L’apertura della nuova sede di Vmware raccoglie nei nuovi uffici di Milano le varie facce della città perché non sarà solo un luogo per i dipendenti, ma anche per incontri, momenti di confronto tra partner, sviluppatori, istituzioni e accademia. Un ufficio (davanti al palazzo di Regione Lombardia, a due passi dalle sedi italiane di altri grandi player dell’IT) che ha le caratteristiche del lavoro del futuro, agile e fluido, che si inserisce in una nuova concezione di Milano a valle dell’esperienza pandemica.
Se Raffaele Gigantino, country manager di Vmware Italy, racconta di uno spazio aperto 24 ore su 7 giorni, dove chi ha voglia di incontrare colleghi o ha la necessità di lavorare in aree attrezzate per la collaboration può utilizzare, dall’altra è Layla Pavone, coordinatrice e responsabile del board per la trasformazione digitale del Comune di Milano, che rimarca l’importanza di una relazione forte tra aziende IT e pubblica amministrazione per ripensare la città. “Una città che fa dello scambio e dell’accoglienza un valore, che sta cercando di dare forma a questo cambiamento forte innescato dagli anni di pandemia, a partire dagli spazi della città” precisa, raccontando quanto il tavolo di lavoro che presiede sia continuativo, raccolga persone esterne all’amministrazione che portano contribuiti, suggestioni, soluzioni per migliorare la progettazione della città. “La logica è quella dell’open innovation per lavorare con aziende private, mondo accademico, associazioni, imprese e cittadini, che possono portare valore aggiunto. Il board è un punto di ascolto in una logica di ecosistema e penserà a servizi disponibili per i cittadini, non solo digitali, per la realizzazione degli spazi della città, dove tutti i servizi saranno a distanza di 15 minuti, con logiche da definire al meglio”.
“Gli uffici di Vmware sono un hub di collaborazione, di socialità, dove creare valore, connessione tra esterno e interno, uno spazio che contiene il cambiamento” precisa Gigantino, osservando come il 92% delle realtà produttive manterranno lo smart working e questo porta a definire nuove regole e dimensioni, ma richiede un investimento nelle competenze digitali delle persone, che devono crescere spinte da sinergie pubbliche e private anche a livello universitario. “Con l’Università di Bolzano ed alcune aziende private abbiamo realizzato un master in applicazioni native in ambiente virtualizzato, per creare competenze che possono aiutare le aziende nel loro percorso di trasformazione digitale, con attenzione anche ai temi della sostenibilità, molto richiesta dalle nuove generazioni”.
Già da tre anni il percorso di Vmware ha sposato l’impegno plastic free (no bottiglie di plastica in azienda) e la piantumazione di 500 alberi nel Parco Nord di Milano abbracciando il progetto Forestami del comune per piantare un milione di nuovi alberi entro il 2030. Oggi il nuovo ufficio guarda alla sostenibilità in termini di materiali riciclabili, attenzione all’acustica, spazi di collaborazione. “La sostenibilità è un ambiente bello e stimolante, non è un ufficio pieno di piante, ma un luogo variegato nel materiale utilizzato, nei colori, stimolante. Limitandoci al discorso workplace, il nostro approccio è quello di mettere a disposizione strumenti in modo che il futuro del lavoro sia meglio del passato, mettendo le persone nelle migliori condizioni possibili” precisa l’architetto Antonio Borghi di Bdf Studio, che ha seguito il progetto con un team Vmware dedicato. I nuovi uffici sono stati progettati da Ama (AlberaMonti e Associati) e sviluppati sul concetto di neighborhoods, ovvero piccoli quartieri contigui dove svolgere diverse attività lavorative: collaboration (“il 70% degli spazi è adibito alla collaborazione e alla socialità”), focus, connect&social, relax&wellbeing e learning. Durante le fasi di progettazione e costruzione è stata posta attenzione su acustica in ogni luogo, ergonomia per scrivanie e sedie, tecnologia (con app di prenotazione per scrivanie, armadietti con i badge, doppi schermi da 24″, docking station) e sulla sostenibilità anche nella scelta dei fornitori, definita a livello globale.
Massima flessibilità e competenze
Ai dipendenti di Vmware si applica oggi il contratto integrativo del lavoro agile, senza obbligo di venire in ufficio neanche un giorno a settimana, con la massima flessibilità. “Future work è anche evitare degli schemi predeterminati per dare a tutti possibilità di scelta – puntualizza Gigantino -. Questo hub di comunicazione è aperto anche meet up per incontrare la comunità degli sviluppatori open source, a due passi dal centro della città che durante la pandemia ha vissuto un periodo di depopolamento. L’idea è quella di attirare partner e nuovi talenti, offrendo un giusto mix nel lavoro ibrido, per aver il massimo della produttività e della qualità della vita”.
Sui talenti si gioca il futuro anche per Maria Letizia Giorgetti, membro del comitato scientifico del Mise e professore universitario di economia industriale, dato che la pandemia ha mostrato l’esigenza di intervenire e parlare di politica industriale, con investimenti spinti dal Pnrr e dal Piano Transizione 4.0, ma ha reso evidente che la trasformazione digitale deve essere sostenibile. “I policy maker devono fare da facilitatori ma servono strategie di medio e lungo periodo. Perché nessuna impresa può vivere in un ambiente sempre incerto – sostiene Giorgetti -. Credo che la vera unica soluzione sia la politica della formazione sulla quale investire. Per cui ben vengano iniziative che incentivano incontro tra accademia, città, aziende. Chi può insegnare è chi sta nella realtà vera e questo l’accademia devo comprenderlo. La competizione in futuro si farà sulle capability, sulle capacità delle persone che stanno dentro le aziende. Bisogna investire sulla filiera per incentivare collaborazioni tra il capo filiera, la grande imprese e le piccole realtà. Per innovare noi dobbiamo partire dal nostro tessuto industriale”.
Uno stimolo a cooperare in un momento in cui le sfide vanno dal caro energia che spinge l’inflazione, alla fornitura di beni e servizi. “Ma serve cambiare le persone, aiutare i ragazzi non solo su competenze hard ma anche su competente soft. Bisogna lavorare sull’individuo, far sì che i singoli si sentano responsabili di poter dare un contributo, dando speranze ai ragazzi” conclude.
L’hub degli uffici milanesi di Vmware vuole essere proprio luogo per dibattere. Non è escluso che il prossimo anni ci sia un investimento analogo anche per gli uffici romani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA