Si chiama Q-Lab (Quantum Lab) il laboratorio specializzato che Capgemini inaugura con lo scopo di sviluppare le competenze e coordinare le strutture di ricerca focalizzate sul potenziale della tecnologia quantistica. Nasce nell’ambito di un’articolata iniziativa che potrà fare leva anche sulla creazione di un team internazionale di esperti in questo settore volta a sviluppare competenze e coordinare strutture di ricerca focalizzate sul potenziale del quantum computing.
Ne esplicita così le ambizioni Massimo Ippoliti, chief technology & innovation officer di Capgemini in Italia: “Il lancio di Q-Lab dimostra in modo tangibile i nostri obiettivi: offrire ai clienti le soluzioni più innovative e rivoluzionarie e investire tempestivamente sulle competenze, in modo da diventare il principale integratore di sistemi quantistici. La collaborazione con Ibm ci permetterà di esplorare il vasto potenziale del quantum computing, offrendo ai nostri clienti le migliori risorse e competenze disponibili sul mercato di oggi e di domani”.

Massimo Ippoliti, Chief Technology & Innovation Officer Capgemini in Italia
Massimo Ippoliti, Chief Technology & Innovation Officer Capgemini in Italia

Tre in particolare le aree operative di Q-Lab. In primis, ovviamente, il quantum computing ed i vantaggi del calcolo “accelerato” indispensabile per ottimizzazioni complesse, simulazioni o machine learning, così come per le applicazioni di progettazione molecolare nel campo life science, la dinamica dei fluidi in quello aerospaziale o per i modelli stocastici ed il finance. Oltre a quest’area, Q-Lab potrà servire le esigenze relative alla trasmissione e al controllo delle informazioni (Quantum Communication) utilizzando le leggi della meccanica quantistica. Questo tipo di comunicazioni potrebbe avere un impatto importante su aree critiche in ambito scientifico, industriale e di data security, ed aprire una serie di possibilità ai clienti per quanto riguarda il confidential computing, l’archiviazione e la condivisione dei dati. Ultima, ma non meno importante, l’area operativa relativa alla misurazione degli stati quantici (Quantum Sensing), che sono estremamente sensibili ai fenomeni di disturbo.

In diversi contributi abbiamo evidenziato come il rilevamento dello “stato” quantistico sia alla base dei progressi in diversi ambiti, dalla diagnostica, alla guida autonoma e alle industrie intelligenti. La misurazione degli stati quantici può aiutare la misura precisa dei campi elettrici e magnetici e delle quantità fisiche rispetto alle proprietà atomiche. L’utilizzo dell’entanglement quantistico migliora la sensibilità e la precisione.

Q-Lab di Capgemini potrà contare su esperti di tecnologia quantistica e sulle strutture specializzate presenti in UK, Portogallo e India e coordinerà i programmi di ricerca per sviluppare soluzioni rivolte ai settori che si prevede beneficeranno per primi delle tecnologie quantistiche nel medio termine. Guiderà anche i primi esperimenti con i clienti nei loro percorsi incentrati su queste tecnologie, facilitando lo sviluppo di competenze e capacità in-house.

La collaborazione con Ibm

Oltre all’utilizzo del quantum computing, ed all’esplorazione delle sue potenzialità nell’ambito Quantum Communication e Quantum Sensing, l’iniziativa prevede, come spiega Ippoliti, una collaborazione con Ibm per aiutare i clienti a realizzare e massimizzare il loro engagement nell’ambito del quantum computing.

In questo ambito si colloca proprio l’accordo con l’azienda che consentirà a Capgemini di diventare un Ibm Quantum Hub, e proporre così ai clienti l’accesso ai sistemi di calcolo quantistico di Ibm, che includono Eagle, il processore a 127 qubit appena lanciato dall’azienda ed alle competenze Ibm in ambito quantistico, oltre che a Qiskit, il kit open-source per lo sviluppo di software per le informazioni quantistiche di Ibm.

Capgemini potrà così offrire ai suoi clienti l’accesso agile alla tecnologia su licenza di Ibm e offrirà loro servizi professionali per l’implementazione end-to-end. E’ proprio attraverso lo sviluppo di prototipi e Poc, che si potrà individuare come estrarre valore dall’utilizzo delle tecnologie quantistiche che portano alla soluzione di problematiche di business finora irrisolvibili (anche nell’ambito della sostenibilità, per esempio).

Jay Gambetta, Ibm Fellow e VP, Ibm Quantum
Jay Gambetta, Ibm Fellow e VP, Ibm Quantum

Grazie alla collaborazione con Ibm, Capgemini entra poi nel Quantum Network di Big Blue, che comprende già circa 170 membri (tra aziende Fortune 500, startup, università, laboratori di ricerca). Un lavoro di “squadra” per studiare ed approfondire le applicazioni del calcolo quantistico nei diversi settori (finance, energy, chimica, scienza dei materiali, ottimizzazione e machine learning).

“Lo sviluppo di un’industria quantistica – spiega Jay GambettaIbm fellow e VP, Quantum Computing di Ibm  richiederà una grande attenzione all’espansione dell’ecosistema del quantum computing in tutti i settori pubblici e privati, un compito che Ibm non può svolgere da sola. La collaborazione con Capgemini ci permette di offrire ai clienti un ventaglio ancora maggiore di competenze pratiche per sviluppare proof of concept ed esplorare il potenziale del calcolo quantistico in molteplici settori e discipline”.

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