Fissare un obiettivo concreto aiuta ad accelerare la transizione verso il traguardo net-zero, significa la riduzione delle emissioni aziendali di CO2 e altri gas serra (Ghg) a zero o la compensazione delle emissioni residuali per raggiungere un equilibrio tra le emissioni Ghg prodotte e quelle eliminate dall’atmosfera. Lo dice lo studio Accenture, Reaching net-zero by 2050, che evidenzia come, nell’ultimo decennio, le aziende che hanno fissato l’obiettivo net-zero hanno ridotto le proprie emissioni in media del 10%, mentre quelle prive di obiettivo ne hanno registrato un aumento.
La ricerca si basa sull’analisi dei dati di oltre 1.000 organizzazioni quotate nei principali indici azionari europei e specifica che negli ultimi due anni le aziende impegnate in questa direzione registrano un’accelerazione significativa con una percentuale del 30% impegnato a raggiungere l’obiettivo, entro il 2050.
Più nel dettaglio, le società europee coinvolte nello studio per il raggiungimento dell’obiettivo di net-zero, anticipano in media l’obiettivo di sette anni (fissandolo al 2043), mentre l’Italia addirittura abbassa di ulteriori due anni la data, al 2041. Con alcuni distinguo, a seconda dei settori industriali.
Così, quello petrolifero e chimico (ad alta intensità di carbonio) tengono l’obiettivo entro il termine ultimo del 2050, mentre i servizi lo anticipano al 2035. Il report dimostra inoltre che sette industrie, principalmente nei settori dei servizi professionali, dell’informazione e delle comunicazioni, saranno sulla traiettoria corretta per il raggiungimento dell’obiettivo net-zero entro il 2050, solo se in questo decennio saranno in grado di raddoppiare la velocità di riduzione delle emissioni, accelerando poi ulteriormente dal 50% al 70% nei successivi 10 anni. Sforzi ben maggiori dovranno mettere in campo invece le aziende a più alta emissione, responsabili del 42% dei gas serra emessi dal totale delle aziende incluse nel campione della ricerca (automotive, costruzioni, manifatturiero, petrolifero, trasporti e logistica).
Purtroppo sono meno della media delle aziende europee, in Italia, le organizzazioni impegnate – appena il 23% di quelle fotografate – mentre Regno Unito e Spagna hanno la percentuale maggiore di società quotate (37%) con l’obiettivo net-zero fissato per la riduzione delle emissioni di Scope 1 (emissioni dirette da proprietà e fonti controllate), 2 (emissioni indirette da energia acquistata) e 3 (tutte le altre emissioni indirette della catena del valore aziendale), e la Germania il 27%. Peggio del nostro Paese invece la Francia, con appena il 18%.
Non mancano le difficoltà che si accompagnano già ai ritardi, già “previsti”. Infatti, solo il 5% delle aziende europee è in linea per nel raggiungimento degli obiettivi – relativi alle emissioni Scope 1 e 2 – se riuscirà a tenere il ritmo di riduzione delle emissioni conseguito tra il 2010 e il 2019, e solo il 9% ha buone probabilità di raggiungere il traguardo entro il 2050. La meta può ancora essere raggiunta, in ogni caso, anche da quelle realtà che hanno ottenuto una modesta riduzione negli ultimi dieci anni (tra 0% e 5%) a patto di raddoppiare la velocità di riduzione delle emissioni da qui al 2030 e triplicarla dal 2030 al 2040.
Interviene sul tema Jean-Marc Ollagnier, Ceo di Accenture Europe: “Il sistema delle imprese europeo è più che mai impegnato nella corsa per l’azzeramento delle emissioni, come dimostra la crescita, negli ultimi due anni, del numero di aziende che hanno dichiarato pubblicamente il proprio obiettivo in merito. E darsi un obiettivo funziona. Il net-zero va gestito come qualsiasi priorità aziendale strategica: è necessario fissare obiettivi chiari che possano guidare l’intera organizzazione verso la stessa direzione, monitorando i progressi per correggere la traiettoria a seconda delle esigenze. Inoltre, rendere pubblici gli obiettivi aiuta a creare lo slancio collettivo di cui abbiamo bisogno, dal momento che le aziende non possono risolvere questa sfida da sole.
Per questo Accenture non lesina i consigli di percorso con una serie di soluzioni per i diversi settori (automotive, chimica, costruzioni, finance, retail e trasporti). Ollagnier: “Le soluzioni si differenziano per settori e aziende e in tutti i casi presentano punti di partenza, opportunità e sfide differenti. In alcuni settori, le tecnologie necessarie sono già disponibili e dovranno essere scalate rapidamente, in altri devono ancora essere inventate. Il raggiungimento di un tale livello richiede che le aziende di qualsiasi settore facciano della “re-invenzione” la norma, trainata dall’innovazione tecnologica, dalla collaborazione, dall’adozione di nuovi modelli di business e dalla disponibilità di una adeguata regolamentazione a supporto”.
E’ certo inoltre, secondo la fotografia dello studio, che le organizzazioni non si stiano muovendo in modo sufficientemente rapido e convinto. “Con la conferenza Cop26 alle porte – commenta Peter Lacy, chief Responsibility officer e Sustainability Services global lead di Accenture – è necessario che aziende e governi di tutto il mondo concentrino i loro sforzi su azioni concrete, con target solidi che permettano di raggiungere l’obiettivo net-zero entro la metà del secolo, contenendo il riscaldamento globale entro la soglia di 1,5 gradi centigradi”.
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