I dati dell’Osservatorio sulle Comunicazioni di Agcom fotografano nei diversi ambiti – in particolare telefonia, televisioni, quotidiani, poste – l’utilizzo dei servizi e le preferenze degli utenti/consumatori. 
Di particolare interesse i rilievi relativi al mercato delle telecomunicazioni ed alla telefonia su base trimestrale e annua che, se da una parte non registrano variazioni particolarmente significative anno su anno, né nel confronto tra trimestri consecutivi, dall’altro evidenziano la riduzione ulteriore delle linee in rame che, negli ultimi quattro anni, sono calate di oltre 8 milioni e negli ultimi dodici mesi di 1,2 milioni di unità, per una base complessiva che oggi è di “appena” 20 milioni di linee.

Numeri, questi, conseguenza del fatto che oggi sul rame non “corrono” più servizi ritenuti utili dagli utenti finali o comunque che non siano sostituibili da digitale, fibra, connettività senza fili. Si dovrebbe riflettere anche sull’urgenza di sfruttare sì la rete disponibile, che acquisisce però valore solo in relazione alla capacità di chi la detiene di  “modernizzare” l’ultimo miglio e l’infrastruttura di ingresso nelle case e nelle aziende, che è poi l’elemento che ha marcato il cambio di passo tra gli anni ’50 e ’70. Un altro numero aiuta l’analisi: a settembre di quattro anni fa, il 61,9% degli accessi alla rete fissa era in rame a fine 2022 sono scesi al 23,1%.  

Rete fissa accessi diretti complessivi (fonte: Agcom)
Rete fissa accessi diretti complessivi (fonte: Agcom)

Crescono le linee che utilizzano altre tecnologie (con un incremento di oltre 1,2 milioni rispetto a settembre 2021 e di ulteriori 790mila unità tra gennaio e settembre 2022). Sono da includere sì, quelle Fttc (+350mila su base annua per oltre 4,5 milioni nel periodo complessivo), e quelle Ftth (+810mila unità su base annua, per oltre 3,2 milioni di accessi contati in questo ultimo trimestre 2022), delle quali comunque bisognerebbe valutare le criticità, per quello che riguarda la pervasività effettiva fuori dai principali comuni, ma anche all’interno di alcuni capoluoghi di provincia per cui intere vie dei centri storici, per esempio, sono in verità ancor collegate in rame alle centrali operative magari distanti qualche centinaia di metri per cui i benefici dei collegamenti fissi si “diluiscono” nel percorso, e connessioni potenziali a 100 Mbit/s si riducono a 20/30 Mbit/s e ancora meno in caso di “affollamento” particolare. E’ tutt’altro che scontato poter contare sulla diffusione uniforme di copertura persino all’interno della stessa via. Laddove quindi l’infrastruttura di rete è “unica”, l’utente finale si trova di fronte ad un bouquet di offerte differenti solo nell’importo finale del servizio, non certo per la possibilità di scegliere a quale velocità accedervi.

Merita qualche riflessione in più anche la crescita delle linee Fixed Wireless Access (Fwa) di circa 70mila unità all’anno (per complessive 1,75 milioni di linee attive). Da un lato è un segnale positivo, dall’altro si tratta anche in questo caso di opportunità accessibili laddove già vi è disponibilità di altre soluzioni. Mentre dove queste mancano anche gli accessi Fwa di fatto non sono “a listino” perché manca la copertura. Dove vi è già si “attestano” ulteriori possibilità, mentre laddove mancano le coperture principali non vi sono di fatto alternative. Con l’eccezione, nelle zone particolarmente svantaggiate, di Eolo.

Rete fissa accessi broadband e ultrabroadband (fonte: Agcom)
Rete fissa accessi broadband e ultrabroadband (fonte: Agcom)

In broadband, a fine settembre 2022, si contano complessivamente 18,7 milioni di linee. Solo leggera è la crescita su base trimestrale per 15mila nuove linee ma bisogna tenere presente che l’incremento degli accessi Ftth (+200mila accessi nel terzo trimestre) controbilancia la riduzione delle linee Dsl (-189mila accessi tra giugno e settembre). E sarebbe anche in questo caso da analizzare dove si attestano i nuovi accessi.
In ogni caso, la velocità media delle connessioni commercializzate è in crescita.

Agcom segnala che le linee broadband nell’80% dei casi superano la velocità media di 30 Mbit/s, mentre a settembre 2022 sarebbero oltre il 66% quelle con velocità superiore ai 100 Mbit/s. Cresce anche il consumo dei dati: +5,1% rispetto al 2021 (primi sei mesi)  – anno influenzato in modo significativo da didattica a distanza e smart working – mentre per quanto riguarda il traffico giornaliero per linea nei primi nove mesi addirittura si parla di un +6,8% rispetto all’anno precedente

Rete mobile, le linee complessive e il loro utilizzo (fonte: Osservatorio Agcom)
Rete mobile, le linee complessive e il loro utilizzo (fonte: Osservatorio Agcom)

L’analisi del mercato offerta dall’Autorità conferma Tim come maggiore operatore in Italia (40,3% di market share) seguita da Vodafone, Fastweb e Wind Tre. E per quanto riguarda esclusivamente l’utilizzo delle Sim, in Italia si segnalano attive complessivamente 107,1 milioni di Sim, ancora in crescita di poco meno di 1,5 milioni anno su anno. Un dato interessante perché in alcuni casi proprio le Sim consentono di acquisire maggiore velocità anche per il consumo di servizi con quei device che in precedenza sarebbero stati utilizzati solo con una connessione fissa. Su base annua gli operatori hanno guadagnato 1,4 milioni di Sim ripartite tra utilizzi per la comunicazione interpersonale (800mila) e M2M (600mila), dato significativo che indica sensibilità crescente per gli utilizzi relativi a domotica/IoT.

Contando solo le Sim “human” però, Wind Tre rimane il principale operatore con il 25,9%, seguito da Tim con il 24,9% e Vodafone con il 22,6%, mentre Iliad, con una crescita di 1,4 punti percentuali su base annua, ha raggiunto l’11,9%. In riferimento alle linee complessive, (human e M2M) è Tim a guidare il mercato con il 28,5%, tallonata da Vodafone (27,6%) e Wind Tre (24,2%), con Iliad che presidia l’8,7%. Quasi nove linee human su dieci oggi sono prepagate e l’86,7% di esse fa capo ad utenze residenziali, mentre, sul totale, circa 57 milioni di Sim human producono anche traffico dati.

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