Definisce così la telemedicina il ministero della Salute, “una modalità di erogazione di servizi di assistenza sanitaria, tramite il ricorso a tecnologie innovative, in particolare all’Ict, in situazioni in cui il professionista della salute e il paziente (o due professionisti) non si trovano nella stessa località”. Uno strumento che integra le normali prestazioni sanitarie e agevola i rapporti tra paziente e medico curante essenzialmente per 5 tipologie di prestazioni: la prevenzione secondaria (dedicata alle persone a rischio o affette da patologie croniche), la diagnosi elaborata sulle informazioni raccolte e non muovendo il paziente, la cura a pazienti già diagnosticati, la riabilitazione per i pazienti fragili e il monitoraggio costante dei parametri vitali dei pazienti sottoposti a cure mediche.
Viaggia con i dati – la telemedicina – ed è uno degli impegni presi nella Missione Salute del Pnrr, per snellire i percorsi diagnostici ove è possibile e muovere le informazioni anziché il paziente. Ecco i dati, appunto.
Ed è proprio il trattamento dei dati (personali e sanitari) una delle problematiche più sentire della telemedicina (digitalmente parlando), perché la condivisione di dati sanitari tra più piattaforme e più professionisti oggi non ha ancora una legislazione a cui attenersi (se non in parte il Gdpr) e richiede indicazioni chiare su come gestire i dati nelle consulenze mediche, nell’archiviazione, nel passaggo di informazioni tra piattaforme e equipe.
Le esigenze sono complesse. Parte da qui l’istituzione della Piattaforma Nazionale di Telemedicina (Pnt) in concessione per i prossimi 10 anni ad Engineering ed Almaviva che si sono aggiudicate la gara da Agenas per progettarla, realizzarla e gestirla. Una piattaforma che ha l’obiettivo di mettere in comunicazione l’amministrazione centrale con quelle locali, attraverso strumenti di governance e di monitoraggio dei processi di telemedicina attuati nelle singole regioni. Regioni che viaggiano a ritmi diversi, come la mappatura fatta dal ministero testimonia.
La realizzazione della piattaforma nazionale si snoderà in tre fase: la fase di startup, attualmente in corso, che si concluderà entro novembre 2023 con il collaudo e l’attivazione della piattaforma; la fase di avvio e consolidamento della piattaforma che durerà un paio d’anni con l’obiettivo di essere pienamente operativa entro novembre 2025; la fase di gestione a regime del Pnt da dicembre 2025, che durerà fino al termine della concessione decennale, garantendo un continuo arricchimento di servizi, in linea con le evoluzioni della sanità digitale.
Dal punto di vista giuridico – grazie alla possibilità offerta dalla formula del raggruppamento temporaneo di imprese (Rti) – Engineering ed Almaviva hanno costituito la Srl di progetto Pnt Italia, già operativa, cui spetterà, appunto, la realizzazione del Piano Telemedicina. Il 60% del capitale è nelle mani di Engineering, che porta in dote esperienza tecnologica del gruppo a supporto del sistema sanitario italiano e competenze nell’ambito specifico della telemedicina; il restante 40% è nelle mani di Almaviva, che da decenni affianca il ministero della Salute e diverse amministrazioni regionali, con competenze di dominio e tecnologiche in ambito e-health.
Sarà Dario Buttitta, executive VP PA & Healthcare di Engineering, il presidente della neonata azienda mentre Antonio Amati, direttore generale della divisione IT di Almaviva, sarà amministratore delegato. Giuseppe Sajeva, director of Pnt Special Projects di Engineering, ricoprirà il ruolo di direttore tecnico.
Proprio per favorire una maggiore integrazione tra i servizi sanitari regionali e migliorare l’accesso alle cure, la piattaforma dovrà garantire da una parte un orientamento forte verso l’integrazione e l’interoperabilità con i sistemi dispiegati a livello nazionale, dall’altra dovrà mantenere una spiccata indipendenza, scalabilità e facilità di integrazione con gli attuali e futuri ecosistemi digitali sia regionali che nazionali.
Saranno questi i presupposti per definire una impostazione architetturale che sia coerente con i principi di affidabilità, flessibilità, robustezza, riuso, richiesti da Agid. La piattaforma non può quindi prescindere dal mantenere come primo criterio di sviluppo la sicurezza dei dati dei cittadini preservando accessibilità, inclusione, efficienza e risparmio.
E qui l’innesto di Apt nella Strategia Cloud Italia, perché l’architettura d’elezione sarà quella del cloud computing e la Piattaforma Nazionale di Telemedicina sarà cloud native. Governance e monitoraggio dei processi di telemedicina attuati a livello regionale si dovranno raccordare con gli ecosistemi digitali specifici di ogni regione, e questo ne valorizza gli investimenti già attuati o programmati nel panorama dei contesti locali. Secondo la strategia, quando sarà avviata, la Pnt consentirà efficientamento e omogeneizzazione di nomenclature, tassonomie, codifiche a livello nazionale, così da contribuire ad un’effettiva integrazione tra i servizi sanitari regionali e da migliorare la qualità e l’accesso alle cure per le persone su tutto il territorio nazionale in linea con gli obiettivi indicati dal Pnrr.
Oggi in Italia la telemedicina è uno strumento ancora poco diffuso rispetto ad altri Paesi europei. Pur avendo chiari i benefici che porterà: eliminazione degli spostamenti, velocità di interazione fra medici e pazienti, automazione delle procedure burocratiche. Oltre alla opportunità legata all’equità di accesso per i cittadini lungo lo stivale, alla qualità dell’assistenza, al controllo dei costi sanitari che impatta sull’economia. Il lavoro da fare è solo all’inizio.
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