In uno scenario complesso ma in fase di rinnovamento, il mondo della sanità punta a un salto di qualità in termini di digitalizzazione, favorito dalla Missione 6 del Pnrr. La sfida principale consiste oggi nel concretizzare le strategie attraverso strumenti tecnologici evoluti e in questo quadro Intersystems si pone da abilitatore dei processi, grazie all’uso di soluzioni per la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati in ottica di interoperabilità. A partire da Iris for Health, la nuova piattaforma in cloud che aiuta la modernizzazione del sistema sanitario nazionale appena presentata a Milano. Ne parliamo con Cesare Guidorzi, country manager di Intersystems Italia, partendo da una visione del mercato.
“La sanità, per effetto degli investimenti definiti dal Pnrr, vive oggi una forte trasformazione digitale – esordisce Guidorzi -. L’erogazione di livelli essenziali di assistenza territoriale assume un ruolo sempre più importante, con la creazione di nuovi soggetti di cura e presa in carico del paziente. A fronte di una sanità che punta a favorire l’assistenza domiciliare, l’Italia è però ancora indietro su questo fronte (4% gli over 65 assistiti contro il 6-8% dell’Europa) e c’è da fare. A questo scopo, i nuovi modelli organizzativi non possono che essere sostenuti da piattaforme che facciano circolare i dati e li rendano “liquidi”. Vanno in questa direzione, da un lato la piattaforma della telemedicina di Agenas, dall’altro l’FSE 2.0, evoluzione del Fascicolo Sanitario Elettronico che supera la logica del documento e si sposta verso quella del dato strutturato. La visione del nuovo Fascicolo è di utilizzare uno standard più evoluto per far circolare non più documenti ma dati atomici che possano essere riutilizzati, riaggregati e resi disponibili nelle forme che servono per prendere in carico e curare il paziente. Un nuovo paradigma sanitario data-driven e connected care che può fare da punto di aggregazione e raccolta dei dati anche a fini di ricerca, programmazione e analisi”.
Dati clinici sanitari che devono essere gestiti da più piattaforme interoperabili, e che devono circolare nell’ecosistema. “La nuova visione del Life Science italiano è evoluta ma non inesplorata – dichiara Guidorzi -, poiché riprende best practice già sperimentate altrove. Per realizzare questa interoperabilità stiamo infatti replicando modelli già utilizzati con efficacia negli Usa sul concetto di HIE – Health information exchange, che realizza piattaforme per l’interscambio dei dati sanitari dei pazienti tra strutture mediche assimilabili a quella dell’FSE 2.0″. In Germania esistono consorzi che riuniscono gli ospedali e mettono a fattor comune i dati dei pazienti per fini di ricerca. In Inghilterra, dove lo standard Fhir (Fast Healthcare Interoperability Resources) è implementato da anni, molti processi sono stati normati e documentati. Tutti esempi che rendono il progetto italiano attuabile.
“Stiamo facendo un salto nella direzione giusta – sostiene Guidorzi -. In Italia non si è però mai operato in Fhir e mancano competenze forti, in grado di garantire che il sistema funzioni su larga scala, perché non dimentichiamo che la quantità di dati clinici sanitari che circoleranno in questo nuovo ecosistema creato dal Fascicolo Sanitario Elettronico e dalla telemedicina è enorme e l’Italia si propone di fare un salto che neppure gli altri Paesi hanno fatto. Le piattaforme devono pertanto essere configurate ma il rischio è che l’Italia decida di ricreare da zero questi oggetti fino agli strati più profondi, che sarebbero invece altamente riutilizzabili. In questo scenario, Intersystems è certa di poter contribuire a portare valore, per gestire la complessità. La nostra azienda incorpora l’esperienza internazionale con un bagaglio di soluzioni tecnologiche per la sanità ampio che vanno dalla possibilità di processare enormi quantità di dati e renderli omogenei, alla loro validazione sintattica e semantica per comprendere se il messaggio è coerente con lo standard, all’interoperabilità, fino alla capacità di creare processi di coordinamento delle cure che abbracciano più soggetti e alla gestione di specifiche funzionalità di cartella clinica elettronica, configurandola diversamente a seconda del soggetto”.
L’interoperabilità di Iris for Health
Si inserisce in questo scenario la nuova piattaforma Iris for Health. “In questo momento la partita chiave nel mercato dell’healthcare è creare l’autostrada dei dati sanitari, valorizzandoli. Intersystems Iris for Health vuole rispondere alle esigenze di modernizzazione e digitalizzazione dei processi sanitari del Paese. La nostra piattaforma porta infatti in sé molte di queste best practice, soprattutto a livello di interoperabilità”. Costruita in cloud, è concepita per gestire e valorizzare i dati, grazie anche a strumenti di advanced analytics, e permette di sviluppare applicazioni mission-critical di nuova generazione per la sanità elettronica. Iris for Health supporta anche tutti gli standard per la gestione dei dati per un accesso universale. In questo senso, il supporto al più recente standard Fhir, che rappresenta il futuro dell’interoperabilità in sanità, permette di accedere in tempo reale ai dati distribuiti attraverso sistemi, database e dispositivi.
Ci sono realtà italiane che già utilizzano la piattaforma in Lombardia e Veneto, regioni che per motivi diversi hanno adottato in anticipo la nuova visione del fascicolo. In particolare, la Regione Veneto sta realizzando un progetto ambizioso di sistema informativo ospedaliero regionale che servirà proprio ad avere uniformità delle informazioni sia delle modalità di presa in carico e cura dei pazienti sia della raccolta e standardizzazione dei dati clinici. La Regione Lombardia ha avuto un altro approccio ma ugualmente visionario. “Da diversi anni in Lombardia si implementa una piattaforma di interoperabilità dei dati che comprende tutte le aziende sanitarie regionali, alla quale abbiamo iniziato a lavorare per creare flussi di processi su standard Fhir – spiega Guidorzi -. In Lombardia, quando il paziente viene ad esempio dimesso per essere preso in carico da un soggetto riabilitatore, è l’istituto a contattare direttamente il paziente, a differenza che in passato, quando il motore del percorso del paziente nel sistema sanitario era il paziente stesso. Si parla di progetti cruciali per il futuro. E’ per questo ancora più importante avere una piattaforma aperta e solida che consenta a tutti rapidamente di entrare in questo grande interscambio di dati perché se falliscono i progetti del nuovo fascicolo elettronico e della telemedicina, fallisce il progetto di rinnovo della sanità italiana”.
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