come documenta la ricerca Worldwide Artificial Intelligence Spending Guide di Idc. Lo studio esamina le opportunità offerte dai sistemi di intelligenza artificiale con una prospettiva incentrata sui casi d’uso, sulle tecnologie, in relazione alle diverse industry e geografie, lasciando all’utente la possibilità, tramite query, di estrarre facilmente le informazioni di maggiore interesse.
La copertura geografica della guida comprende 32 Paesi (tra cui anche l’Italia) di nove regioni diverse (Stati Uniti, Canada, Giappone, tutta l’Europa, Medio Oriente e Africa, America Latina, Repubblica popolare cinese e Asia/Pacifico), contempla l’utilizzo di AI attraverso hardware, software (sia on-premise sia in cloud) e servizi, in 19 diversi settori (banche, assicurazioni, produzione, retail, telco, trasporti, pubblica amministrazione, etc.) per 28 casi d’uso complessivi. I numeri più interessanti rivelano che la spesa per i sistemi di AI, a livello globale, dagli attuali 85,3 miliardi di dollari previsti per il 2021, crescerà fino a toccare i 204 miliardi di dollari nel 2025, con un tasso di crescita annuo composto pari al 24,5% (Cagr) nell’orizzonte temporale osservato.
L’analisi geografica evidenzia come in questi cinque anni la crescita della spesa più forte si registrerà in Europa occidentale (26,9% Cagr) e nell’area Asia/Pacifico (25,1% Cagr, esclusi Giappone e Cina). Sono gli Usa però, oggi, a determinare più della metà di tutta la spesa per l’AI, con prevalenza degli investimenti in ambito retail e nel banking; l’Europa occidentale è la seconda regione geografica a spendere di più, ed anche in questo caso per l’impegno delle banche e delle organizzazioni che operano vendendo al dettaglio (ma anche il comparto produttivo contribuisce in modo significativo). Segue la Cina. Sarà la terza regione a spendere di più per l’AI ed in questo caso a contribuire sono soprattutto il governo statale/locale, ancora il settore bancario, e l’industria.
L’AI quindi viene quindi individuata come abilitatore tecnologico virtuoso per raggiungere obiettivi immediati, soprattutto economici. Non è un caso, infatti che la spesa per l’AI, nell’ambito retail, sarà per soluzioni che migliorino l’esperienza del cliente attraverso l’automazione ed i sistemi di “recommendation” e che il settore bancario vi investa puntando alla riduzione del rischio attraverso l’utilizzo di applicazioni automatizzate e sistemi di intelligence per evitare le minacce e ridurre i rischi di frode.
Se si parla invece di produzione, ecco che il terzo settore per impegni di spesa su soluzioni legate all’AI si rivela essere il discrete manufacturing, che punta a migliorare la gestione della qualità e sulle soluzioni di manutenzione preventiva automatizzata. In termini di crescita della spesa, si prevede che tutti i 19 settori di impegno dovrebbero evidenziare tassi di crescita annuale composti superiori al 20% da qui al 2025.
Riprendiamo l’analisi di Mike Glennon, senior research manager Customer Insights & Analysis per Idc, per comprendere meglio i numeri: “Oltre all’esperienza del cliente, molti investimenti nell’intelligenza artificiale sono orientati quindi a migliorare l’efficienza” questo porterà ad “ulteriori sviluppi attraverso l’adozione di modelli di business più evoluti”.
In particolare “cambierà radicalmente il modo in cui le aziende interagiscono con i propri clienti e questo incoraggerà l’iniziativa di nuovi attori in diversi settori”. Le prime evidenze note, proprio in ambito retail, sono quelle di Alibaba e Amazon, per esempio.
Soprattutto è da evidenziare come “l’intelligenza artificiale impatterà tutte le fasi del business, dalle interazioni con i clienti, alle supply chain, fino all’individuazione di servizi nuovi oggi ancora da pensare”. Tema su cui insiste anche Ritu Jyoti, vicepresidente del gruppo, quando sottolinea come “mentre oggi, l’esperienza dell’intelligenza artificiale si concentra maggiormente sullo sviluppo di applicazioni commerciali che ottimizzano l’efficienza nei settori esistenti, l’accelerazione dell’adozione dell’intelligenza artificiale e la proliferazione di algoritmi ML/DL (deep learning) intelligenti e intuitivi genereranno lo sviluppo di nuovi settori e segmenti di business, attivando quindi nuove opportunità per monetizzare”.
Tra servizi, hardware e software è proprio il software a determinare il peso maggiore degli impegni di spes, qui convergerà oltre la metà degli sforzi compiuti dalle aziende per disporre di soluzioni di intelligenza artificiale (tra AI Application e AI Development e Deployment software). Mentre la spesa per il software AI Lifecycle crescerà molto velocemente addirittura con un Cagr quinquennale del 40,7%.
Solo un quarto di tutta la spesa per l’intelligenza artificiale sarà destinata ai servizi IT (segnale che indica anche come il settore sia in pieno sviluppo), con totali di spesa simili a quelli impegnati per le applicazioni (AI Application). La spesa per l’hardware sarà dominata dagli acquisti di server.
La spesa invece sarà di poco superiore ai 5 miliardi di dollari nel 2021 per i seguenti use case: ottimizzazione IT, i sistemi automatizzati di prevenzione e intelligence delle minacce; analisi e investigazione sulle frodi; manutenzione preventiva automatizzata e i sistemi generici di recommendation. Per tutti e 27 i casi considerati dalla guida, tuttavia, si prevede un Cagr superiore al 20% fino al 2025.
© RIPRODUZIONE RISERVATA