Per essere competitive le aziende oggi hanno bisogno prima di tutto di essere realtà dinamiche ed in questo senso gli strumenti digitali per il controllo dei workflow e dei processi sono fondamentali. Cresce il consumo di app digitali, ma allo stesso tempo gli sviluppatori software disponibili non sono sufficienti per soddisfare tutti i bisogni in relazione all’automazione dei processi e per questo le organizzazioni si trovano a dover dare priorità alle applicazioni critiche, rinunciando allo sviluppo di quelle che invece potrebbero offrire l’agilità necessaria.
Lo confermano i numeri di Idc che indicano per il 2022 come la domanda per oltre il 30% dei ruoli IT più richiesti è destinata a rimanere insoddisfatta. Non solo, un sondaggio condotto a livello globale da ServiceNow con Wakefield Research, svela che il 91% dei dirigenti e il 76% dei dipendenti riferiscono come i workflow aziendali di routine siano di fatto gestiti completamente o parzialmente (fino ad oltre il 90%) “offline”, proprio perché non sono disponibili abbastanza sviluppatori professionisti per automatizzare tutti questi processi.
Allo stesso tempo le evidenze di uno studio condotto per ServiceNow da Radar Media documentano come un approccio low-code sia in grado di ridurre i tempi di sviluppo almeno della metà; in quattro casi su dieci, si beneficia di una riduzione di 2 volte i tempi di sviluppo tradizionali e addirittura in una percentuale simile anche di tre volte. Una proposta, quella legata all’ottimizzazione dei processi, con app affidabili – ma anche create in autonomia dai dipendenti – che incontra poi la soddisfazione soprattutto dei più giovani che sposano favorevolmente l’opportunità di poter ottimizzare i workflow in modo agile.
Le realtà più dinamiche riconoscono che il paradigma dello “sviluppo software”, così come è stato pensato fino ad oggi, è relativamente obsoleto, mentre con lo sviluppo dell’approccio low-code, oggi anche i dipendenti senza esperienza di programmazione possono fornire un contributo prezioso nella creazione di app sulla base di modelli predefiniti e di interfacce intuitive in grado di indirizzare nel modo migliore i processi.
Un modello virtuoso anche nella prospettiva degli analisti. Gartner prevede per esempio che saranno proprio i Citizen Developer a colmare il divario; ed entro il 2024, lo sviluppo di applicazioni sulla base dei modelli low-code sarà alla base di oltre il 65% dell’attività di sviluppo delle applicazioni. Questo in un mercato valutato appena 12,9 miliardi di dollari nel 2020 ma che si prevede crescerà fino a superare i 65 miliardi di dollari entro il 2027 (fonte: Brand Essence Market Research).
Si tratta di riuscire a sfruttare le competenze già in essere tra i dipendenti e soluzioni a “bassa complessità” per lo sviluppo di app che sono però in grado di risolvere le sfide sui workflow di complessità crescente. Non significa che “tutti” devono diventare sviluppatori, ma certo che è possibile fare meglio puntando sullo sviluppo di app per i workflow anche a partire dall’esperienza sul campo e dalla sensibilità che solo i dipendenti possono avere su come è possibile migliorare un processo. Questo ovviamente non mette assolutamente fuori gioco gli sviluppatori professionisti, anzi, saranno sempre più che preziosi. Piuttosto consente a questi ultimi di concentrarsi sulla creazione delle app più strategiche e complesse e ai Citizen Developer, per esempio, di concentrarsi sulla digitalizzazione delle esigenze di reparto, incrementando così la produttività in azienda ed accelerando l’innovazione, che può davvero scaturire a qualsiasi livello, da ogni comparto aziendale. Significa anche che una “corretta” cultura di Citizen Development può aiutare a colmare il divario consentendo anche ai dipendenti in prima linea di creare le app e i workflow con gli strumenti low-code.
Di fatto si tratta di raccogliere una semplice sfida per cui proprio a partire dall’esperienza personale i dipendenti possono generare un’esperienza digitale migliore nei diversi workflow, attraverso applicazioni comunque sicure e protette; il tutto senza il tipo di supporto tradizionalmente offerto dall’IT. Perché resta un punto fermo che se pure è certo che ci si muove verso un futuro low-code, è necessario assicurarsi che le persone creino e utilizzino queste app nel modo giusto, per le giuste ragioni.
Il modello Citizen Development già oggi offre ampie prove di efficacia ed utilità. Per esempio una recente ricerca condotta con ThoughtLab mostra che il 52% dei 900 dirigenti globali intervistati ottiene il massimo dai propri processi di ottimizzazione proprio attraverso l’utilizzo dei sistemi low-code. Lo sviluppo low-code e la capacità di valorizzare l’esperienza dei dipendenti sono alla base oggi della trasformazione agile delle aziende, a partire dalla valorizzazione dei processi, ottimizzandoli. Ed allo stesso tempo proprio il miglioramento continuo del servizio è la chiave per sbloccare il potenziale low-code. È ciò che fa la differenza tra la creazione di sempre nuovi servizi o il lancio di app che non migliorano mai o, peggio, non vengono del tutto utilizzate, ma sono costate ore di sviluppo.
Sarà fondamentale che i Citizen Developer dispongano degli strumenti corretti, del proprio set di tool il cui funzionamento è già garantito, adatto per realizzare la “composizione” desiderata. Così come è importante che lo sviluppo sia indirizzato alla creazione di app sensate, e che queste app possano interagire correttamente tra loro a garantire che lo sviluppo low-code non si traduca in silos funzionali. Sono proprio questi gli ambiti distintivi per esempio della proposizione di ServiceNow con Creator Workflows.
Le migliori piattaforme low-code infatti dispongono di una serie di funzionalità essenziali da una parte per funzionare in modo corretto con le diverse interfacce mobile, con le funzionalità analitiche e legate all’AI caratterizzanti la piattaforma del vendor, ma allo stesso tempo anche per quanto riguarda sicurezza, scalabilità, prestazioni, resilienza, privacy, e conformità coerenti con quelle delle app business-critical create dal team IT.
Di fatto, la possibilità di automatizzare i workflow su queste basi contribuirà a rimuovere una serie di attriti nei processi aziendali a vantaggio dell’esperienza di tutti ma anche preservando l’azienda da quelli che spesso sono considerati i rischi legati allo sviluppo low-code “democraticizzato”: ovvero, lo shadow IT, la proliferazione indiscriminata delle applicazioni, la sicurezza (appunto), e ultimo ma non meno importante proprio l’incremento del carico di lavoro per i dipartimenti IT.
L’obiettivo ultimo, infatti, è per l’azienda raggiungere il livello desiderato di resilienza e agilità per fronteggiare i repentini cambiamenti del mercato. Questo richiede alle basi un cambio di paradigmi basato su un’organizzazione aperta e flessibile, la possibilità di velocizzare e rendere snelle le procedure che non creano valore, anche per una maggiore velocità di reazione nella realizzazione rapida di nuovi prodotti e servizi sulla base di un’architettura tecnologica all’altezza.
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